DI ELODIE VUILLERMIN
Dopo il Sherlock Holmes in versione topo, poteva la Disney farsi mancare l’opportunità per creare un altro film basato su un classico della letteratura, ma con protagonisti animali affiancati da qualche comprimario umano? Ovviamente no. Ecco quindi che nel 1988 uscì Oliver & Company, basato sul famoso romanzo di Charles Dickens, Oliver Twist. Il film non godette di molto successo, poiché uscì al cinema nello stesso weekend in cui venne proiettato Alla ricerca della valle incantata, capolavoro di Don Bluth, che lo surclassò a livello di incassi.
Passando al confronto con l’opera originale di Dickens, il primo cambiamento è l’ambientazione: si passa dalla Londra ottocentesca alla New York degli anni Ottanta.
Oliver, il protagonista, nel film diventa un gattino abbandonato insieme ad altri micetti in uno scatolone per le strade della città. Tutta la parentesi sulle sue origini, il mistero del medaglione e dell’anello posseduti dalla madre, nonché il complotto ordito dal fratellastro Monks vengono cancellati. L’Oliver disneyano è un semplice gattino che cerca di trovare il suo posto nel mondo, prima con i cani della banda di Fagin e in seguito a casa di Jenny. Ma rispetto all’Oliver originale, che era più una vittima delle cattiverie altrui e si faceva trascinare dagli eventi, il gattino ha anche un lato coraggioso, che dimostra nell’inseguimento finale sulla metropolitana per salvare Jenny, la sua padrona, dalle grinfie di Sikes.
Jack Dawkins “il Furbacchione”, membro della banda di Fagin, viene trasformato in un Fox Terrier di nome Dodger (poiché in originale il suo soprannome è proprio Artful Dodger) che, seppur a volte disonesto, si comporta da fratello maggiore nei confronti di Oliver. Tiene moltissimo alla sua banda ed è un leader astuto.
Il resto della banda è formato da personaggi esclusivi del lungometraggio animato: Tito il chihuahua, dal forte accento spagnolo; Rita, l’unica femmina, una saluki affascinante ma tenace; Francis, il bulldog colto e raffinato, amante delle opere teatrali (praticamente un Mercuziano a quattro zampe!); e Einstein, l’alano tanto grosso quanto fifone e tonto. Se nel romanzo Oliver non sopportava i suoi compagni di banda, nel film Disney ci fa amicizia e arriva a considerarli come fratelli.
La famiglia Foxworth è la trasposizione animata delle brave persone da cui Oliver viene adottato alla fine del romanzo. Jenny si può considerare un alter ego di Rose. La vanitosa barboncina Georgette e il domestico Winston sono invece aggiunte originali del film.

Uno dei più grandi cambiamenti è legato alla figura di Fagin. Nel libro era un ricettatore senza scrupoli, un vecchio ebreo dai modi subdoli, che raccoglie dalla strada ragazzini orfani e li sfrutta per portare a termine i suoi affari. Alla fine della storia riceve quel che si merita: viene infatti imprigionato, condannato a morte e infine impiccato. La Disney lo ha trasformato in un barbone sfortunato ma simpatico, che campa di furti e altri espedienti. Sostanzialmente è un buono, che adora i suoi cani e li tratta come una famiglia. Sin da quando Oliver entra a far parte della banda, gli si affeziona. A un certo punto del film cercherà di usarlo per ricattare la famiglia Foxworth e farsi dare un riscatto in denaro, gesto più dettato dalla disperazione che altro, poiché è indebitato fino al collo con Sikes e minacciato di morte. Ma si pente del suo gesto quasi subito, non appena vede che chi sta ricattando è solo la piccola Jenny, e non esita a salvare la bambina quando Sikes la rapisce.
Se nel romanzo di Dickens i lati peggiori dell’umanità sono incarnati in tanti personaggi, nel film questi sono concentrati in uno solo: Sikes, uno strozzino e boss malavitoso, sempre accompagnato da due feroci dobermann. Un uomo crudele, minaccioso, disposto a tutto pur di ottenere ciò che vuole, che arriva persino a rapire Jenny per chiedere un riscatto ai suoi genitori pur di estinguere il debito che Fagin ha con lui. Rimane ucciso dopo uno schianto con un treno in corsa. Nel libro Sikes è un semplice ladro affiliato a Fagin, che rapisce Oliver per conto di quest’ultimo e cerca di sfruttarlo per derubare una casa, abbandonando poi il bambino quando viene ferito da una pallottola. Ha modi rozzi e violenti, frutto della sua dipendenza da alcol, che sfoga su tutto e tutti, incluso il suo cane. Uccide Nancy quando questa lo tradisce per proteggere Oliver, ma finisce per pentirsene, e al culmine della disperazione, mentre fugge dalla polizia, accidentalmente muore impiccato a una corda dopo una caduta dal tetto.
Altri personaggi dell’opera originale non sono stati inseriti, nonostante l’importanza che hanno avuto: tra questi il signor Bumble, messo comunale che rende la vita impossibile a Oliver fin dalle primissime pagine del romanzo; Monks, il malvagio fratellastro di Oliver; la prostituta Nancy, membro della banda di ladri e compagna di Sikes; il signor Brownlow, futuro padre adottivo di Oliver; il signor Sowerberry e il suo assistente Noah Claypole; la signora Bedwin, cameriera di Brownlow; e Harry Maylie, l’innamorato di Rose.
Come potete capire, il classico Disney ha edulcorato molto la storia originale, limitandosi a trarre ispirazione da essa e proponendo una trama tutta nuova, più semplificata. Inoltre la distinzione tra Bene e Male non è così netta come nel romanzo di Dickens: Fagin ruba per sopravvivere, ma sotto sotto è un cuore tenero che ama gli animali; oppure Georgette non è davvero cattiva, solo un po’ egocentrica, poiché è stata la vita con la famiglia Foxworth a renderla così. Le uniche eccezioni a questa regola sono Oliver e Jenny (incarnazione del Bene più puro e sincero) e Sikes (così corrotto dal denaro che non riesce ad allontanarsi dalla strada del Male).
Per quanto mi sia piaciuto questo film, preferisco di gran lunga l’originale Oliver Twist: è più ricco di emozioni e ha colpi di scena niente male.


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