Pee-wee’s Big Adventure – L’Alba Poco Dark Del Genio Del Dark

DI ALBERTO GROMETTO

Era il 25 Agosto 1958 quando nacque a Burbank in California nella contea di Los Angeles quello che sarebbe stato uno dei più grandi e innovativi cineasti della sua epoca, tra i registi di maggior successo commerciale nella Storia del Cinema (il decimo in assoluto, con oltre 4 miliardi di dollari incassati), uno degli Autori più immediatamente riconoscibili che possano esserci, dotato di uno Sguardo iconico e capace di confezionare opere iconiche. 

Il suo nome? Timothy Walter Burton, meglio conosciuto come TIM BURTON.

I suoi film possono piacere come no, nella sua filmografia è possibile rintracciare diversi titoli non così attraenti, ma è indubbio che il suo modo di fare Cinema sia interamente suo, che Egli sia un Autore con la A maiuscola e che il suo stile abbia raggiunto uno status talmente leggendario da aver dato vita al termine “BURTONIANO”

Eppure il suo percorso artistico è cominciato da un film che sembra tutt’altro che burtoniano. “Burtoniano” è indissolubilmente associato al cupo, al dark, al gotico. Ma  dov’è tutto questo nella storia di un allegro bambinone stupidotto che sfrecciando sulla sua bici coloratissima ridacchia felice e spensierato?

«PEE-WEE’S BIG ADVENTURE» fu il primissimo lungometraggio mai realizzato da Burton. Era il 1985, Tim aveva solo 27 anni. Dopo un inizio alla Disney che non lo entusiasmò per niente, a seguito della realizzazione di qualche corto e poco più, il nostro ebbe la sua prima grande occasione grazie all’attore PAUL RUBENS, il quale era rimasto affascinato dall’ancora esiguo lavoro burtoniano. 

(Il grande Paul Rubens)

Noto per essere l’ideatore, il creatore e l’interprete del celebre e popolarissimo personaggio PEE-WEE HERMAN, protagonista di svariate serie televisive di successo negli anni ’80, Rubens aveva riscosso talmente tanto consenso al punto da poter portare al Cinema la sua creatura in un film a lui interamente dedicato. Film per il quale volle alla regia Burton. A dispetto del budget ridotto (solo 7 milioni) e degli strettissimi tempi di produzione, il nostro Tim saprà realizzare una pellicola capace di portarsi a casa oltre 40 milioni di dollari. Questo sarà soltanto il primo dei numerosi successoni finanziari targati Burton.

Vestito con un completo sartoriale molto elegante e un piccolo papillon rosso, circondato da stravaganti ed elaborate invenzioni, il personaggio di Pee-wee è un curioso ometto davvero bizzarro, ride felice di continuo con quella sua risatina folle da cartone animato, è un adulto fatto e finito ma si comporta come un piccolo bimbetto piuttosto stupido e sciocco.

(Ecco quel mattacchione di Pee-wee Herman!!!)

Nato nel 1977 sui palchi di teatri, comedy club e cabaret pensati per improvvisatori, Pee-wee avrebbe mietuto successi, trionfi e gloria per tutti gli anni ’80, al punto da aggiudicarsi una stella tutta sua sulla Hollywood Walk Of Fame. Nel Luglio del 1991 vi sarà la sua drammatica battuta d’arresto, proprio a seguito di un arresto vero e proprio: quello di Rubens, sorpreso durante una visita ai parenti in Florida nell’atto di masturbarsi in un cinema a luci rosse. Il chiassoso clamore mediatico che ne seguì travolse entrambi, Rubens e Pee-wee, ridotti ad una barzelletta grottesca. La serie e qualsiasi altro programma vennero sospesi, interrotti e cancellati; i giocattoli tolti dai negozi e qualsivoglia altro prodotto dagli scaffali; le porte di Hollywood si chiusero per sempre. Malgrado questo, numerose personalità e artisti presero le sue difese. Soprattutto, l’amore nei suoi riguardi portò i fan ad organizzare agguerriti picchetti in suo onore a New York, Los Angeles e San Francisco allestendo manifestazioni di protesta a sostegno dell’attore. Ciononostante, Rubens vivrà in stato di shock per svariate settimane a seguito dell’arresto e quell’arresto lo avrebbe perseguitato per gli anni a venire. Al punto che per tanto tempo rifiuterà qualsiasi intervista o partecipazione in qualche talk-show. A partire dagli anni duemila Rubens tornerà però in carreggiata e riuscirà a resuscitare Pee-wee Herman attraverso numerose apparizioni e persino un film Netflix nel 2016. Rubens si è spento nel 2023. Aveva 70 anni. 

Al di là di questo doveroso omaggio che andava fatto all’uomo grazie al quale l’esordio di Tim Burton divenne realtà, la domanda rimane: vi è dentro qualcosa di burtoniano oppure no? Sembrerebbe di no. E invece, sorpresa delle sorprese, io vi dico che in questa coloratissima pellicola “ufficialmente per bambini che racconta di un fessacchiotto e infantile bambinone al quale viene rubata la bici, ragion per la quale parte in giro per l’America, senza manco sapere dove stia andando, solo per poterla ritrovare… vi sono tutti i germi, le basi e le fondamenta di quelli che saranno gli stilemi, i temi e le ossessioni del nostro Tim.

Innanzitutto abbiamo a che fare con un protagonista freak, di quelli che piacciono molto al nostro. Certo, è diverso dagli altri strambi burtoniani: questo non è cupo o dark, ma allegro e solare. E poi non lo definirei propriamente un emarginato, dato che tutti quelli che ha intorno sono… se non strambi come lui… comunque assai eccentrici. Ma di sicuro, su questo non ci piove, Pee-wee è strano forte! E il suo essere diverso va benissimo. Lo rende unico. Lo stesso Paul Rubens la pensava così:

«Sto solo cercando di illustrare che è okay essere differente; non che sia giusto o sbagliato, ma semplicemente okay. Sto cercando di dire ai ragazzi di divertirsi e di incoraggiarli ad essere creativi e a porsi delle domande».

E poi in ogni fotogramma traspare tutta la visionaria potenza visivo-espressiva di Burton in questo film. Dalle scenografie ai costumi, tutto quanto richiama una cura meticolosa per l’estetica atta a restituirci ambientazioni memorabili. Quando Tim realizza un film, del resto, quello ti rimane impresso anche sulla retina, oltre che nella mente e nel cuore. Inoltre questo non fu solamente il debutto di Burton alla regia, ma anche la primissima colonna sonora in assoluto firmata DANNY ELFMAN, il quale è ad oggi intimo amico personale di Tim, suo storico collaboratore e autore delle colonne sonore di quasi tutti i suoi film. 

(Il Maestro Danny Elfman)

Soprattutto, c’è la visione di Burton, il suo Sguardo Autoriale, perfino il suo gusto per il dark e l’inspiegabile! Ebbene sì: nello strampalato e stralunato racconto di questo assurdo buffone, insieme folle e scioccone, che chiacchiera con frittelle piene di bacon e cereali per poi addentarne solo qualche boccone, usa uno spazzolino tre volte più grande della sua bocca e divide equamente le sue giornate tra il negozio di scherzi e trucchi di magia e amabili conversazioni col suo cagnolino Speck, subentrano elementi totalmente burtoniani. Il fatto che ad un certo punto del film un disperato Pee-wee chieda l’aiuto di una fattucchiera, la paradossale stranezza dei numerosi incontri che il nostro avrà lungo il suo percorso “on the road”, e poi svariate sequenze a metà tra l’onirico e il sovrannaturale.

Diverse le scene in cui Realtà e Sogno si confondono, la stessa apertura del film non è altro che un sogno, Pee-wee e la sua casa piena zeppa di invenzioni fantastiche e i suoi assurdi incontri fuori dal comune quasi sembrano parte di un sogno! Citiamo, tra tutte, quel capolavoro di sequenza che è la scena dedicata alla camionista LARGE MARGE, la quale darà un passaggio al nostro eroe raccontandogli una storia che gli metterà i brividi. Salvo poi scoprire… quella storia sarà vera? Soprattutto: la Large Marge che ha incontrato, quella che gli ha dato un passaggio, sarà ancora… viva? Esatto, il sovvertimento delle Leggi che regolano la relazione tra Morte e Vita è uno dei temi più cari a Tim. 

(Large Marge)

Un film che non è dark ma che invece lo sa essere parecchio quando serve, senza per questo voler spaventare o risultare terrorizzante, in pieno stile Burton, il quale da sempre affronta temi gotici e oscuri senza però mai voler essere spaventoso o orrorifico, ma piuttosto con l’intento di raccontarti fiabe alternative a quelle classiche in cui tutto è luminoso e perfetto. L’obbiettivo di Tim è sempre stato quello di raccontare l’imperfezione sporca e cupa oltre la quale, e anzi, nella quale, v’è Bellezza e Unicità. Questo Pee-wee, questo eterno bambinone sopra le righe che non vuole crescere, che manco la prende in considerazione l’idea di crescere, che pianta un casino senza fine solo per poter trovare una bici che chiunque potrebbe avergli rubato, che parte senza sapere dove stia andando solo per poterla ritrovare, non può essere considerato un uomo perfetto. Certamente no. Però è speciale. Soprattutto, è unico. Unico nel suo genere, unico come lo sono tutti gli strambi strampalati protagonisti burtoniani. Nessuno è come lui. E questo, al netto di tutti i suoi difetti, lo rende vero e prezioso e straordinario. 

Sono i nostri difetti a renderci unici, memorabili, indimenticabili. Se tutti fossimo perfetti, saremmo uguali e indistinguibili, persi nella massa. E invece sono proprio le nostre mancanze e lacune a differenziarci, a renderci Noi. E potremo piacere come no, ma almeno saremo qualcosa che esiste solo Qui e Ora. Che non può essere replicato.

Questo film non sarà un capolavoro, e nemmeno “perfetto”. Ma è unico, è originale, è Burton al 100% pur non sembrandolo. Tim omaggia quella bellezza di perla che fu il «LADRI DI BICICLETTE» (1948) del Maestro VITTORIO DE SICA, raccontando  sempre la vicenda di un uomo che parte alla disperata e folle ricerca della sua bici rubata, e che per lui è più di una semplice bici, anche se si tratta di tutta un’altra storia, un altro stile e un altro modo di vedere il Mondo. Realismo crudo da una parte, fantastico visionario dall’altra. Perché è fondamentale infatti ricordare quanto questa pellicola, proprio perché favolistica, proprio perché narra le avventure di un bambinone sciocco ma puro, si renda manifesto di un’integra innocenza. Forse fu proprio questo il motivo per cui la masturbazione di Rubens ebbe un impatto tanto grave e drammatico sulla sua vita e carriera: perché in quel momento l’innocenza di cui lui e la sua creatura erano rappresentanti e simbolo e portatori svanì tutto ad un tratto.

Ciò nondimeno, quello che Rubens e Pe-Wee realizzarono fu qualcosa con pochi altri eguali, seppero segnare l’immaginario collettivo, costituire un fenomeno globale e dare a Tim l’inestimabile opportunità di venire alla luce, in tutta la sua comicità dark e poetica visionaria, per rendere felici generazioni di cinefili che sempre gli saranno grate.

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