DI GIOSUE’ TEDESCHI
Per me è la meravigliosa arte del trasformismo che ha reso indimenticabile questa storia. Tre stagioni e tre grandi truffe. La prima riguarda il collier della regina Maria Antonietta ai danni di un losco individuo, la seconda completa la sfida contro il suddetto losco individuo, la terza fa i conti con un altro individuo, ancora più losco e spregiudicato, venuto dal suo passato. Padroneggiare al massimo l’arte dell’altrui percezione di te. Non è qualcosa di meraviglioso? Quando vestito da vigile del fuoco passa di fronte a tutti e tutti vedono solo ciò che lui vuole che vedano.
Ogni ciclo di tre stagioni deve sempre averne una quarta per concluderlo, è naturale che sia così. E sarà così anche per Lupin, mentre aspettiamo la quarta non ci resta che guardare — e magari riguardare — ammirati le tre stagioni che sono già uscite.
Oltre all’arte del travestimento ci troviamo di fronte a una bellissima storia molto umana. Seguiamo Diop, un moderno Lupin Ladro Gentiluomo, che è molto di più di un banale ladro. Non solo perché è anche un gentiluomo, ma perché è anche un padre, un marito, un amico, un collega. Come può un ladro che lavora da solo avere dei colleghi? È una domanda che può sorgere spontanea a un primo approccio a questa storia, ancor di più se non si conosce il Lupin dei libri o quello degli anime. Ma non è poi così strano se si considera che, prima di ogni altra cosa, Lupin (cioè Diop) è un uomo. Un essere umano come ciascuno di noi. A parte quell’alieno che legge Mercuzio And Friends per diletto personale; lungi da me il farti sentire escluso caro amico, voleva essere una considerazione generale.
Tutti questi aspetti di Diop vengono messi alla prova, testati, sfidati. Mai è stato facile condurre una doppia vita, tanto meno se sei un ladro, tanto meno se sei il ladro più famoso del mondo, e tanto meno se tutti conoscono la tua faccia. Proprio una fortuna che Diop sia un maestro dei travestimenti, vero? Se proprio dobbiamo trovare di che lamentarci, e potremmo benissimo farne a meno, in questo capolavoro di coinvolgimento emotivo, azione e dinamiche personali può essere per questo: dopo tanto tempo ancora non sappiamo dove Diop abbia imparato a travestirsi così bene. Eppure qualche parte di me mi dice che non è un dettaglio lasciato al caso. Diop ha un passato pieno di eventi per lo più misteriosi. Non li conoscono i suoi amici, figuriamoci noi. Ho come l’impressione che anche a questo dubbio verrà data una risposta a tempo debito.
Diop è un uomo al tempo della storia ma, con i frequenti flashback di quand’era ragazzo, ai nostri occhi è ancora un giovane sognatore. Proprio grazie alla sua capacità di sognare, penso, è in grado di buttarsi e far funzionare imprese che sulla carta sembrano impossibili. Questo è il lato di lui che più mi ha affascinato e tenuto incollato allo schermo per le prime tre parti, questo è ciò che mi tiene in attesa della quarta stagione. Lupin per me promette di rispondere alla domanda: cosa succederebbe se anche crescendo continuassimo a sognare in grande? Quanto “in grande” possiamo permetterci? Spero in cuor mio che la misura non ci sia. Spero che Lupin non venga mai preso davvero. Spero che mi dica che ci sarà sempre tutto lo spazio che serve ad ospitare i sogni, non importa quanto grandi siano.
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