Megalopolis – Il Tempo passa, ma i Sogni rimangono

DI ALBERTO GROMETTO

Il Tempo è una cosa buffa. Passa, vola, trascorre, si perde, si guadagna, si prende… ci si può fare un sacco di cose, con questo benedetto Tempo. Eppure Esso è inesorabile, invulnerabile, onnipotente. Soprattutto, è impietoso, e lo è verso chiunque. Non fa distinzioni. Non puoi nemmeno pensare di sconfiggerlo. È il Tempo che decide Tutto. Eppure, c’è un “Eppure”. Perché forse, dico forse, anche se un modo di controllare il Tempo non esiste, vi è un qualcosa che va al di là del suo limite e del suo potere. Qualcosa innanzi al quale il Tempo è nullo. Sono i nostri Sogni. Non v’è niente, ripeto, niente… che abbia un potere più sconfinato di un Sogno e del Credere in quel Sogno. Il Sogno batte il Tempo, perché esso dona l’Immortalità, che per sua stessa natura è anti-temporale. Una parola: Eternità.

Era il 1976 quando, sperso nella giungla filippina, impegnato nella realizzazione di una delle pellicole più devastanti e complesse e impossibili da filmare quale «APOCALYPSE NOW», il Maestro FRANCIS FORD COPPOLA, neanche quarantenne, ma già così grande e sublime, forte di alcuni dei più strepitosi successi mai conseguiti nelle Storia dell’intera specie umana e non solo cinefilaIL PADRINO», «LA CONVERSAZIONE», «IL PADRINO – PARTE II»), iniziò a scribacchiare quella che sarebbe stata la sceneggiatura di un film che quasi cinquant’anni dopo avrebbe visto la luce, passando attraverso una sventurata odissea di ritardi e rimandi. Cinque decadi diverse si sono susseguite, una dopo l’altra. Ma il Sogno, oh, il Sogno non se n’è mai davvero andato.

Basta case di produzione vigliacche o incompetenti!, si deve essere detto ad un certo punto Francis Ford, nel 2019. Se nessuno me lo vuole far fare… me lo faccio da me!

Esatto. Quell’Eroe del Mezzo Cinematografico che ha fatto la Storia della Settima Arte, quel Pezzo da Novanta Cinefilo, quel Maestro di una statura immane ed immensa, dopo sessanta e passa anni spesi dietro la cinepresa, decide che è abbastanza forte da farsi il suo Sogno da solo, senza dover attendere ancora. E così si autofinanzia di tasca propria la stragrande maggioranza del suo sogno, arrivando a vendere una grossa fetta della sua azienda vinicola californiana. Stiamo pur sempre parlando di una pellicola che vanta un budget di 120 milioni di dollari!

(Il Maestro Francis Ford Coppola ai tempi di «Apocalypse Now»)

Capite che, con queste premesse, è normale che sia stato detto DI TUTTO E DI PIÙ su questa pellicola, ancor prima che uscisse. Soprattutto considerando che una volta prodotto, non c’era nessuno che voleva distribuirlo! Invendibile, dicevano. Poi, dopo tanta fatica e impegno e sudore e buona volontà, approda in anteprima mondiale alla 77esima edizione del Festival di Cannes: ed è da allora che il film ha… HA NETTAMENTE DIVISO IN DUE L’OPINIONE PUBBLICA!!! 

O lo ami alla follia oppure lo odi detestandolo con tutto te stesso. Queste le reazioni di un pubblico che, mi pare di capire, risulta in primo luogo disorientato e confuso, di fronte ad un’opera che ha sulle spalle una storia, un’aneddotica, una leggenda così pesanti, ma che nei fatti a livello di tramache ti racconta, di preciso? 

Vediamo di fare chiarezza allora, o almeno… ci si prova!

«MEGALOPOLIS», questo il titolo della FIABA (così sta scritto a lettere cubitali all’inizio del film) scritta, diretta e prodotta da Coppola, è un’opera grandiosa, questo è fuor dubbio! A livello estetico, visivo, effettistico emana grandiosità da ogni suo poro: l’attenta e accuratissima ricercatezza nel ricostruire un mondo intero che non esisteva se non nella testa di Francis è ineguagliabile, credi davvero che quel mondo che non esiste in realtà esista

Ma che mondo è? 

Uno sospeso tra due Imperi grandiosi: quello della Roma che fu e che spadroneggiò per quasi un millennio sul mondo allora conosciuto, e quello americano a stelle e strisce che ancora adesso spopola, merito dell’immaginario che son riusciti a creare e ad esportare in tutto il globo anche proprio per mezzo del Cinema. «Si è sempre detto quando cadrà Roma cadrà il mondo. La stessa cosa vale per l’America […]» dice Coppola, il quale si è dunque proposto di imbastire come una sorta di colossale epopea monumentale che unisce il genere del peplum storico (la citazione del «BEN-HUR» di WILLIAM WYLER con CHARLTON HESTON è evidente!) a quello del distopico futuristico digitale. 

Da una parte abbiamo le toghe romane, quelle immani architetture tutte colonne e marmo, quelle parole così nobili e alte e che meglio dette non potevano esser dette.

Dall’altra parte abbiamo i grattacieli newyorchesi, le istituzioni tipicamente americane, le nuove tecnologie proprie di questa nostra epoca.

NEW ROME, questo è il nome della città nella quale potrai trovare tra i palazzi di New York il Colosseo romano: qui, dove tra invenzioni nuovissime e micidiali (come il MEGALON, specialissimo materiale da costruzione che… che nei fatti è il pretesto attorno a cui ruota l’intera vicenda ma che poi non conta un granché ai fini della trama) e solenni discorsi pompanti ripresi paro paro dai tempi della Roma antica o da quel mio idolo che è il Grande Bardo WILLIAM SHAKESPEARE, potrai assaporare il meglio dei due mondi. E per gli appassionati di Storia come me, trattasi di una vera goduria!

Ripenso al momento in cui il Sindaco Cicerone si rivolge a Catilina tra le genti chiedendo fino a quando avrebbe ancora egli abusato della loro pazienza. Esatto: le stesse parole che il Cicerone storico pronunciò all’inizio della sua prima CATILINARIA, le orazioni con cui portò Roma intera contro il nemico storico Catilina. Sì, proprio così: Catilina, Cicerone, Crasso, Clodio Pulcher, Giulia, Clodia… tutti nomi romani, antichi e grandiosi.

Oltre a questo, ritengo sia importante menzionare gli interpreti: un cast veramente notevole, partendo da un ADAM DRIVER che si conferma come uno dei massimi interpreti della sua generazione ad ogni performance, passando per una luminosa NATHALIE EMMANUEL che ti incanta con uno sguardo, fino ad arrivare ad un impeccabile GIANCARLO ESPOSITO, un LAURENCE FISHBURNE sempre affascinante e che attraverso la sua voce ci introduce in questo mondo incredibile, un SHIA LEBEOUF pazzo e scriteriato e istrionico e una strepitosa e folle e carismatica AUBREY PLAZA assolutamente fenomenale!!!

E poi, per chi come me ha amato «UN UOMO DA MARCIAPIEDE» (1969), film che m’ha cambiato la vita, rivedere uno accanto all’altro, dopo 55 anni, quella mitica e magnetica e magnifica accoppiata composta da JON VOIGHT e DUSTIN HOFFMAN, non può che essere un colpo al cuore. John, quasi novantenne, sprizza un’energia e una passione degne di un ragazzino! Dustin, anche se assolutamente sprecato nel ruolo marginale che gli hanno dato, è sempre un simpatico mattacchione. Insieme, però, han fatto la Storia. Non solo quella del Cinema, ma pure la mia personale.

Okay, d’accordo, ma la trama? 

In tanti han detto la stessa cosa: di fronte ad una bellezza di questo tipo, non si deve perder tempo a guardare alla trama. Questa cosa la ritengo una solenne cagata! Anche le fiabe più semplici, dato che si tratta di fiaba, devono avere una trama e dei personaggi e un qualcosa da dire. Anzi, dirò di più: la regia grandiosa, le ottime ricostruzioni scenografiche, la potenza visiva… devono esserci ed esistere per poter essere in primo luogo al servizio della narrazione, anche se poi magari la narrazione è semplice o banale. Ma devono essere AL SERVIZIO della narrazione, senza narrazione non c’è niente. La Storia, prima di tutto.

Ora, sarebbe sbagliato dire che questo film non abbia nulla da dire. Vuole dirlo qualcosa, eccome. Vuole raccontare la fine dei Grandi Imperi, che non crollano in un giorno ma col passare del tempo, attraverso scricchiolii, degrado, crisi, incomprensioni e litigi vari. Vuole narrarti del Tempo, il cui controllo è elemento centrale di questa pellicola, quel Tempo che trascorre per tutti, anche per i Potenti e i Grandi Imperi. Vuole infine mostrarti come il Desiderio del Nuovo e del Progresso si scontri contro il Passato e la Tradizione e il “Fare come si è sempre fatto”. Come dire: i Sogni e il Tempo fanno a botte tra di loro. Proprio come è accaduto al Maestro Coppola.

Non posso definirlo un film pienamente riuscito. Non posso definirlo tale perché la storia talvolta pare solo abbozzata, perché tanti elementi e personaggi nel mare di sottotrame messe in gioco sono come “buttati a caso nella mischia”, perché molti momenti sono confusionari o pure inutili. E il risultato finale è… beh, lascerò voi a giudicare. Ma, a prescindere da tutto, questo è un film che non può non essere visto. 

Se ami il Cinema, lo devi andare a vedere. 

Se ami il gesto stesso di un essere umano di voler raccontare qualcosa, lo devi andare a vedere. 

Soprattutto, se ami un Sognatore con un Sogno che gli brucia dentro e che è disposto ad impiegare cinquant’anni per realizzarlo, a scommetterci di tasca propria, indebitandosi fino al collo, giocandosi tutto, in barba a quello che gli dicono tutti gli altri, anche se nessuno vuole puntarci qualcosa, anche se gli spiegano che è uno sbaglio, anche se cercano di dissuaderlo e dopo gridano che ha fatto una schifezza, ma lui continua a puntare lì, oltre il Cielo, perché ci crede, crede ciecamente nel suo credere… allora, lo devi andare a vedere. E crederci pure tu.

Lo devi fare per Francis, che non ha mai smesso di crederci. Non aveva nessuno, accanto a lui. Nessuno, a parte la sua famiglia. Quel meraviglioso simpaticone del nipote JASON SCHWARTZMAN presente nel cast del film, la sorella TALIA SHIRE che ha interpretato un personaggio spassoso e inquietante al tempo stesso, il figlio ROMAN che è stato accanto a lui durante tutta la lavorazione. Quel genio straordinario della figlia SOFIA, regista e autrice pure lei, che ha sempre creduto nel suo papà. E poi, ovviamente, l’amatissima moglie, ELEANOR. Venuta a mancare poche settimane prima che il film venisse presentato al Mondo intero in quel di Cannes. Ed è a Lei che questo film è dedicato. Lei, che ha lavorato a questo film, fianco a fianco del marito. 

E, se ci riflettete un secondo, è la dedica migliore possibile, quella fatta al proprio Amore. Perché i Sogni che cosa sono, se non un atto d’amore? Poco importa che il film non sia questa bellezza, che ci siano degli errori qui e là, che tutto non fili liscio. Tu lo vedi comunque incantato. Anche se non conosci tutta la storia che vi è dietro la sua realizzazione. Perché, a dispetto di sbagli o scelte discutibili, in ogni singolo fotogramma si percepisce l’essenza di cui sono fatti i nostri sogni: l’AMORE.

Di fronte a questo, sei preoccupato del tempo che passa, Francis? 

Lui ha risposto così, alla conferenza stampa a Cannes: 

Alla fine, tante persone, quando muoiono, dicono: “Oh, vorrei aver fatto questo, vorrei aver fatto quello”. Ma quando morirò, io dirò: “Ho fatto questo e ho visto mia figlia vincere un Oscar. E ho potuto fare il vino, e ho potuto fare tutti i film che volevo fare. E sarò così impegnato a pensare a tutte le cose che devo fare che quando morirò non me ne accorgerò”.

(Francis Ford, al Festival di Cannes 2024, quando venne presentato al Mondo «Megalopolis», circondato dalla sua famiglia; da sinistra a destra: la nipote Romy Mars che è figlia di Sofia, il figlio Roman, la nipote Cosima Mars che è sempre figlia di Sofia, lo stesso Francis e la sorella Talia Shire)

Sapete in quale cinema siamo andati a sognare il sogno di Francis? Ma è chiaro, il luogo dove tanti altri sogni abbiamo visto avverarsi, nel nostro cinema del cuore ❤️, IL REPOSI DI TORINO IN VIA XX SETTEMBRE 15: ANDATECI ANCHE VOI!!!

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