DI ELODIE VUILLERMIN
Attraverso la narrazione in prima persona (salvo alcuni capitoli incentrati su altri personaggi, dove viene invece usata la terza persona) sentiamo Jennifer, la protagonista, rivolgerci la parola. È molto schietta, brutale, spesso volgare. Parla come un personaggio uscito da una serie di Vivienne Medrano: difatti vi accorgerete presto, sin dalle prime pagine di questo libro edito da Protos edizioni, che turpiloquio, scene di sesso e violenza sono all’ordine del giorno.

Jennifer è una ragazza come tante, almeno all’apparenza: bella, esageratamente prosperosa (pare uscita da un anime ecchi), sicura di sé ai limiti dell’arroganza, tosta, combattiva, scaltra e sarcastica. È diventata da tempo un’assassina su commissione: uccide in cambio di soldi e si eccita pure nel farlo. La copertura per il suo vero lavoro è una biblioteca, grazie alla quale, tramite un gioco di numeri di telefono nascosti nei libri restituiti, riesce ad ottenere, di volta in volta, i contatti dei nuovi clienti.
Un giorno, a seguito di un incarico che la manda in Italia, le viene affiancato un certo Paul, a quanto pare un altro sicario assunto da Helena, la sua capa e pure la donna che ama, per aiutarla. Ma lei non ne è affatto convinta. Ben presto finisce coinvolta nella missione di salvataggio di Helena, rapita da individui misteriosi; una missione che tirerà in ballo il suo passato e le farà rincontrare vecchie conoscenze che mai si sarebbe aspettata di rivedere.
Jennifer è consapevole della sua bellezza e la sfrutta per facilitare la riuscita delle missioni. Sa quello che fa e difficilmente si lascia cogliere impreparata. Conta solo su sé stessa e si sente fiera nel non dipendere da nessuno, ma in realtà quella della sfrontatezza è una maschera che veste per non mostrarsi fragile davanti ai nemici. Sembra avere una sorella, Amethyst, la cui anima convive nel suo corpo, con cui può comunicare telepaticamente; a volte le due si sopportano, l’attimo dopo vorrebbero ammazzarsi a vicenda.
Un tempo Jennifer era una ragazza normale, non uccideva le persone. Cosa l’ha spinta a questo cambiamento? C’è stato di mezzo un gioco, ma uno malato, in stile survival game, che l’ha indotta a fare qualcosa per cui ancora oggi si sente in colpa. Si è resa di ghiaccio per dimenticare, per non soffrire più.
Eppure non ha perso del tutto l’umanità. Si preoccupa per Helena, perché le deve tutto e la ama. Prova sincera attrazione per le ragazze o donne che incontra nella sua missione, con alcune di loro si concede pure degli attimi di piacere sessuale. Per quante vite abbia ucciso, ha salvato quelle a lei più care, segno che la compassione può provarla ancora. Detesta quando ci sono delle vittime non necessarie.
L’ambientazione è spesso squallida, desolata e sporca, come a riflettere il marcio che Jennifer si porta dentro e che l’ha segnata. Lo sguardo della ragazza, critico e gelido, trova dello schifo in tutto. Non risparmia nessuno, se non i pochi che si meritano davvero la sua compassione.
Lo stile usato è perlopiù semplice, ma in alcuni casi l’autore si lascia andare ad articolate e vincenti metafore che non appesantiscono la lettura, bensì sono adatte per il contesto usato.
Il proiettile incastonato nel muro, come un emulo di Excalibur, è stato solo il primo di tanti suoi fratelli che escono dalle pistole impugnate dai due sicari.
(Da pagina 83)
Il ritmo della narrazione è veloce, a tratti troppo veloce, e la cosa può essere spiazzante. Tra l’altro alcuni aspetti, a mio parere, non hanno ricevuto un livello sufficiente di approfondimento, come la natura del gioco mortale in cui Jennifer, Mike e altri personaggi sono stati coinvolti.
L’ironia pungente di Jennifer attrae, ti tiene incollato alla storia. È un romanzo pregno di erotismo misto a violenza e imprecazioni. Non mancano i momenti in cui Jennifer si dimostra provocante nei confronti non solo degli altri personaggi, ma anche dei lettori stessi, come se rompesse la quarta parete, per esempio:
So che è l’ultima cosa che dovrei fare, ma, merda, mettetevi nei miei panni! Anche se so che preferireste togliermeli…
(Da pagina 52)
In questi casi mi servirebbe un drink, qualcosa di forte, magari un sigaraccio. Non fate quella faccia, solo perché sono donna non significa che non possa avere le voglie che avete voi maschietti.
(Da pagina 75)
Molto carina la chicca di intitolare ogni capitolo con un verso di una canzone, il che è in linea con il personaggio di Jennifer, amante della buona musica. Le scene d’azione sono ben descritte e quelle di sesso sono trattate con la giusta delicatezza. La parte migliore sono però i combattimenti: molto brutali, variegati, adrenalinici e ricolmi di spargimenti di sangue a non finire.
Jennifer è semplice ma accattivante. Una corsa contro il tempo continua, con un imprevisto o un colpo di scena a ogni angolo, che sa regalarti ogni volta qualcosa di nuovo. Il finale rappresenta una speranza, quella di tornare a una vita tranquilla, e giunti a quel punto non potrete che dire “Se lo meritano, soprattutto Jennifer”.


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