Ti insegnerò a credere – Peter Pan (James M. Barrie)

DI MIRIAM PAOLETTI

“Se io dovessi partire per non tornare più, porterei via anche te. Sì, perché ormai fai parte di me… cioè di quello che ho attorno”.

(Il libro a cui si riferisce l’articolo)

Possiamo essere e volere questa cosa sola che siamo e vogliamo essere, è ciò che mi hai insegnato attraverso la tua presenza, vivendo insieme questa città, e col tuo esempio, nella tua partenza. Possiamo essere ogni volta SOLO questo, e scoprirlo e viverlo è la meraviglia possibile insita in ogni istante di questo tempo

Sei andata via, hai portato altrove la tua vita, si è concluso il nostro vivere assieme; tuttavia, seppure la condizione possa sembrare quella della perdita, al contrario, l’impressione si emancipa: te lo dissi perché ci credevo, quel pomeriggio mentre camminavamo lungo la strada del luogo da entrambe amato, scaldate dalla luce colore aranciata del tramonto, perse nelle parole dei nostri interminabili discorsi e silenzi: la mia vita con te continuerà, perché son’io che lo desidero, e, volendolo, sento che impiegherò la mia attenzione su di te, la mia volontà verso di te, affinché questo tempo ormai passato sia solo una fase calata in un tempo lungo tutta una vita e non una conclusione derivata dal variare delle condizioni esterne. 

So che, in me, rimarrà “una tua immagine per sempre”, attraverso quel che di te io ho trattenuto senza che tu te ne accorgessi nei momenti in cui osservavo la pace che eri stata capace di creare attraverso la cura costante scaturita dal tuo sguardo: osservavo il tuo paese-che-non-c’è, affamata di risposte alle domande che mi attanagliavano il cuore muto, che non sapevo ancora ascoltare

Avevamo vissuto disperazioni, le quali erano in noi l’orma che inconsapevoli ci avevano impresso; ed era colpa nostra, perché noi, disperse nel nostro sguardo a loro rivolto, lo avevamo permesso. E così, caduta, guardavo attorno, e solo il tuo sguardo – l’azzurro che tutt’ora potrei dipingere – solo il tuo sguardo era riuscito a crollare nel mio sguardo, soltanto i tuoi occhi avevano riconosciuto la mia la tua cantina, quella bolla priva di tempo e gonfia d’irrealtà, creata dal dolore incapace di soluzione o giustificazione, dal dolore costante ed infernale quale solo l’ossessione può essere, quel dolore incomunicabile, nascoste dentro il quale continuavamo a guardare la vita degli altri camminare a livello delle nostre teste. Attraverso le sbarre osservavamo quei piedi zampettare avanti e indietro avanti e indietro e non potevamo capacitarcene di tanta noncuranza: nessuno notava la mia la tua cantina, nessuno poteva voleva vedere, perché ognuno era troppo impegnato a vivere e tutti tutti sembravano volerci strappare via il cuore.

Ma noi ci eravamo guardate, e le parole – spezzate – non potevano raccogliere quel che gli occhi avevano già rubato l’una dell’altra: entrambi avevano riconosciuto, nella fissità dello sguardo, la mia la tua cantina, nello sbarramento o nell’inumidirsi degli occhi, nelle lacrime, prive di singhiozzi, scivolate fino alle labbra serrate in una smorfia che tradiva le rughe di volti abituati al riso.

La mia la tua cantina – il mio il tuo dolore – erano solo il preambolo del mio del tuo paese-che-non-c’è: le nostre menti. Ed io, a partire dall’istante in cui riconobbi la tua cantina, continuai a sprofondare nel tuo paese-che-non-c’è, risucchiando quanto, di te, potevo trattenere e portarmi via; ed ora, ora che il nostro tempo in questa città è concluso, ora riconosco, in me, l’ombra chiara del tuo paese-che-non-c’è: posso vederla mentre si cristallizza rendendosi un sapere incorporato, ineliminabile, inobliabile.

A partire da te, ora non “perdo occasione di seguire l’indicazione seconda stella a destra”. 

A partire da te, ora ho capito che la seconda stella a destra è nella direzione per giungere al paese-che-non-c’è, della mia mente, attraverso i rimandi magici e irreali provenienti dallo stesso paese-che-non-c’è, dalla mia mente.

A partire da te, ora si dirama, a partire da me, quella spavalderia che tanti Capitano Uncino non potranno che detestare intuendola nei miei nei tuoi gesti del mio del tuo corpo, conseguenza della scelta d’essere il proprio corpo dall’interno.

A partire da te, ora ogni istante di questo tempo è l’istante di “un’avventura”, ovvero l’esatto momento in cui la mente può rientrare in sé stessa, cercandosi e scoprendosi quale il proprio personale paese-che-non-c’è.

A partire da te, ora so che “sembra che non sappiano che la solidità te la sei creata a uno scopo, che non è di aiutar loro”, che la forza tenace di sorridere ogni giorno non è conseguenza di una superficialità, ma è il gesto impossibile di guardare ogni giorno come fosse la fine e l’inizio di una vita, vita vissuta in quella leggerezza che può derivare solamente dalla pesantezza.

A partire da te, ora so che “quando tutto è stato detto, quando la scena madre sembra chiusa, c’è il dopo (il quale) serve a chiarire tutto quello che è avvenuto e quello che, di quanto è avvenuto, è rimasto dentro ai personaggi”. 

A partire da te, ora so che, per vivere, non bisogna saper vivere, ma, piuttosto, credere di poter vivere, così come per voler scegliere bisogna credere di poter scegliere.

A partire da te, ora non ho più paura della paura d’accorgermi quanto tutti abbiano dimenticato il loro personale paese-che-non-c’è.

A partire da te, ora so che 

                                           C’è un posto nel cuore

                                           Che non sarà mai riempito.

                                           Uno spazio.

                                           Lo conoscere più che mai.

                                           C’è un posto nel cuore

                                           Che non può essere riempito.

                                           E noi aspetteremo, e aspetteremo 

                                           In quello spazio. Perché lo Spu ha detto che i pazzi meritano l’amore

“[…] e ho sentito che non dovevo temere niente, che noi saremo sempre come in quel momento: uniti da qualcosa che è più forte del tempo e dell’abitudine”.

Alla mia principessa

Seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino: vuoi venire anche te? Allora non devi fare altro che cliccare qua!!!

Chi non ama Peter Pan? E allora pigia qui sopra!!!

Credere nel tuo credere e crederci sempre: allora credi che sia giusto premere qua!!!

Mercuzio and Friends è un collettivo indipendente con sede a Torino.

Un gruppo di studiosi e appassionati di cinema, teatro, discipline artistiche e letterarie, intenzionati a creare uno spazio libero e stimolante per tutti i curiosi.

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