Great Pretender: l’Arte della truffa

DI ELODIE VUILLERMIN

Truffare non è solo un crimine. È tutto pianificazione e, all’occorrenza, improvvisazione. Devi saper apparire nel modo giusto. Si tratta di recitare. Di entrare in un ruolo. Anzi, più di uno, considerata la necessità di essere flessibili sui personaggi da interpretare. La truffa diventa una forma di teatro, in un certo senso.

Ma quando un attore dell’imbroglio si ritrova a condividere il palcoscenico con un altro truffatore? Anzi, quando si ritrova ad accontentarsi dei margini di quel palco, mentre l’altro sta sotto i riflettori? È quel che capita a Makoto Edamura, il miglior truffatore di tutto il Giappone. Cerca di fregare Laurent Thierry, a prima vista un semplice e ingenuo turista, ma finisce lui stesso per essere fregato. Proprio quando credeva di avere la vittoria in pugno, è stato Laurent, che in realtà lo dominava fin dall’inizio, a prevalere, portando dalla sua parte persone che il ladruncolo giapponese era convinto fossero alleati o vittime.

Comincia così una collaborazione tra i due, che si snoda in quattro archi narrativi: un traffico di droga gestito da un magnate del cinema hollywoodiano di serie B, una gara di volo a Singapore truccata da due ex principi ripudiati, un quadro da sottrarre a un banditore d’asta sleale e con il marcio dentro e infine un traffico di bambini in cui sono coinvolti due clan della mafia rivali. Ogni volta le condizioni in gioco possono variare. La truffa arriva tanto vicina dall’essere scoperta, poi avviene quel momento che salva all’ultimo i nostri disonesti eroi. E, subito dopo, una nuova complicazione. La storia ti fa palpitare e ti tiene con il fiato sospeso tutto il tempo.

PERSONAGGI INCREDIBILI

Laurent ha il fascino indiscusso del seduttore. Riesce a raggirare mantenendo la calma e il sorriso. Adora inscenare teatrini per mettere alla prova le persone, vedere come se la cavano. Porta più maschere: del gentiluomo, del disonesto, del turista e molte ancora. È cinque, anzi dieci, ma che dico?, cento spanne sopra gli altri. Riuscirebbe a spacciarti una caramella per una droga magica e a venderti un carico intero per milioni di dollari. Oppure a inscenare una vera e propria asta clandestina e farti acquistare la copia di un quadro famoso a una cifra esagerata.

E come ce la fa? Come dice lui stesso, è perché la gente non crede necessariamente a quello che ha di fronte, ma vuole credere alla verità che ritiene più conveniente per sé. Fa leva sui desideri nascosti e le fantasie più sfrenate degli altri. Basta far credere loro di poter realizzare quel desiderio ed è fatta: li ha in pugno. Ha mille complici anche dove non te lo aspetti. E nonostante tutto ha il suo codice d’onore: imbroglia solo chi se lo merita davvero, senza uccidere nessuno.

Makoto, pur truffando, ha a cuore una cosa prima di tutto: il bene della madre. Cerca di farsi furbo per non dover assomigliare al padre. Inganna per non essere più ingannato e tradito da nessuno. L’onestà non lo ha ripagato, è passato dalla parte del torto pur essendo sincero. Perciò sceglie di essere disonesto: è la via più facile per vivere. Se nel mondo mentono, ti giudicano, ti sfruttano, che senso ha essere te stesso? Diventa qualcun altro e sfruttali tu per primo. Questo è il nuovo principio che Makoto abbraccia.

Ormai tutti mi hanno bollato come truffatore. Tanto vale che lo diventi davvero, no?

Makoto può fingere tante cose, ma non l‘amore verso la madre o certi filmacci di serie Z. Così com’è autentica la sua empatia verso le persone, che siano mafiosi, ex aviatori oppure pittori sul lastrico. O l’invidia verso certi padri di famiglia premurosi, che riflettono quel tipo di genitore che non ha avuto. Proprio perché riesce a essere così sincero su alcuni punti della sua vita, la menzogna che architetta risulta più verosimile. La verità nella bugia per fare la truffa perfetta. È quello il suo segreto.

Tutti riescono a dimostrare la loro bravura nel raggiro. Laurent prima di tutti, con un notevole carisma e il sorriso sempre in faccia. Perfino Abbie, presentata come un’attrice scarsa, invece si dimostra così abile a fingere da incastrare Makoto e tutti quanti al primo incontro. E Cynthia, presentata all’inizio come una poliziotta, si rivela essere complice di Laurent, in uno dei più inaspettati colpi di scena della serie.

VERITÀ E MENZOGNA

Quella con la banda di antieroi non è una cooperazione che fiorisce subito. Makoto è combattuto, non sa se fidarsi della lealtà di Laurent. Ma alla fine entra a far parte di quella cerchia. Pur essendo stato una pedina nei piani del belga in più di un’occasione. Nonostante si trovi sempre a fare la parte del personaggio secondario, perché Laurent gli scippa ogni volta il ruolo di protagonista della truffa. Forse perché, nonostante tutto, ha bisogno di un posto a cui appartenere. E con la banda di Laurent si sente vivo, parte di una famiglia, quella che da tempo aveva perso. Sebbene loro stiano a ribadire di essere lupi solitari.

Interessante è il contrasto tra Makoto e Laurent. Se il belga si autodefinisce “l’indiscusso mago del raggiro” e la truffa è nel suo sangue al punto che vive di quella, il giapponese cerca sempre di rifarsi una vita onesta e di allontanarsi dal crimine. Ma la vita movimentata degli inganni lo richiama a sé, come il canto di una sirena. E lui si lascia trascinare negli abissi da lei. Torna a truffare, è vero, ma al tempo stesso vorrebbe davvero tornare a essere solo Makoto, a non dover fingere di essere un altro. Teme di perdere sé stesso, ciò che è stato quando sua madre era ancora viva. Perché il rischio, con Laurent, è che le sue menzogne finiscano per diventare una realtà e cancellare i pochi rimasugli della sua personalità originaria.

Se Makoto fa le cose sul serio, anche nella truffa, Laurent ha raggirato così tanto che la sua vita è diventata menzogna. Un’occasione di riscatto, per ricominciare a essere sé stessi, c’è sempre. Ma il belga ammette che la sua occasione l’ha persa quando la persona a lui più cara ha pagato con la vita. Perciò decide che la via più semplice per sopravvivere è truffare, come faceva quella persona speciale: come se il raggiro fosse il modo di mantenere vivo il suo ricordo. Makoto ha più possibilità di cambiare, proprio perché mantiene quel suo modo di fare compassionevole ed empatico. E anche se tornerà cittadino onesto, comunque ringrazia Laurent per averlo reso una persona nuova.

LA TRUFFA COME SPETTACOLO

Cambiano le situazioni, i copioni, i ruoli da impersonare. Ma c’è sempre una parte da recitare e un pubblico da ammaliare con le doti dell’inganno. A volte serve pure improvvisare. È teatro nella sua forma più pura. Un’Arte degna di questo nome, fatta di mosse e contromosse, informatori, spie nascoste e molto di più. Uno spettacolo dove la giustizia entra nella zona fumosa del grigio e si perde il confine tra nobili ideali e interessi personali.

Un’Arte che mette in scena persone vere, con una vera vita dietro le loro maschere. Come Makoto, che anche quando truffa non può fare a meno di battersi per il bene delle persone e preoccuparsi per loro. Come Salazar, gangster che si abbassa a lavori sporchi pur di garantire un avvenire a suo figlio. Oppure Abbie, segnata dagli orrori della guerra che le hanno portato via i sogni e la famiglia. O ancora Cynthia e la complicata storia che la lega al suo amore giovanile.

Non puoi fare a meno di essere coinvolto nella storia, con colpi di scena e giochi mentali ben strutturati. Con personaggi scaltri e subdoli, eppure simpatici a modo loro; ognuno con un passato difficile alle spalle, che viene svelato poco a poco, facendoti affezionare a loro ancora di più. L’arco più interessante è senza dubbio l’ultimo, dove Makoto si confronta una volta per tutte con il padre che lo ha rovinato e deve scegliere se intraprendere o meno la via del perdono. E dove scopriamo i maestri di Laurent. Perché nessun truffatore nasce tale, lo diventa.

Un finale ricco di colpi di scena e azioni controverse come se non ci fosse un domani. La recita migliore mai fatta, che dimostra pienamente come l’allievo abbia imparato due o tre cosette dal maestro. “Tutto il mondo è teatro“, diceva Shakespeare. E Makoto torna al centro di quel palcoscenico per l’uscita di scena definitiva, la degna conclusione di una storia incredibile e ben costruita. Anzi, non sembra neanche definitiva. Perché una scena post-credit dell’ultima puntata getta una nuova luce su una persona che si credeva morta e suggerisce quindi una terza stagione all’orizzonte. Se mai ci sarà, mi aspetto che sia emozionante come lo sono state le due precedenti.

Se desideri leggere di Teatro, clicca qua!!!

Qualora volessi leggere un altro articolo che ci parla di Verità e Finzione, e in mezzo rientra comunque l’arte teatrale, allora questo è decisamente il pezzo che fa al caso tuo!!!

Se ti interessano i desideri nascosti presenti in ognuno di noi, ti interesserà leggere questo pezzo!!!

Mercuzio and Friends è un collettivo indipendente con sede a Torino.

Un gruppo di studiosi e appassionati di cinema, teatro, discipline artistiche e letterarie, intenzionati a creare uno spazio libero e stimolante per tutti i curiosi.

Scopri di più →

GO TO TOP