DI FEDERICA CANNATA
Al Salone del Libro 2024 ho avuto modo di partecipare a diversi incontri, tra questi, uno di quelli che mi ha colpito di più è stata la presentazione del nuovo libro di Danilo Zagaria “Il groviglio verde. Abitare le foreste dal Mesozoico alla fantascienza”, edito da Add editore.

Se pensate che sia un libro che parli solo di foreste, beh, siete sulla strada sbagliata. Infatti, un po’ come facciamo noi di Mercuzio and Friends, Zagaria unisce spesso la narrazione della scienza ad una visione più prettamente umanistica. E così si inizierà la lettura con un episodio leggendario che coinvolse Alessandro Magno; si continuerà immergendosi nella fitta foresta di mangrovie raccontataci ne “I misteri della jungla nera” di Salgari, ci si ritroverà nel bel mezzo della foresta di Białowieża, teatro di efferati massacri da parte delle forze del Terzo Reich; ci si muoverà nelle foreste immaginarie che popolano la nostra fantasia, dalla Foresta di Fangorn del Signore degli anelli alla vegetazione assassina di Catachan, pianeta dell’universo immaginario di Warhammer 40.000, e molto altro. Perché, come ci avverte Zagaria nel suo libro: “È impossibile parlare di foreste senza ritrovarsi al centro di un garbuglio, sia esso costituito da radici, rami, alberi, storie, foglie, simbiosi, esseri umani e non.”

La storia del groviglio verde è finemente intrecciata con quella del groviglio umano, e non sempre è facile delineare dove finisca una e inizi l’altra. Come nel caso della foresta di Katyn, dove il racconto della selva non può esulare dal racconto delle tragedie che hanno segnato la Seconda Guerra mondiale. Ci troviamo, in questo caso, di fronte a paesaggi e foreste “contaminate” e, come giustamente Zagaria si chiede: una foresta dove tanti esseri umani hanno trovato una morte violenta è diversa da una foresta in cui eventi simili non si sono mai verificati? In che modo, aggiungerei io, gli eventi della storia umana influenzano l’ambiente naturale e, viceversa, come quest’ultimo può influenzare le nostre storie (reali e non)? Un tema che affascina, e di cui Zagaria tratterà in più riprese, dimostrandoci quanto noi e la vegetazione che ci circonda siamo molto più interconnessi di quanto potremmo pensare.
Effettivamente noi siamo nati nelle foreste, i nostri progenitori passavano gran parte del proprio tempo tra le chiome degli alberi. Alberi che erano rifugio, fonte di sostentamento e giaciglio per la notte. E anche dopo aver abbandonato la vita quadrupede per inoltrarci, su due piedi, alla scoperta di ambienti più aperti come quelli della prateria, la foresta è rimasta per molto tempo il posto da chiamare casa. Ci racconta Zagaria di come, nel 1492, in Amazzonia vivessero ancora tra gli 8 e i 20 milioni di abitanti, in centri urbani piuttosto estesi, collegati tra loro da una fitta rete stradale. Purtroppo, ormai, le popolazioni in cui c’è questo forte dualismo uomo-natura sono poche, per lo più tribù indigene delle foreste. Lo scrittore si concentra molto sulla visione del mondo di questi popoli, differente dalla nostra, per cercare di capire cosa voglia dire vivere come un tutt’uno con il mondo naturale e proporci una modalità di pensiero differente da quella a cui siamo abituati.

Questo è solo uno dei tanti temi che vengono affrontati nel libro; lo scrittore ci fornirà, infatti, una panoramica a 360° del groviglio verde; scoprirete come erano fatte le foreste ai tempi dei dinosauri e dell’esistenza di fiumi volanti; imparerete l’importante ruolo da messaggeri dei funghi all’interno di boschi e foreste, portatori di informazioni e nutrimento; si questionerà sull’intelligenza delle piante (se di intelligenza si può parlare); si parlerà di foreste minacciate e di foreste in espansione; si sfateranno falsi miti.
Lo sapevate, per esempio, che piantare grandi quantità di alberi non è sempre positivo e che gli incendi, invece, non sono sempre il male? Nel primo caso il motivo risiede nel fatto che la riforestazione dev’essere sempre accompagnata dalla giusta scelta delle specie e da una corretta gestione post-intervento, se no il rischio che si incorre è quello di peggiorare la situazione. Nel secondo caso bisogna fare una premessa: gli incendi sono fenomeni naturali e quando avvengono in maniera ricorrente e limitata, come ci dice Zagaria, “sono un toccasana per le foreste”. Proprio per questo motivo in alcuni Stati i piani di gestione forestale prevedono il cosiddetto “fuoco prescritto”, ovvero l’utilizzo di fuochi controllati per impedire lo sviluppo di incendi su grande scala.

Tutti argomenti che trovo altamente interessanti e su cui ci si potrebbe dilungare approfonditamente, cosa che, tuttavia, non farò in questo mio articolo. Il motivo? Ne “Il groviglio verde” Zagaria ne parlerà già in maniera chiara e sicuramente più esaustiva di quanto potrei fare io. Non posso perciò fare a meno che consigliarvi la lettura di questo libro, un invito rivolto soprattutto a chi di piante non ne sa molto perché resterete ancora più sorpresi nello scoprire un mondo vicino ma quasi sempre del tutto sconosciuto. Vi posso assicurare che uscirete da questo viaggio letterario con una consapevolezza diversa dell’enorme groviglio che ci circonda.
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