DI ELODIE VUILLERMIN
Italia, 1943. Siamo in piena guerra partigiana. Pin, orfano di dieci anni, lavora presso la bottega del ciabattino del suo paese. Sua sorella fa la prostituta e si concede più volte ai soldati tedeschi. Non è ben visto da nessuno, che siano adulti o bambini. Ma quando viene incaricato di rubare una pistola a un tedesco, avverrà una svolta nella sua vita.
NÉ BAMBINO, NÉ ADULTO. SA SOLO QUELLO CHE NON È.
Pin è un bambino che non è davvero bambino. Ha dieci anni, ma una parlata roca e profonda come quella di un adulto. Sta a metà tra i due mondi, senza stare bene in nessuno. Racconta storie troppo crude per i ragazzini ed è troppo puerile per gli adulti.
Tende ad avvicinarsi al mondo adulto, perché attratto da esso. Canta vecchie canzoni da osteria e da carcerati. Fuma, beve vino e spia sua sorella mentre fa sesso con altri uomini: gli fanno schifo, eppure sono le cose da vero uomo, perciò continua a farle. Si sente orgoglioso ad avere una pistola tutta sua. Si esprime con parole dure, a volte volgari, tra cui “mondoboia”. Emula i discorsi dei grandi per sentirsi grande a sua volta.
Ma Pin resta pur sempre un bambino. Sotto il suo atteggiamento da duro e menefreghista nasconde insicurezza e paura. È un ingenuo e curioso ragazzino lasciato a sé stesso in un mondo più grande di lui. Nella sua vita mancano entrambi i genitori e ha il disperato bisogno di un adulto a cui legarsi, di qualcuno che lo accetti: per questo arriva a rubare una pistola per gli uomini dell’osteria. Ma gli adulti sono una razza bugiarda, distante e incomprensibile per lui. Non capiscono il suo modo di vedere le cose e non accettano che esista un sentiero dove i ragni fanno il nido. Lo usano per i loro scopi e basta. Sarà Cugino l’adulto giusto per lui, l’unico a interessarsi per davvero ai suoi segreti.

UNA NARRAZIONE INTENSA, TRA SOGNO E REALTÀ
La scrittura di Calvino è molto scorrevole, attenta ai dettagli ed immersiva. Salvo pochi termini arcaici, il testo risulta di facile comprensione. Una narrazione onnisciente ti proietta negli ambienti e nelle situazioni descritte allo stesso modo dalle illustrazioni di Gianni De Conno. Poche parole e ti sembra di passeggiare per i vicoli del carrugio, di sentire il sole sulla pelle e l’odore di basilico nelle narici. Sei con Pin sul suo sentiero speciale, in prigione, nelle colline avvolto dall’ombra della notte, nei boschi e davanti all’accampamento dei partigiani. Provi il senso di vertigine di Pin che si punta addosso la pistola, la sua angoscia quando si ritrova solo e abbandonato, la paura e poi la gioia dopo aver sparato dentro una tana dei ragni.
Lo stile è a metà tra il fiabesco e il realistico. Ci sono elementi della vita vera, alcuni dei quali anche drammatici (guerra, tradimento, morte, prigione e torture), ma vengono raccontati dagli occhi di un bambino, ingenui e sognatori:
“È una cosa molto divertente: una scarpa, un oggetto così conosciuto, specie per lui, garzone ciabattino, e una pistola, un oggetto misterioso, quasi irreale; a farli incontrare uno con l’altro si possono fare cose mai pensate, si possono far loro recitare storie meravigliose.”
“Pin è preso da spavento prima, e poi da gioia: tutto è stato così bello e l’odore è così buono. Ma la cosa che lo spaventa davvero è che le rane tacciono d’improvviso, e non si sente più niente come se quello sparo avesse ucciso tutta la terra.”
La parte più fiabesca della narrazione è indubbiamente il sentiero dove i ragni fanno il nido. Un sentiero che non è reale, che esiste solo nell’immaginazione di Pin. È il rifugio immaginario dalle atrocità del mondo reale. Lì nessuno lo giudica o lo tradisce, né lo fa sentire solo o incompreso.
Lì, tra i piccoli tunnel di erba secca, gli ulivi e il gracidio delle rane, può essere sé stesso: la natura gli è amica e complice stretta. Un luogo speciale, che Pin mostrerà solo a chi sarà degno della sua fiducia, e quel qualcuno sarà Cugino.
UN’ALTRA RESISTENZA
Calvino scrive l’opposto di ciò che volevano raccontare gli altri scrittori neorealisti (tra cui Fenoglio e Pavese): piuttosto che un romanzo di eroi idealizzati con la coscienza di classe, sceglie una storia senza alcun eroe. Per questo fa incontrare Pin con il distaccamento del Dritto: è il peggiore in assoluto, fatto di persone messe a caso, senza ideali o con gli ideali sbagliati, che hanno comunque combattuto la guerra partigiana. Ci stanno Cugino, omone mite e gentile con un forte odio verso le donne; Dritto, il comandante, svogliato e incompetente; Mancino il cuoco con la moglie Giglia; Zena il lungo detto Berretta-di-Legno, pigro e accanito lettore; Pelle, ragazzino appassionato di armi e donne; poi Carabiniere, i quattro cognati calabresi e il commissario Giacinto sempre assalito dai pidocchi.
È nel capitolo 9, il più serio del romanzo (narrato dal punto di vista di Kim e Ferriera), che Calvino spiega il senso della guerra partigiana. È come se la Resistenza fosse stata un esperimento per dimostrare che ogni uomo, anche quelli che si battono per il cibo o per la difesa della loro casa, combatte al pari degli uomini che difendono la patria. Nessun uomo combatte per i grandi ideali (la patria o la libertà), ma per la propria vita.


CI VORREBBE UN AMICO PER DIMENTICARE IL MALE
Pin è speciale perché rappresenta un modo unico di vedere la Resistenza. Non quello di chi la combatte in prima persona, ma dell’estraneo costretto a farne parte. La figura un po’ spaesata di Pin coincide con lo stesso Calvino, è l’incarnazione della critica a chi esaltava i partigiani come degli eroi. Il senso di inferiorità di Pin rispetto agli adulti e al contesto in cui vive è lo stesso provato dall’autore in quanto intellettuale e ricco borghese in una guerra civile.
Pin non c’entra niente con la Resistenza. Non la vive direttamente, ne conosce solo i rumori lontani e poche battaglie. Nella sua ingenuità crede che “comitato” sia un nome proprio di persona. È affascinato da parole come gap, sim o P.38, che ripete solo perché suonano bene e si sente adulto quando le dice. Vede la guerra e le armi come un gioco. Non gli interessa nulla di chi vince o chi perde. In fondo al cuore vuole solo essere accettato per quel che è, trovare un amico vero. Ma tutti lo tradiscono o lo deludono: gli uomini dell’osteria, Lupo Rosso, la sorella, Pelle, il Dritto. Solo Cugino, l’omaccione dal cuore gentile e con le mani calde come il pane, si interessa davvero a Pin e resterà con lui alla fine del romanzo, meritando di guardare i nidi di ragno.







