Dracula e Carmilla, i signori della notte

DI ELODIE VUILLERMIN

La figura del vampiro è una delle più affascinanti per la sua mostruosità. Può essere il protagonista di un romanzo corposo che unisce l’orrore alla religione e allo studio della psiche umana, oppure di un libretto piccolo che ti divori in una serata, pregno di erotismo e sensualità. Può essere un conte della Transilvania o la signora della Stiria. In entrambi i casi si parla di mostri sacri della letteratura horror, ognuno accattivante a modo suo.

DRACULA (BRAM STOKER)

Nel centro dei Carpazi, tra pendii montani e crepacci profondi, dove sorgono castelli diroccati e solitari, vive Dracula, il vampiro ispirato a Vlad Tepes III, uno dei tiranni più sanguinari della Valacchia. Siamo in un mondo dove si parla di lupi mannari e vampiri, appaiono fuochi fatui in mezzo alla strada, gli oggetti religiosi hanno un potere speciale. Stoker unisce il fascino di un’epoca per noi antica a una componente mistica.

Tutto mira a creare un brivido nei lettori. Ci sono case dai tetti aguzzi, alture ripide, sentieri accidentati che si inoltrano nella vegetazione come serpenti, betulle dai tronchi bianchi come ossa. Aggettivi come “lugubre”, “macabro” e “arcigno” spuntano come prezzemolo in quasi ogni pagina. Stoker sfrutta bene espedienti come ululati di lupi nella notte, mani così fredde che sembrano di un morto più che di un vivente e vampiri che si passano la lingua sulle labbra evidenziando i canini affilati, mettendoci a disagio. Pianta il seme del terrore in noi e sfrutta la tensione, l’oscurità, il senso di oppressione per farlo germogliare.

(Dracula)

Il fascino di Dracula è magnetico e innegabile. Da una parte abbiamo un mostro assetato di sangue che azzanna al collo le sue vittime e ne ruba la vita. Dall’altra abbiamo il gentiluomo che tratta i suoi ospiti con riguardo, usa servizi da tavola e stoffe pregiate e ha una vasta cultura letteraria. Mette in atto una crudeltà minuziosa, ben studiata, sempre con un sorriso mellifluo stampato in faccia. Come un ragno che tesse paziente la sua tela e aspetta che le mosche vi rimangano intrappolate.

Piccoli indizi, come il fatto che la sua immagine non venga riflessa dagli specchi o la sua esitazione davanti a un rosario, ti fanno capire qualcosa della vera natura di Dracula. Un uomo che non è morto e neppure vivo, che “vive da morto anche se deve conquistarsi la vita”. Un uomo che non cede totalmente alla parte mostruosa. I veri mostri rinnegherebbero il loro passato, getterebbero nel dimenticatoio l’uomo che sono stati un tempo. Dracula ricorda con orgoglio la storia della sua stirpe. Un mostro si lascerebbe trascinare solo dai suoi istinti animali. Dracula è intelligente e colto. È un perfetto mutaforma: non solo nel senso di chi sa trasformarsi in lupo o pipistrello, ma anche come individuo che sa indossare diverse maschere.

Dracula non piega le sue vittime solo con la forza bruta. Il più delle volte spinge fino al limite la loro resistenza fisica e mentale. Fa vivere a loro un incubo a occhi aperti. Le mette alle strette con tutta la calma e la finezza di cui può disporre.

CARMILLA (JOSEPH SHERIDAN LE FANU)

Ci spostiamo in Austria, in un paesaggio più desolato che terrificante, tra villaggi abbandonati e vecchie rovine. Un’ambientazione che conserva una certa eleganza nella decadenza.

La scrittura va dritta al punto. Poche parole, ma essenziali. Così l’inquietudine è immediata, fa centro senza girare intorno al bersaglio. Se le parole di Stoker sono paragonabili a un veleno che ti consuma lentamente e ti fa scendere gradualmente nel grottesco, Le Fanu è preciso e rapido come lo sparo di un cecchino professionista. Il terrore si trasmette negli incubi e rimane anche nella veglia.

Carmilla è una bella donna. Il suo fascino è dovuto anche al distacco, ai silenzi che frappone tra sé e gli altri. Una mente brillante con l’eleganza propria delle femmine. Cortese nei modi di parlare, eppure capace di esplodere in attacchi d’ira all’improvviso. Non usa la forza bruta, né piega mentalmente le persone fino a farle impazzire. Le attira a sé facendole innamorare, le sommerge di affetto, le travolge con sguardi languidi e abbracci. Cattura le sue prede con amore e malizia e poi ne beve il sangue a tradimento. Induce in loro visioni oniriche spaventose, da renderle deboli e spossate finché la vita non le abbandona.

(Carmilla e Laura)

Un’eleganza letale, quella di Carmilla. La stessa di una farfalla monarca, che ti incanta con i suoi colori e poi ti avvelena. È una figura polimorfa, capace di essere l’amica di Laura, la contessa Mircalla della stirpe dei Karnstein e la giovane Millarca tutte insieme. Come Dracula, va secondo e contro natura al tempo stesso. È un essere sovrannaturale, eppure deve seguire certe leggi di natura, certi bisogni: deve saziare la sua fame con il sangue e tornare a dormire nella sua bara con regolarità. E come ogni umano ha dei limiti e delle paure, perché è una caratteristica tipica dell’umano e non del mostro invincibile.

La sua debolezza è stata provare amore per un uomo e morire prima di lui. Il rimpianto per non aver saputo vivere più a lungo l’ha resa un vampiro. È diventata un mostro per via di un sentimento umano. E, forse per compensare il vuoto generato da quel sentimento, ha voluto arrecare dolore agli umani togliendo loro gli affetti più cari. Perché, a suo dire, un amore può essere tale solo con un sacrificio, ossia con il sangue.

I VAMPIRI A CONFRONTO

Dracula e Carmilla hanno molto in comune. Sono i signori delle tenebre. Colpiscono di notte. Vestono di nero, colore associato al buio e alla notte. Il buio è paura, libertà, mistero. La notte è nera. Il nero è morte.

Sono nobili e hanno origini antiche. Hanno capacità sovrannaturali: ringiovanire tramite il sangue altrui, immortalità, abilità di metamorfosi. Eppure hanno le loro paure e debolezze. Si collocano a metà tra l’essere umano e il mostro, tra il gentiluomo/gentildonna e il demone succhiasangue. Vivono pur essendo morti tempo fa: sono in uno stato di non-morte, nel quale si mantengono succhiando la vita (ossia il sangue) degli altri.

Sia Dracula che Carmilla sono figure dai molteplici volti, un’armonia di opposti. Sono fascino e repulsione, raffinati eppure feroci. Proprio per questo piacciono. Ma il vampiro di Stoker è decisamente più profondo. Il motivo è da ricercare nell’anno di pubblicazione del libro, il 1897. Allora la scienza doveva studiare la realtà, quella basata su fatti concreti e verificabili. Ma al tempo stesso gli scienziati erano sempre più attratti da spiriti, streghe e creature maligne: così nacquero le discipline che studiano la psiche. In Dracula troviamo quindi medici che praticano l’ipnosi e che credono nell’occultismo, follia e ragione si mescolano nella stessa storia.

Non solo. Dracula ha un rivale per eccellenza, il dottor Van Helsing, un uomo che conosce sia la scienza che lo spiritismo. Quindi la caccia al vampiro è la lotta continua e onnipresente tra il Bene e il Male. Dracula è il Male, ma un Male affascinante: non un mostro di forza sovrumana e senza cuore, ma una creatura che un tempo è stata un uomo. Van Helsing è il Bene, un Bene che usa la ragione e anche le scienze occulte. Questa lotta tra opposti non è solo nel mondo, il più delle volte sta dentro di noi: abbiamo tutti un po’ di Bene e di Male, un po’ di Dracula e di Van Helsing. Un grande valore aggiunto, che rende il capolavoro dell’orrore di Stoker un romanzo degno di questo nome.

Carmilla ha il merito di essere stata la “madre” di Dracula, la figura ispiratrice per il vampiro della Transilvania. Ma Dracula resta senza ombra di dubbio il più famoso, la figura che associamo d’istinto alla parola vampiro.

(Dracula e Carmilla nella serie anime “Castelvania”)

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