Treno 8017: il giallo di Perissinotto

DI ORIANA FERRAGINA

Treno 8017” è un libro giallo, scritto da Alessandro Perissinotto.

Il libro è ambientato nel 1946, a partire da giugno, e ha come protagonista Adelmo Baudino, ex ispettore della polizia postale licenziato durante l’epurazione avvenuta subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, quando il nuovo governo italiano ha appena effettuato il licenziamento di tutte le persone che avevano legami con il partito fascista dagli impieghi pubblici, tra cui, appunto, il nostro protagonista che, però, non era fascista; anzi, è stato un ex partigiano. Ma, come avvenuto per molti suoi colleghi, è stato licenziato lo stesso ed è ora costretto a fare il muratore in nero, nella ricostruzione di una Torino in rovina, riuscendo a sostentare a malapena sé stesso e la madre anziana. La sua via d’uscita da quell’esistenza penosa gli si presenta con la notizia della morte di un ferroviere che conosceva e che avrebbe potuto testimoniare della sua innocenza contro le accuse che hanno portato al suo licenziamento. Perciò, sotto la spinta del suo amico Berto e grazie all’aiuto del padre, notaio facoltoso di Torino, Adelmo parte alla ricerca dell’assassino del suo amico morto, Giovanni Monticone; scopre che, nel mentre, ha ammazzato altri ferrovieri, lasciando una scia di sangue che dal sud arriva al nord. Adelmo dovrà quindi partire per un viaggio che da Torino lo porterà a Napoli, dentro le gallerie che attraversano la città, a Galvano, per poi fare ritorno al nord, dove si recherà nella Bergamo alta, inseguendo l’omicida che non ha smesso di ammazzare ferrovieri in nome dell’Italia, come afferma nei messaggi che lascia vicino alle vittime. Riuscirà Adelmo a catturare l’assassino prima che compia la sua vendetta, o fallirà nel tentativo, rinunciando per sempre a ristabilire il suo onore?

“Treno 8017” è un giallo che si può definire da spiaggia: scorrevole e piacevole. Ma è proprio qui che inganna: per quanto sia piacevole, sotto questa leggerezza apparente e scorrevolezza delle pagine si nasconde una trama più oscura, che ci fa vedere il lato peggiore dell’Italia appena uscita dalla Seconda Guerra Mondiale; che licenzia gli innocenti e fa in modo che i più ricchi, quelli più in alto di grado e che erano veramente fascisti, rimangano saldamente attaccati alle loro cariche. Con questo giallo, Perissinotto riesce ad esporre il marcio che dilagava subito dopo la fine del conflitto bellico, intrecciandolo alle catastrofi accadute durante lo stesso che sono state insabbiate dal governo fascista perché non erano pertinenti agli sforzi per la guerra che imperversava.

Il libro è scritto bene, con un italiano ottimo e completo (alcune parole ho dovuto andarle a cercare sul vocabolario, perché non le conoscevo) e che riesce a farti immergere nella storia, dandoti l’impressione di scaraventarti dentro le pagine e tra le strade polverose e malfamate che Adelmo deve percorrere per risolvere il caso. Il giallo, d’altronde, è scritto dal punto di vista del protagonista.

Cosa importante e molto curiosa, che ho trovato affascinante e che ha reso il romanzo perfetto, è l’aggiunta di intercalari e frasi in piemontese tra le pagine del giallo; soprattutto all’inizio, quando Adelmo si trova ancora a Torino e quando sta ancora lavorando da muratore, quando il suo capo parla in piemontese agli operai, lamentandosi dei muratori che vengono dal sud, definendoli buoni a nulla: tutto questo rende più credibile e reale l’ambientazione e il periodo trattato dal romanzo, aiutandoci ad immergerci nella Torino del 1946.

Consiglio vivamente di leggere “Treno 8017” a chi è appassionato di gialli storici e di suspense; un giallo che, gradualmente, aumenta la tensione fino a farla scoppiare nelle ultime pagine del romanzo.

Ringrazio caldamente la mia amica Eleonora che mi ha regalato il libro per Natale.

E adesso, diciamo due parole sull’autore: Alessandro Perissinotto è nato a Torino, il 20 dicembre 1964. Attualmente insegna all’Università di Torino, bilanciando il suo lavoro di professore con il lavoro di scrittore e traduttore. Ha esordito nella narrativa nel 1997 con il romanzo noir “L’anno che uccisero Rosetta” e ha vinto il Premio Grinzane Cavour per la Narrativa Italiana nel 2005 con il romanzo epistolare “Al mio giudice”. Nel 2013 si classifica secondo al Premio Strega con “Le colpe dei padri”, per poi venir insignito del Premio Internazionale Bottari Lattes Grinzane nel 2019, con “Il silenzio della collina”, romanzo basato sull’omicidio di Maria Teresa Novara. Parallelamente a questo, dal 2016 scrive sotto lo pseudonimo Arno Saar romanzi ambientati in Estonia e con protagonista il detective Marko Kurismaa: “Il treno per Tallinn” e “La neve sotto la neve”.

Ultima nota personale: ho avuto il piacere di seguire il corso del Professor Perissinotto di Scrittura Creativa, obbligatorio per il mio percorso al DAMS, trovandolo un insegnante coinvolgente e esaustivo negli argomenti che esponeva; ciononostante avrei preferito seguire i corsi di persona e non dietro lo schermo di un cellulare, visto che le lezioni sono avvenute in pieno lockdown.

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