Cattedrale (Raymond Carver)

DI GIOSUE’ TEDESCHI

Che Carver sia uno dei più grandi scrittori è fuori di dubbio. Non c’è neanche bisogno di dirlo. Eppure lo diciamo lo stesso, perché una cosa è sapere che lo sia, una cosa è vedere con i tuoi occhi perché lo è. Dopo aver letto “Cattedrale” posso finalmente dire di aver visto perché Carver è il mostro sacro che tutti conoscono. 

Il mio primo approccio a questo autore è avvenuto attraverso un’altra raccolta di racconti “Di cosa parliamo quando parliamo d’amore“. Un titolo non così breve come “Cattedrale”, ma sicuramente facile da ricordare. È facile da ricordare perché è pregno di significato. Così come lo sono tutti i suoi racconti. Semplici, ordinari, alcune vicende sono persino noiose. Se raccontate da qualcun altro, ovviamente. Perché Carver ha una delle qualità essenziali di uno scrittore secondo me: vedere le storie. Un uomo che tradisce la moglie è sempre qualcosa di più di un traditore. Certo devi saperlo raccontare, ma raccontare lo possono fare tutti quando sanno la storia. Quello di cui parlo è vedere un uomo, scoprire che tradisce, e senza etichettarlo andare a cercare cosa dice a me il suo tradimento. 

Vedere le storie vuol dire, per me, tenere gli occhi aperti per le contraddizioni e aguzzare l’udito per ascoltare le varie narrative che ci corrono intorno. E tra tutte, riuscire a distinguere quella che, pur non essendo la tua, ti dice qualcosa. C’è chi ha fatto un lavoro molto migliore del mio nello spiegare una cosa molto simile a questa ovviamente, puoi trovarlo leggendo

La definizione di racconto, secondo V.S. Pritchett, è: “Qualcosa intravisto con la coda dell’occhio, di sfuggita”. Carver aggiunge: “Poi quel qualcosa viene dotato di vita, trasformato in qualcosa che illumina l’attimo e forse finirà con l’insediarsi indelebilmente nella coscienza del lettore“.

Ripensare a “Di Cosa Parliamo Quando Parliamo d’Amore” mi fa ripensare anche al filmUn uomo chiamato Otto”. Quella di Otto è una storia triste, come lo sono moltissimi racconti di Carver in quella raccolta. Ma pensavo soprattutto che alla fine Otto è un uomo innamorato. E la cosa più importante, per Carver ma per ogni scrittore, che lo sappiano o meno, è amare i propri personaggi. Come Otto voleva farla finita ma poi l’amore per gli altri lo salva e lo spinge ad andare avanti, così anche Carver mi ha dato quest’impressione: in Cattedrale e in DCP (di cosa parliamo…) mi pare che voglia farla finita con lo scrivere la storia. Ogni grande scrittore di racconti sa quando far calare il sipario per non svelare tutto, Carver ne è un emblema. Eppure a volte penso che sia proprio questo amore che Carver ha per i suoi personaggi a fargli trovare il punto giusto in cui far calare il sipario. 

Magari Tu come scrittore vorresti finirla lì la storia, per te hai detto tutto. Ma i tuoi personaggi hanno ancora delle parole in gola, ed amarli vuol dire lasciargli lo spazio per dirle. 

Se siamo fortunati, tanto come scrittori che come lettori, finiremo l’ultimo paio di righe di un racconto e resteremo poi seduti un momento o due in silenzio.

“Cattedrale” è il titolo di uno dei racconti oltre che della raccolta. Una Cattedrale è una grande cosa, una cosa grande, piena di dettagli, piena di storia, costruita per stupire e meravigliare. Come la descriveresti a un cieco? Così tutti questi racconti sono pieni di dettagli, costruiti per stupire e meravigliare. 

Nell’omonimo racconto, “Cattedrale”, un uomo si trova proprio davanti a questa questione: come descrivere una Cattedrale a un cieco? Ci prova eh, gli parla delle finestre, dei soffitti, dei portoni d’ingresso, della quantità di gente che può contenere. Però il cieco non ha mai visto nessuna di queste cose, non gli sta dicendo niente in realtà. Allora fa una proposta, semplicissima: disegnala. “Tu disegnala,” gli dice “e io la vedrò“. Così lui pur non essendo un grande artista prende un foglio e una matita, e disegna una Cattedrale. La mano del cieco è appoggiata sopra la sua per tutto il processo, ed ecco che, quasi miracolosamente, adesso la vede la Cattedrale. 

Anche dopo tutto quello che ti ho detto magari potresti pensare che Carver non è un così grande scrittore. Magari il suo linguaggio davvero è troppo semplice, magari non sa mai quando chiudere i racconti, magari i suoi personaggi sono troppo strani, magari è vero che racconta sempre la stessa storia. Magari non sa nemmeno di che stia parlando in quei racconti. Però prova a mettere la mano sulla sua e, forse, potresti vedere una Cattedrale. 

Se ami Carver, non potrai non voler leggere questo articolo!!!

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