Torino e Filippo Juvarra: l’architetto dei Savoia

DI ORIANA FERRAGINA

Iulia Augusta Taurinorum, odiernamente nota con il nome di Torino, è il capoluogo della regione Piemonte, nonché prima capitale d’Italia.

La città, come si può denotare dal nome originario, nasce dall’accampamento romano di stanza nella regione, di tipica forma quadratica; del resto, molte città d’Italia sono nate dalle rovine di accampamenti romani. Ma la particolarità di Torino, rispetto alle altre città italiane, è che essa, per lungo tempo, ha mantenuto la sua struttura a quadrato, anche durante la sua espansione intorno al primo nucleo romano. Infatti i primi regnanti di Torino, i Savoia, erano nobili militari, cosa che ha portato la città a svilupparsi in stile militare e omogeneo nei primi secoli del loro regno. Non a caso si dice che è abbastanza difficile perdersi a Torino: essendo a forma di quadrato, se si sbaglia a svoltare, per ritornare sulla retta via basta soltanto girare altre tre volte nella medesima direzione (destra o sinistra, per intenderci), per ritornare facilmente sulla strada iniziale e imboccare il cammino corretto.

(Torino Romana)

Un’altra particolarità di tipico stampo militaresco si può rintracciare nello stile delle facciate dei palazzi del centro, che è di tipo ricorrente e omogeneo: se si guarda attentamente, infatti, gli edifici situati nelle vie principali della città sono austeri nell’aspetto e ripetono sempre lo stesso modello di fregio sopra i pannelli di vetro delle finestre.

D’altronde la maggior parte del centro è stata ridisegnata e costruita dal più famoso degli architetti di corte dei Savoia, sotto loro ordine, quando questi vennero stati ufficialmente riconosciuti come reali dal resto dei regnanti europei: Filippo Juvarra. A seguito di questo fatto, i Savoia infatti inaugurarono una campagna con l’obbiettivo ridisegnare in uno stile “regale” la nuova capitale del regno, pur mantenendo però, come già detto, un’impronta austera e militaresca.

(Filippo Juvarra)

Filippo Juvarra è nato a Messina il 7 marzo 1678, ed è morto a Madrid il 31 gennaio 1736. È noto come l’architetto dei Savoia perché ha lavorato a molti dei palazzi dei reali piemontesi, progettandone gli ampiamenti, rimodellando edifici già esistenti, progettandone di nuovi e occupandosi anche di realizzare alcuni dei più famosi monumenti torinesi. Da Palazzo Reale al Palazzo della Mandria, passando dal rifacimento della facciata di Palazzo Madama (di cui parlerò più in dettaglio in un prossimo articolo), Juvarra ha lasciato la sua firma nell’architettura dei palazzi e dei monumenti non solo di Torino, ma di quelli sparsi su tutto il territorio piemontese.

Il giovane Juvarra si formò sotto la guida del padre argentiere, il quale permise al figlio precoce di poter esprimere il suo talento. Sotto di lui, Filippo apprese i rudimenti dell’argenteria e iniziò a studiare il disegno; tutto questo in parallelo agli studi teologici, che iniziò a dodici anni e che terminò nel 1703, quando prese i voti.

Dopodiché, iniziata la sua carriera d’artista come argentiere a bottega del padre, per cui creò numerose opere in argento, quali i due ostensori per la chiesa delle Giummare a Sciacca (1695) e gli otto candelieri più altri due di grandi dimensioni per il Duomo di Messina, Juvarra decise di trasferirsi a Roma per riuscire a perfezionare le sue conoscenze teoriche e pratiche dell’architettura e studiare le arti in generale. Era il 1704. Solo l’anno successivo Juvarra riuscì ad esordire nell’agguerrita scena architettonica romana, riuscendo ad ottenere il suo primo bando, allestito dall’Accademia di San Luca. Subito dopo averlo, però, Juvarra ritornò a Messina, per presenziare al funerale paterno.

Ritornerà ancora una volta a Roma, per lavorare prima come accademico proprio a San Luca e poi operando presso la corte cardinalizia degli Ottoboni, dopo che la morte del suo maestro, Francesco Fontana, lo costrinse a cercare un’occupazione. Alla corte degli Ottoboni, Juvarra iniziò a coltivare la sua immagine pubblica, ritagliandosi un ruolo di cortigiano raffinato e brillante. Nel 1712 entrò a far parte dell’Accademia dell’Arcadia, con il nome cardinalizio di Bramanzio Feesseo.

La morte di un altro uomo spezzò i legami lavorativi tra Juvarra e gli Ottoboni: nel febbraio del 1714 infatti, dopo la morte di Carlo Fontana (padre di Francesco), Filippo tornò a Messina, e questo si rivelò una vera fortuna per l’architetto. Proprio in quel periodo il marchese Francesco d’Aguirre veniva chiamato a Messina per accogliere Vittorio Amedeo II di Savoia, che era andato in Sicilia per due motivi: reclamare il possesso delle sue nuove terre, ottenute grazie al Trattato di Utrecht, firmato tra il marzo e l’aprile dell’anno precedente; riuscire a trovare un successore al defunto architetto della corte sabauda, Michelangelo Garove, morto nel 1713.

(Vittorio Amedeo II di Savoia)

E qui inizia la fortuna di Juvarra perché Aguirre, che conosceva l’architetto perché anche lui aderente all’Accademia dell’Arcadia, invitò l’amico a venire a Messina, cosa che Filippo accettò di fare, sperando di poter attirarsi la benevolenza della corte sabauda.

Juvarra si presentò davanti a Vittorio Amedeo nel luglio del 1714 come suo nuovo suddito e con matita e tiralinee, pronto ad accettare qualsiasi lavoro che il suo nuovo re decidesse di assegnargli; aveva portato con sé il suo progetto per ampliare il palazzo reale di Messina (inesistente, ai giorni nostri), che presenta di certo molti connotati che soddisfecero il carattere ambizioso del sovrano sabaudo. Questa è una delle ragioni per cui tra Juvarra e Vittorio Amedeo si instaurò molto velocemente un rapporto saldo e affiatato, che permise al giovane Filippo di raggiungere il sogno di poter misurare il suo ingegno con sfide alla sua altezza.

Filippo Juvarra ottenne il titolo di “primo architetto civile sabaudo” e si imbarcò su una nave a Palermo per arrivare a Torino il 1° settembre 1714.

La prima opera richiesta al nuovo architetto di corte fu l’edificazione di quella che oggigiorno chiamiamo la Basilica di Superga, in onore della Vergine e come mausoleo sabaudo e tempio votivo per la vittoria dei Savoia sui francesi del 1706, i cui lavori iniziarono nel 1717 e terminarono nel 1731.

(Basilica di Superga)

In contemporanea, Juvarra riprogettò, per volere della regina Anna Maria di Orléans, il palazzo di epoca seicentesca noto come la Villa della Regina, posta su uno dei colli che circondano Torino.

Ma quelli non furono i soli progetti che assorbirono Juvarra negli anni in cui servì sotto i Savoia: Filippo firmò molti dei più importanti palazzi e chiese del Piemonte.

Dal 1715 al 1718, Juvarra fece rifare la facciata della Chiesa di Santa Cristina, una delle due chiese gemelle di Piazza San Carlo a Torino (l’altra chiesa è proprio quella dedicata a San Carlo).

(Chiese Gemelle di Piazza San Carlo)

Sempre a partire dal 1715 per terminare nel 1738, l’architetto disegnò il progetto definitivo per la Chiesa di San Filippo Neri, che si trova poco distante dall’attuale sede del Museo Egizio e da Palazzo Carignano a Torino, ricostruendo la cupola e parte della navata che erano crollate nel 1714.

Nel periodo che va dal 1716 al 1729, Juvarra terminò il progetto della Galleria Grande al Palazzo di Venaria Reale situato, per l’appunto, a Venaria, per poi completare l’allestimento del padiglione sud-est, costruendo la Citroneria, la Scuderia Grande e la Chiesa di Sant’Uberto.

Dal 1716 al 1734 l’architetto ampliò e riplasmò il Castello di Rivoli.

(Castello di Rivoli)

In due periodi diversi (prima dal 1720 al 1722 e successivamente dal 1730 al 1734) progettò, per Palazzo Reale a Torino, le scale delle Forbici, che sono le scale che vengono attualmente ancora usate per arrivare ai piani superiori del palazzo per far visitare le stanze dei reali, il teatrino di corte del Rondeau, il Gabinetto Cinese e quello della Regina.

Progettò la sopraelevazione del campanile del Duomo a Torino, che venne costruito dal 1720 al 1723, il Palazzo del Senato Sabaudo a Torino (1720-1721), la Palazzina di Caccia di Stupinigi (1729-1733), l’Archivio di Stato Sabaudo sempre a Torino (1731-1733).

(Palazzina di Caccia di Stupinigi)

Realizzò anche il Primo Teatro Regio di Torino, distrutto dalle fiamme nel 1936 e realizzato successivamente da Benedetto Alfieri.

Dal 1729 al 1732 progettò la rettificazione della Contrada di Porta Palazzo a Torino e si cimentò nella realizzazione di Piazza Vittoria che, attualmente, è una parte di Piazza della Repubblica, nota ai torinesi per il mercato multietnico ove si possono trovare ingredienti da tutto il mondo e comunemente conosciuta con il nome di Porta Palazzo.

Uno degli ultimi progetti a cui lavorò Filippo sotto i Savoia fu quello per l’ampliamento e il completamento del Castello della Mandria, situato nel parco naturale della Mandria, entrato nel patrimonio UNESCO nel 1997.

Ovviamente non ho potuto elencare tutte le opere che l’architetto messinese ha progettato per il regno sabaudo, ma Juvarra ha speso molto tempo per rendere Torino la degna capitale del regno dei Savoia, rifacendola in modo tale da suscitare l’invidia di tutte le capitali reali europee dell’epoca.

Juvarra finì la sua carriera al servizio dei reali spagnoli. Morì infatti in Spagna, dove progettò le sue ultime opere: la facciata del Palazzo Reale della Granja de San Ildefonso e il progetto del Palazzo Reale di Madrid, quest’ultimo terminato, alla morte dell’architetto messinese, prima dal suo allievo Giovanni Battista Sacchetti e poi da Francesco Sabatini.

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