DI RICCARDO CODEVILLA
Demostene, il più famoso oratore della fine dei tempi dell’antica Polis di Atene (in Grecia), è passato alla storia per le sue “Filippiche”. Erano delle arringhe contro il forte Re Filippo II, capo dei Macedoni, visti niente meno che come dei barbari, nonostante Macedonia e Grecia fossero molto vicine.

La Grecia aveva perso la sua forza di un tempo, ma non i suoi alti ideali democratici.
E, sottolineo, questi ideali NON erano i nostri: come mi piace ricordare, e come anche il Professor Barbero (molto più autorevole di me) ha ricordato in alcuni suoi incontri, la democrazia ateniese si fondava sulla schiavitù, sull’inferiorità delle donne, sul valore della guerra e tante cose che non definirei proprio democratiche oggi (e che sicuramente non ci appartengono).
Ebbene, la Grecia aveva perso la sua forza di un tempo, la sua ricchezza, ma non i suoi alti ideali democratici e di libertà. E Demostene lo ricordava puntualmente, contro la terribile potenza macedone, che così vicina e minacciosa sembrava voler (lo voleva effettivamente) inglobare tutte le città elleniche.
C’erano oratori che, per varie ragioni, sostenevano il temibile Re, ma, alla fine, Demostene era riuscito a vincere e a farsi seguire dal popolo ateniese e persino da quello tebano pare, chissà forse da altre città, di quella antica unione, per andare in guerra non una, ma più volte, a distanza di anni, contro il tiranno!
Per la democrazia e la libertà.
Perse contro Filippo Secondo (scappando dalla guerra, lasciando morire i compagni in battaglia).
Perse poi contro Alessandro Magno, quando Filippo morì (o meglio, dopo che Filippo era morto assassinato).
Perse anche contro un generale di Alessandro Magno, quando Alessandro morì (o meglio, dopo che Alessandro era morto probabilmente assassinato).

Incredibilmente, la Grecia aveva sempre perso (e malamente), ma Demostene veniva sempre risparmiato dai Re di turno o scappava per salvarsi, sopravvivendo, per ritornare acclamato quasi come eroe.
Tranne l’ultima volta, con il generale erede di Alessandro: scappò ancora, ma poi si suicidò, quando lo scovarono per giustiziarlo (il modo legale di essere assassinato).
La “democrazia” dell’antica Unione finì. La Grecia perse la sua autonomia, finendo sotto un’area di influenza più grande.
Ma, e questa è cosa veramente interessante, pure la terribile autarchia monarchica macedone finì, in realtà, con la morte di Alessandro.
Insomma, entrambe le cose “si trasformarono”, per meglio dire. Cambiarono nomi e forme politiche.
Perché era il loro Destino comunque, come lo è di ogni cosa dalla notte dei tempi e sempre lo sarà.
Ma la Storia degli Uomini e la loro Vita non finì, invece.
Continuò a fiorire.
Poi, ognuno sceglie il percorso che vuole per arrivare alla fine della strada… che, comunque, non cambia.


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