L’Augusto Editoriale dell’Augusto Direttore: Divino Anacronismo Immortale – Cose che non dovrebbero esistere ma ancora esistono (PARTE 2)

DI ALBERTO GROMETTO

Nella scorsa “puntata si è parlato di come questo nostro mondo dominato dal desiderio di velocità, dall’idea di avere ogni cosa e subito, dall’automatizzazione fino all’estremo… tutto di corsa, tutto veloce, tutto di fretta… si ritrova però, preso com’è da questa maratona, a lasciare indietro delle cose che perde irrimediabilmente per sempre.

Ogni tanto però, solo “ogni tanto”, capita un che di miracoloso. Anche se il Mondo corre veloce e si convince che certe cose non debbano più esistere, quelle cose se ne fregano sia della corsa sia della velocità sia soprattutto del Mondo, e rimangono vive. E il loro rimanere in vita è qualcosa che va contro ogni pronostico, ogni logica, ogni umana concezione. E questo proprio perché sono cose profondamente umane, e in quanto tali contraddittorie, irrazionali, impossibili. E che invece sono possibili. Possibili nella loro impossibilità.

Il protagonista di questo articolo, a questo giro, non è solamente un oggetto, una cosa, un’entità che non dovrebbe esistere ma che ancora esiste. Bensì si tratta di un qualcosa che nemmeno sarebbe dovuto esistere! 

Mai sentito il nome di… BLOCKBUSTER???

Chi, come il sottoscritto, ha vissuto in nome del Cinema fin dai primi anni duemila, non può non sapere cosa sia (o sia stato???) “Blockbuster”. E questo vale anche per chi ha vissuto nel decennio precedente, gli anni ’90, una storica decade eccezionale in fatto di Cinema e pellicole! 

Sulla carta si tratta della più grande azienda di videonoleggio di film della Storia, ma in realtà fu molto più di questo: Blockbuster è stato uno stile di vita, un modo di pensare, una concezione differente e nuova del vivere una passione sconfinata come quella per la Settima Arte.

Ebbene, tutto parte da un signore texano che si chiama DAVID COOK, un tizio che di mestiere fa qualcosa che non c’entra niente col Cinema: lavora nel settore del gas e del petrolio, nell’ambito energetico, e più nello specifico nel ramo dell’informatica e dei software. Ha una sua azienda, la Cook Data Services, che gli dà di che vivere. Eppure fu colui che fondò Blockbuster. Ora capite perché manco doveva esistere, in teoria? 

(A sinistra Kenneth Ward Anderson e a destra David P. Cook: i due uomini che fecero partire insieme quel colosso di Blockbuster)

Ma quindi? Che è successo? La crisi, ecco cosa! Come spesso capita, le grandiose invenzioni che rivoluzionano le nostre esistenze partono dalle crisi. In questo caso la spiazzante crisi energetica del 1973 che mise in ginocchio tanta e tanta gente, tra cui David. Però il fatto è che, nel disastro, qualcuno seppe rialzarsi. E poi ci fu chi si reinventò da capo e si diede a quello che amava per davvero. E questo è il caso di David. Perché sì, David di mestiere faceva qualcosa che col Cinema non c’entrava nulla, però la sua cara moglie amava la Settima Arte, la amava con ogni oncia del suo spirito. E lui amava lei. Così, quando la consorte gli consigliò di fondare quello che sarebbe divenuto l’impero mondiale numero uno in tutto il globo nel noleggio di film, Cook la ascoltò. 

La sua società era fallita, la sposa di cui era profondamente innamorato amava i film e vi era questo settore detto “videonoleggio” che all’epoca stava muovendo i suoi primissimi passi e di cui si sapeva poco o nulla: perché non provarci, giusto? Sì, in effetti sembra una vera follia! Gettarsi così in qualcosa che non si conosce, rilevare una piccola realtà alle prime armi, fare un salto nel buio senza sapere se si è in grado di tornare indietro… ma David Cook lo fece comunque.

Il 19 OTTOBRE 1985 nasce a Dallas, in Texas, il primissimo negozio. Oltre 8.000 videocassette in catalogo. Il nome completo all’epoca era: BLOCKBUSTER VIDEO. 

Dieci anni dopo quel negozietto sarebbe diventato una catena con ben cinquemila punti vendita nei soli Stati Uniti D’America, espandendosi al di là dei confini nazionali internazionalizzandosi e facendo sua una catena britannica, aprendo store in tutta Europa tra cui Italia, Portogallo, Spagna, Svizzera e lo stesso Regno Unito!

COSA??? COME È POSSIBILE???

Eppure è capitato. Ed è stato David Cook a farlo capitare. Perché lui aveva una moglie, una moglie che amava il Cinema. E quando sei sposato ad un vero cinefilo che ama il Cinema, automaticamente non puoi non sapere che cosa desidera ogni vero cinefilo! 

Innanzitutto il vero cinefilo vuole VEDERE I FILM. Non solo: vuole annusarli, toccarli, passarseli tra le mani. Niente cassette stipate in magazzini o in archivio, ma grandi scaffali dappertutto con tutto quanto in esposizione, ben in vista! Non sono prodotti e basta, ma sono FILM e in quanto tali devono essere VISIBILI. Questo dicono sia stato il vero successo dietro BLOCKBUSTER, oltre che l’incredibile possibilità di scelta, superiore a qualsiasi altra offerta della concorrenza, fin dai suoi albori: il vero cinefilo vuole vedere quanti più film possibili e diversi tra loro. 

Se a tutto questo aggiungiamo che tornò utilissimo a David il suo passato da informatico nel momento in cui creò il sistema migliore possibile e cioè quello dei barcode associati direttamente alle tessere dei clienti, il gioco è fatto!   

David Cook aveva fatto la Storia. Per quanto, in effetti, non rimase tanto a Blockbuster. Già dopo due anni soli dalla sua fondazione, vendette le sue quote per qualcosa come 40 milioni di dollari o giù di lì. 

(Wayne Huizenga)

Al suo posto arrivò un certo WAYNE HUIZENGA, un tipo tosto che interpretava il termine “espansione” nella maniera più radicale possibile: ogni 24 ore (e non è un’esagerazione!), veniva aperto un nuovo punto vendita, un nuovo store, un nuovo negozio. A poco a poco caddero tutti i concorrenti, che Blockbuster acquistava e inglobava come solo il giallo Pac-Man con quei pallini nell’omonimo videogioco avrebbe potuto fare (rimanendo in tema di “vintage” e di cose che esistono anche se il tempo corre alla stregua di un maratoneta)! Sotto Wayne, le vendite erano triplicate, i profitti quadruplicati e il valore delle azioni era di ben sette volte superiore. È il 1989, e il monopolio dell’intero settore è tutto nelle mani di Blockbuster.

Ma tutto finisce, così come il regno di Wayne. Nel ’94 la quinta azienda di mass media dell’epoca, la potentissima VIACOM, acquista la Blockbuster Video per quasi cinque miliardi di dollari. Wayne abbandona, e cambia la leadership. L’anno successivo il nome viene accorciato, quel “Video” viene tolto e Blockbuster diventa “Blockbuster”. Passano altri dieci anni, e oramai l’azienda ha oltre novemila negozi e ottantaquattromila dipendenti sparsi per il globo.

Ora, vien da chiedersi: cosa è andato storto? 

Eh sì, perché oggi l’impero di Blockbuster non esiste più. I grandi imperi, che sia quello di Alessandro Magno il Macedone oppure quello del francese Napoleone Bonaparte, che sia quello del mongolo Gengis Khan oppure la gloriosa e scintillante Roma, prima o poi crollano. Magari durano secoli, magari pochi secondi. Ma alla fine crollano. Fa parte della natura delle cose, immagino. E così capitò a Blockbuster.

Arrivarono le televisioni via cavo, quelle satellitari, i servizi on demand, i film online.  Soprattutto arrivò Netflix, il cui strapotere ancora oggi è assoluto. Era arrivata una nuova epoca, quella dello streaming, rapido e veloce, e che tagliava fuori Blockbuster da tutto. A partire dal 2005 fu caduta libera in picchiata, niente più Spagna o Portogallo, diversi mercati europei furono abbandonati, il ridimensionamento fu mostruoso, i licenziamenti di massa arrivarono a frotte. 

Era la crisi. La gente il Sabato sera non andava più da Blockbuster a scegliersi il suo film, preferiva invece rimanersene a casa e scegliere comodamente che cosa guardarsi seduta sul divano del salotto di casa sua, cliccando un paio di bottoni del proprio telecomando. 

23 Settembre 2010. La fine di tutto. A sorpresa, siccome la crisi era poi nata dall’oggi al domani appena qualche anno prima, quel giorno Blockbuster dichiara la bancarotta. Aveva del resto accumulato debiti per 900 milioni di dollari. L’anno dopo venne acquistata da una televisione satellitare che un paio d’anni dopo ancora, nel Novembre del 2013, avrebbe annunciato la chiusura definitiva degli ultimi punti vendita negli USA: ne erano rimasti solo 300. In Italia già aveva chiuso i battenti nel 2012. Un’epoca era giunta alla sua definitiva conclusione.

(John Antioco, uno degli ultimi CEO di Blockbuster)

Ma come è possibile che un mastodontico colosso del genere ci abbia lasciato in questo modo? I tempi che cambiano, e che cambiano troppo in fretta. È tutta una questione di velocità, e di mondo che muta troppo in fretta. Cose che prima nemmeno esistevano come l’on demand, iTunes e le piattaforme di streaming giunsero alla stregua dei barbari ai tempi dell’Antico e Glorioso Impero Romano e, senza che fossero mai stati davvero calcolati prima d’allora, fecero razzie di tutto e lasciarono niente dopo il loro passaggio. E Roma la Grande, come il Monumentale Blockbuster, crollò. 

La volete sapere la cosa più assurda di tutte? Che il duo che fondò Netflix nel 1997, REED HASTINGS e MARC RANDOLPH, si incontrò nel 2000 con il CEO di Blockbuster JOHN ANTIOCO, nel suo ufficio. La piccola, semisconosciuta e neonata Netflix da una parte e il gigante sfavillante Blockbuster all’apice della sua potenza dall’altra. Quando Netflix era niente e Blockbuster era tutto. Il duo fondatore, in rosso e con l’acqua alla gola, voleva vendere ad Antioco la sua società per 50 milioni di dollari. Offerta rifiutata recisamente, in mezzo a qualche risata trattenuta a stento. Perché? Perché Netflix e il suo intero settore non avevano futuro. Almeno, a detta di Antioco. Avevano detto lo stesso di Blockbuster quindici anni prima. E si sbagliarono, di grosso! E in questo caso fu lo stesso.

(Reed Hastings & Marc Randolph, il duo fondatore di Netflix)

E oggi? Oggi cosa resta di Blockbuster? Abbiamo detto che è una di quelle cose che non dovrebbe esistere, ma ancora esiste. Beh, un unico e solo Blockbuster in tutto quanto il Mondo ancora c’è, esiste e non demorde. Ancora strappa la vita con i denti, ancora sopravvive, ancora lotta. L’ultimo negozio sopravvissuto. Si trova nella città statunitense di BEND, nel remoto e boscoso Stato dell’OREGON ove ci sono pochi abitanti e poca connessione ad Internet, ma dove però hanno una cosa che non c’è più da nessuna parte del globo: l’unico Blockbuster al mondo. 

A frotte da ogni parte vengono in pellegrinaggio in questa piccola, addormentata, anonima città quasi disabitata e altrimenti sconosciuta, non fosse per questo meraviglioso Angolo di Paradiso salvatosi dall’incessante (e massacrante) incedere del Tempo. Nulla hanno potuto Netflix, le piattaforme, lo streaming. Alla stregua di un cittadino romano che ancora esclama “Ave Cesare!” mentre i barbari si riempiono le pance dei cadaveri dei nobili Augusti e degli illustri senatori e aristocratici patrizi, così quell’unico Blockbuster al mondo vive. Là, ove potrai trovare te stesso tra quelle corsie e in quegli scaffali stracolmi di cassette vhs scintillanti divise per genere e ordine alfabetico, tra quegli inconfondibili Giallo e Blu, e quella moquette intarsiata di motivi geometrici, ancora tutto è rimasto come era. E come, in un certo senso, sempre sarà.

(L’ultimo, eroico, leggendario Blockbuster sulla faccia della Terra: quello di Bend, Oregon, USA)

“Come, in un certo senso, sempre sarà”??? Che vuol dire?

Vuol dire che Blockbuster ancora vive, e non solo perché quell’ultimo, eroico negozietto, imperterrito e determinato, ha promesso che fino a quando ci sarà anche un solo cliente, con le lacrime agli occhi, pronto ad uscire di casa e presentarsi fino a lì per noleggiarsi un film, la saracinesca non avrà alcuna intenzione di chiuderla e continuerà a lottare dimostrando che se davvero ami qualcosa, pure il Tempo dovrà mettersi l’animo in pace. Ma Blockbuster ancora vive, perché esiste nelle menti, nei cuori e nei ricordi di milioni e milioni di persone che fanno il tifo per l’ultimo store sopravvissuto, che si recano lì ad affittare film, che ordinano online magliette e souvenir e cappelli, recanti quel logo di fronte al quale ci si radunava in quanto cinefili, con sopra quello che è stato uno dei motti più celebri e iconici di sempre: «BE KIND, REWIND». «SII GENTILE, RIAVVOLGI».

Sapete che significa “Blockbuster”? Sono le bombe di macroscopiche dimensioni capaci di distruggere un intero isolato che venivano sganciate in guerra dagli aerei. In tempi di pace, e ancora oggi, sta ad indicare quell’evento, o film, o spettacolo teatrale, o musical, che spiazza la concorrenza facendola “saltare in aria” (to blust) e generando un successo, un’audience, una risonanza incredibili. Blockbuster è stata una bomba. Lo stesso suo fondatore David Cook racconta, ricordando quando iniziarono: 

“La prima notte eravamo così assaliti dai clienti che abbiamo dovuto chiudere la porta per evitare che venissero altre persone”.

Oggi c’è chi ha il terrore che possa morire l’esperienza della sala cinematografica: stare nel buio di una sala e diventare solo occhi, tu insieme ad altri sconosciuti ma che sono lì tutti per la tua stessa identica ragione, cioè guardare. Essere lì senza esserci. Sparire per rimanere presente a te stesso. Io amo la sala, e non credo sopravviverei se davvero scomparisse. Ma per il momento il Cinema è ancora vivo, e speriamo immortale. Però lo streaming vittime ne ha già fatte. E ricordo che se oggi si dice che Netflix e compagnia hanno avuto il merito di far arrivare direttamente a casa tua la Settima Arte, lo stesso si diceva un tempo di Blockbuster, che furono i primi a fare questo, i primi a inventarsi una sorta di Arte tutta loro parallela a quella del far Cinema, ma che ha anzi contribuito a rendere ancor più grande, vivida e immortale la Settima Arte.

Sì, perché Noi siamo abituati a pensare al Cinema e subito immaginarci gli attori, i registi, i grandi set hollywoodiani… okay, questo va bene! Ma poi ci sono loro, chi ti permette di vederlo quel film: i distributori, le mie amate sale cinematografiche, e gli Eroi Veri come Blockbuster! Anche loro meritano di essere considerati idoli cinefili, anche loro hanno fatto innamorare della Settima Arte, anche loro sono una delle ragioni per cui IO oggi amo i film e potessi ci vivrei dentro. Ed è assurdo, comico e insieme tenero pensare che le piattaforme streaming, pur con le loro comodità e rapidità e mezzucci, alla fine si sono ritrovate a produrre documentari e serie e prodotti a non finire… sapete su cosa? Proprio sulla storia dell’ultimo Blockbuster rimasto in tutto il globo! 

Ti ho amato tanto Blockbuster, e continuerò a farlo per sempre. Non hai idea di quanto io ti debba. 

Quando avevo la voglia matta di vedermi qualcosa, era da Te che mi recavo.

Quando non sapevo che fare, era nel Tuo abbraccio che mi rifugiavo.

Quando presi la varicella a sei anni, Tu eri lì per me, con i tuoi film. 

Ma non mi serve riavvolgere il nastro per ricordarmi che Tu c’eri, che sei esistita e che m’hai cambiato la Vita. Perché Tu sei ancora qui, per me e con me. Nei miei ricordi, nel momento in cui prendo in mano una cassetta, e pure quando mi reco al cinema e a luci spente sussurro tra me e me prima che la pellicola cominci e io diventi solo occhi: È proprio come la volta in cui noleggiai quel film da Blockbuster.

Se desideri leggere la prima parte di questa nostra AUGUSTA rassegna di cose che non dovrebbero esistere ma che ancora esistono, clicca qua!!!

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