TOP TEN TIM: La Classica Classifica Burtoniana!!!

DI ALBERTO GROMETTO

Timothy Walter Burton, conosciuto meglio come “TIM BURTON”.

Cineasta dei più stimati e apprezzati nella Storia della Settima Arte.

Quello che con il suo folle immaginario visionario alternativo a quello favolistico luminoso disneyano, ha saputo segnare l’immaginario collettivo, realizzare fiabe dark e cupe e grottesche ma pur sempre fiabesche, assurgendo al ruolo di Cantore dei Freak, cioè quegli strani e stramboidi emarginati relegati nell’oscurità perché bizzarri ma che sono esseri unici e speciali proprio in virtù di quella loro stramba bizzarria. 

Per venti Sabati, ho ripercorso in lungo e in largo la carriera del Maestro, passando in rassegna ogni sua singola pellicola. Tutte e diciannove. A breve sbarcherà in sala la ventesima: «BEETLEJUICE 2».

Diciannove appuntamenti diversi, per diciannove settimane diverse: «SATURDAYS WITH TIM». Perché realizzare una follia del genere? Oh, non lo so! Io neanche ne avevo voglia. Allora perché l’ho fatto? 

Partiamo dalle ragioni per cui NON lo avrei fatto, ecco. 

Innanzitutto, benché ritenga Burton un Genio, non posso considerarmi un ammiratore di tutte le sue opere. Molte anzi non mi piacciono affatto! Soprattutto se rifletto sulla seconda parte della sua carriera, quando ha iniziato a perdere… lo smalto. E mi mette una profonda tristezza vedere un Grande Autore finire per invecchiare, perdere le forze, esaurire le idee. Sperando che Egli ritorni ai gloriosi giorni che furono.

Soprattutto: non avevo visto tutti i suoi film prima di lanciarmi in questa improba sfida, onde per cui me li sono dovuti recuperare, volente o nolente. E inoltre alcuni che neanche mi ricordavo (pensate quanto mi erano piaciuti!) me li sono dovuti rivedere, per amor del giudizio imparziale.

E poi in qualità di Augusto Direttore e Fondatore di “MERCUZIO AND FRIENDS” questi ultimi mesi sono stati talmente ardui, duri, faticosi e pieni zeppi di impegni che… che proprio non mi ci voleva di essere ogni settimana, tutte le settimane, “sulla graticola” a scrivere e pubblicare come non ci fosse un domani, dato che indipendentemente da qualsiasi imprevisto mi potesse capitare o a prescindere dai doveri a cui ero obbligato ad assolvere, io mi ritrovavo ogni benedetto Sabato ad avere a che fare con Tim! 

Sia chiaro: io amo Burton, lo amo davvero, anche se non mi dico un fan sfegatato di tutti i suoi film. Ma anche se questa rubrica per la quale e sulla quale ho sputato sangue e versato sudore e lacrime, è stata fatta per amore, sicuramente non è per amore nei riguardi di Burton che l’ho fatto. E, a dispetto di tutto, sarei pronto a ricominciare domani e a rifare tutto da capo. E ancora, e ancora, e ancora. (Ma tranquilli, questo dovrebbe essere davvero l’ultimo appuntamento burtoniano, una volta per tutte!).

Allora a questo punto: perché l’ho fatto? 

Beh, che volete che vi dica? L’ho fatto per quella persona là fuori che va matta per Burton, che sostiene sia il suo regista preferito anche se non lo conosce di certo come il sottoscritto, che s’emoziona sciogliendosi come ghiaccio al sole ogni volta che vede apparire Johnny (sì, Depp!) in una delle sue opere, che di fronte all’osservazione “Guarda che non posso mica scrivere per oltre cinque mesi sui suoi film, ne ha fatti più di venti!” ti risponde imbronciata “Sarebbe un sacrificio meraviglioso però!”. E in quel momento tu sai già che non hai scampo, che sei pronto a riguardarti l’intera filmografia burtoniana, che lo farai. Per lei, più che per Tim. Per lei.

Fortuna che esistono persone che amano così tanto Burton e il Cinema e in generale l’Arte, la Cultura e la Bellezza. Sì, sono davvero felice di essere dunque giunto a questo ventesimo e ultimo appuntamento burtoniano e poter dire di aver trovato la forza (che sapevo avrei trovato) di scrivere su ogni sua pellicola. 

Quest’ultimo Sabato è invece dedicato ad una mia personale classifica di quelli che per me sono i primi dieci migliori film mai realizzati dal Maestro: godetevi dunque questa TOP TEN TIM con cui chiudiamo questa folle, allucinante, pazzesca e meravigliosa rubrica!!!

10. La fabbrica di cioccolato

Gli Umpa-Lumpa, il cioccolato, le canzoni, i colori, l’estetica, i personaggi: pochi remake sono degni di essere visti, ma questo merita, merita per il solo fatto di gridare “Burton” in ogni suo poro pur narrando una vicenda che da un certo punto di vista sa essere meno gotica del solito, ma d’altro canto pure più inquietante. Rimane impresso esteticamente, visivamente e pure narrativamente: il folle cioccolataio-cioccolatiere Willy Wonka, rispetto ad un tempo, viene arricchito e approfondito diventando un personaggio a tutto tondo con un suo dramma profondo, pur rimanendo spassoso e comico. Trattasi oramai di un CLASSICONE!

9. Pee-wee’s Big Adventure

Il primo. Il suo primo film. Tutto partì da lì. Oh, non sembra certamente la classica storia firmata “Burton”: dove sono il dark, il gotico, il macabro, il cupo, la malinconia? La sola cosa che vediamo qui è un eccentrico bambinone cresciuto svitato e forse sarebbe meglio dire “completamente fuori di testa” che parte per mezza America sconvolgendo tutto e tutti solamente perché gli han rubato la sua amatissima bicicletta! Eppure Tim già c’è, in certe sequenze tipicamente sue, nel protagonista che è uno di quei freak strambi e stramboidi che ama tanto, nella sua capacità di visione attraverso la quale arriva a costruirti mondi interi. Si vede già l’alba di quello che sarà un Genio Assoluto.

8. Edward Mani Di Forbice

Il film che lo ha consacrato e che ha reso “burtoniano” un aggettivo esistente e utilizzabile. Certo, qualche difettuccio ce l’ha rivisto con gli occhi dell’adulto: delle ingenuità tipiche da fiaba, il fatto che debba tantissimo ad altre opere esistenti quali «La Bella e la Bestia» oppure «Frankenstein» e un finale non all’altezza. Eppure è una favola senza tempo, che diviene espressione e manifesto di tutto quello che sono la visione, l’immaginario e la poetica di Tim. Si pensi alla coloratissima e vivace cittadina di persone sempre allegre ma in realtà piatte e che guardano al diverso come a qualcosa di estraneo al loro stile di vita, si pensi al meraviglioso protagonista Edward (chi altri poteva interpretarlo se non Depp, qui al suo primo film con Burton?) che è il freak burtoniano per eccellenza e cioè uno stramboide affetto da una forma di stranezza che però lo rende unico ed irripetibile.

7. Il Mistero di Sleepy Hollow

Il suo film più gotico. Trattasi di un giallo che deve molto della sua esistenza alle lugubri atmosfere di Edgar Allan Poe, senza che per questo si rinunci all’elemento fantastico-favolistico. A livello visivo-fotografico Tim riesce a confezionare un  prodotto immortale, e in più narrativamente si rende autore di un storia d’un fascino senza tempo con la quale ci viene ricordato che spesso le regole della Logica e della Scienza non sono sufficienti a determinare la comprensione di una realtà mutevole e cangiante e il più delle volte indecifrabile come la nostra!  

6. Dark Shadows

Uno dei suoi film più recenti, l’ultimo (al momento) in cui figurano i suoi due attori feticcio per eccellenza: Helena Bonham Carter & Johnny Depp. Personalmente lo considero il suo ultimo grande lavoro, anche se sono tanti coloro che invece snobbano questa pellicola ritenendola un divertissement privo di sostanza. Ah, certamente si ride e certamente si può godere della creatività esplosiva di un Genio in ogni suo frame, sequenza, personaggio messo in scena. Rimane impresso questo film per come combina interpretazioni iconiche a scelte estetiche burtoniane ricordandoci che tu e solo tu decidi chi essere. Lo stesso si può dire dello stesso Tim, che confezionandoci questo film ricorda a tutti chi è.

5. Sweeney Todd – Il Diabolico Barbiere Di Fleet Street

Ecco, qui di favolistico o fiabesco non c’è proprio nulla. Qui vige invece l’orrore nella sua forma più macabra e spaventosa, il disgustoso orrore albergante nelle più recondite profondità oscure dell’essere umano. Unendo il Teatro Greco Antico al Dramma Shakesperiano e pure al Musical (sì, il Musical!) e ambientando il tutto nell’Inghilterra vittoriana ottocentesca, il Maestro ci regala il suo film più duro e spaventoso, una tragedia di proporzioni straordinarie in cui, merito anche degli interpreti (è straordinario come ogni volta Burton scelga il cast migliore possibile!), l’Umano è al centro di tutto. E quale è la morale? Che non c’è scampo, che siamo Tutti colpevoli, che ognuno merita di morire. 

4. Beetlejuice

Questo è il film che lo ha lanciato, la pellicola con cui Tim decide di parlarci di Morte nel modo più allegro, festoso, divertente, frizzante ed emozionante possa esserci! Ci racconta una Storia di Fantasmi sovvertendo però ogni cosa: i Vivi sono quelli che vanno scacciati e che tormentano gli sventurati fantasmi i quali, di contro, hanno già dovuto sopportare l’idea di essere morti, perché ora devono tollerare questi rompiscatole? Non è giusto! Successone clamoroso pazzesco grazie al quale Burton è diventato l’Autore osannato e celebrato che è oggi. Intere scene da mandare giù a memoria, sequenze iconiche entrate nella leggenda, e naturalmente il personaggio che dà il titolo al film e che anche se morto rimane uno spasso d’una vitalità assoluta!  

3. La Sposa Cadavere

Tim e la Disney non sono mai andati d’accordo, fin dai tempi di «Red e Toby – Nemiciamici» (sì, il giovane Burton fu uno degli animatori dietro quel film). Con questo film il Maestro realizza non solo uno dei prodotti d’animazione più belli di tutti i tempi e mostra al mondo intero come un’alternativa alle luminose fiabe disneyane sia possibile donandoci una favola molto dark sospesa tra una comicità stralunata e una malinconia assurda. No, fa molto di più, se possibile. E cioè ribalta le Leggi della Vita e della Morte mostrandoci come tutto quello che pensiamo a riguardo sia falso: chi è vivo ha un sacco di preoccupazioni e timori e ansie, chi è morto invece può dedicarsi a feste, baldorie e allegria. Vi è giusto solo una cosa che tormenta in vita tanto quanto in morte: le ferite dell’anima, i dolori che hai nel cuore, le persone che hanno lasciato in te il segno.

2. Big Fish

Non sembra Burton!, gridano di fronte a questo film. E in effetti è totalmente atipico per essere un Burton. Ma dentro in realtà c’è tutto lui: nell’estetica visiva ma anche in quello che ti racconta. Tim è stato un ragazzino emarginato e solitario durante la sua infanzia, un po’ come i freak di cui tanto ama raccontare. A tenergli compagnia e ad essere la sua forza, lui aveva il Cinema. Sì, esatto: i film che guardava a ripetizione erano i suoi migliori amici. È il Potere delle Storie. E così, con quello che non può non essere definito un capolavoro magistrale ed eterno, Tim ricorda a tutti noi, facendoci sognare e al tempo stesso piangere commossi, quanto le nostre Storie siano ciò che di più potente abbiamo a nostra disposizione, e di come costituiscano la vera e autentica immortalità. È attraverso il racconto che chiunque può diventare eterno, proprio come le sue storie.

1. Ed Wood

 Se «Beetlejuice» lo ha lanciato e «Edward Mani Di Forbice» lo ha consacrato, questo è per me il suo più straordinario capolavoro. Nel raccontarti la vicenda di quello che è ritenuto il peggior regista di tutti i tempi, Burton firma una lettera d’amore al Cinema e, soprattutto, alla nostra capacità di sognare. Perché, assurdo ma vero, Ed Wood rappresenta quello che davvero ogni cineasta dovrebbe essere: credere in sé stessi e non smettere mai di lottare per realizzare il proprio sogno, anche se ti diranno che non sei in grado, anche se ti derideranno, anche se ti chiameranno “incapace”. Non importa, non è questo quello che conta. Ciò che conta è quanto tu sei disposto a fare per i tuoi Sogni. È il Credere nel tuo Credere, signore e signori. Ed Wood è un perdente? L’allucinante e allucinata banda d’accoliti stramboidi con cui s’accompagna sono perdenti? Il suo stesso Maestro, il grande Bela Lugosi, che un tempo fu famoso per un po’ e che ora è solo l’ombra di quello che era, è un perdente. Ma i veri perdenti, a dire il vero, sono quelli che s’arrendono. E così Ed vede ancora in Bela il suo Eroe, a dispetto di tutto. E lo stesso Bela finirà per credergli. Tutti finiranno per credere ad Ed: crederanno di potercela fare, che se solo lo vogliono rimboccandosi le maniche potranno realizzare l’impossibile, crederanno nei loro sogni. Questo è quanto di più bello, importante, meraviglioso e prezioso ci poteva dire il Maestro, anch’egli uno strambo sognatore che non ha mai smesso di credere nel suo credere. E del resto, avete visto quanto ancora si parla di lui? C’è chi addirittura decide di parlarne per venti Sabati di fila, pensate un po’!

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