Grizzlyshark (2016): Di pinne, di sangue e di follia

DI PIETRO BERRUTO

Come tutti sapranno, nel 1975 uscì nelle sale dei cinema un film chiamato Lo Squalo; il film ebbe un enorme successo sia tra il pubblico, sia tra la critica, diventando una delle pellicole più memorabili della storia. Nello specifico, tre sono i meriti de Lo Squalo:

  1. Rendere celebre Steven Spielberg, regista del film;
  2. Iniziare la tradizione dei blockbuster estivi, mantenuta tutt’oggi;
  3. Dare il via ad una serie infinita di seguiti, imitazioni, reinvenzioni e parodie del film.

Grizzlyshark, serie a fumetti composta da tre one-shot e pubblicata da Image Comics, ricade in questa categoria, seguendo la storia di alcuni campeggiatori trovatisi a dover affrontare in una foresta uno squalo che nuota tra gli alberi. Quest’assurda idea venne in mente all’artista Ryan Ottley (Invincible, L’Incredibile Hulk) che, per sua ammissione, era ad una cena ubriaco con l’amico e collega Jason Howard (The Astounding Wolf-Man, Trees) quando ad entrambi giunse l’illuminazione: un mondo sottosopra, in cui gli squali popolano i boschi e gli orsi nuotano nei mari. Entrambi decisero di approfittare della imminente 24-Hour Comics Day Challenge (giornata in cui alcuni fumettisti decidono di rimanere svegli per un giorno intero per produrre un fumetto dall’inizio alla fine) per sviluppare il loro assurdo piano in due one-shot: Seabear e Grizzlyshark. Anche se non terminarono il lavoro entro il tempo prefissato, le due one-shot vennero pubblicate, con tanto di paragrafo introduttivo a questo minuscolo e antifrastico universo narrativo scritto da Robert Kirkman, collaboratore di Ottley in Invincible. 

(Ryan Ottley)

La prima one-shot parla di Donnie, ragazzo che nella seconda pagina della storia viene dilaniato da uno squalo che gli divora le gambe. Il poverino è il protagonista della storia, determinato a fuggire dalla foresta in cui lui e suo padre si trovavano a far campeggio. Nonostante non abbia la parte inferiore del corpo, Donnie è particolarmente attaccato alla vita, non tanto per determinazione o resistenza, ma per il semplice svolgersi degli eventi. Donnie è accompagnato da suo padre, dal cacciatore Gary e dai cugini Carl e Jonbob; solo quest’ultimo, oltre a Donnie, sopravvivrà fino alla fine della storia. È consigliabile non affezionarsi particolarmente ai personaggi, anche perché questo non è lo scopo di Ottley, che ha scritto e disegnato la storia. Lo squalo è brutale: azzanna qualunque persona sanguini durante gag divertentissime e truculente. Il finale, che vede Jonbob (personaggio nerboruto che parodizza lo stereotipo dello zotico redneck americano) prendere a pugni lo squalogrizzly fino alla morte, termina con grasse risate da parte dei due sopravvissuti che ridono assieme al lettore dell’esperienza appena vissuta, per quanto traumatica sia stata.

Qualche anno dopo, Ottley pensò a due seguiti alla storia originale di Grizzlyshark e il primo di questi è Grizzlyshark Returns, anch’esso ideato durante una 24-Hour Comics Day Challenge, sebbene stavolta senza l’aiuto di Howard. Il secondo numero è anche più splatter del precedente, valore messo in risalto dai magnifici colori di Ivan Plascencia, che ben si mischiano con i disegni grotteschi ed imbruttiti di Ottley. Nel secondo numero, Ottley rincara la dose, miscelando il dark humor con critiche più sottili, rivolte a tipi di persone irritanti o pericolose: i bambini viziati, i mariti violenti e gli automobilisti che usano il telefono alla guida vengono tutti divorati dagli squali. Il sensazionalismo di film sugli squali si riversa anche in questa parodia, che aumenta il numero dei pescecani presenti vertiginosamente. Oltre a Donnie e Jonbob si annoverano fra i personaggi tre nuovi acquisti: un cacciatore di nome Kyle, che pare prendere in giro lo stereotipo del tipo duro e macho e lievemente maschilista tipico di film come Predator o Jurassic Park, la scienziata Lorraine, che studia gli squali, e un bebè innominato che viene accolto dal gruppo e che nutre un amore smodato per la carne umana. Questo quadretto surreale è perfetto per il tipo di storia che viene narrato, dimostrando che Ottley è riuscito a trovare uno stile di scrittura che si sposa perfettamente con il suo modo di disegnare.

Il terzo numero, nello stile del classico Alien vs. Predator, è Grizzlyshark VS. Seabear. La narrazione ha preso una nota anche più cinica del solito nell’ultimo numero, in cui Donnie e Jonbob sono più agguerriti che mai, determinati nell’eliminare ogni squalo nascosto nella foresta. “Perché lo fanno quando potrebbero scappare?” qualcuno potrebbe chiedersi; questo qualcuno deve imparare però a non fare domande stupide. Non importa il fatto che possono scappare perché in quel caso questa non sarebbe una storia appagante né divertente. In questo tipo di storie servono personaggi incompetenti che però siano temerari abbastanza da affrontare il pericolo a testa alta. Il bello di ogni b-movie è quanto sia assurdo ciò che lo spettatore guarda e lo stesso vale per Grizzlyshark, una storia che è meravigliosa proprio perché è senza senso. Per tale ragione, nessun finale sarebbe migliore per questa saga del far scontrare lo squalo protagonista con il suo compagno orso, creato da Jason Howard. Quando la narrazione si sposta in mezzo al mare, compare dalle acque il Seabear, mentre quasi tutti i Grizzlyshark (ovviamente) annegano in acqua. Lo scontro finale tra l’ultimo squalo e l’orso è bombastico, violento ed esilarante come dovrebbe essere. Per quanto questo sembra il tipo di storia “senza impegno”, in cui un autore dovrebbe stilare una sceneggiatura alla bell’è meglio per ottenere un prodotto di qualità sufficiente, Ottley effettivamente si impegna nell’essere fuori di testa e ottiene un fumetto divertente ed unico nel suo genere. 

Grizzlyshark è il frutto di una notte insonne di un autore che ha pensato ad un’idea perfettamente imbecille e l’ha realizzata magistralmente. Una lettura consigliatissima per tutti gli amanti de Lo Squalo e dei suoi imitatori, oltre che per i fan di Invincible, che troveranno in questa storia anche più sangue rispetto alla quantità a cui sono normalmente abituati. 

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