L’isola (Aldous Huxley)

DI ELODIE VUILLERMIN

Non possiamo liberarci con la ragione della nostra fondamentale irrazionalità. Possiamo soltanto imparare l’arte di essere irrazionali in modo ragionevole.

A Pala, dopo tre generazioni di riforma, non esiste nulla di simile a greggi di pecore, né esistono Buoni Pastori che tosano e castrano; non vi sono mandrie di bovini e di porci né mandriani patentati, monarchi o militari, capitalisti o rivoluzionari, per marchiare, richiudere nei recinti e macellare. Esistono soltanto associazioni volontarie di uomini e donne incamminati sulla via della piena umanità.

PALA: LA PERFEZIONE È QUI?

Will Farnaby, giornalista di professione, naufraga sull’isola di Pala durante una missione per conto di un magnate della stampa e del petrolio. Fin dalle prime pagine impara dai palanesi delle lezioni importanti: per esempio, che è molto meglio affrontare le cause dei nostri mali, anche dei più banali, piuttosto che fingere che non sia successo nulla. È bene stare attenti ai dettagli e a non ingigantire ciò che ci succede, perché a mente lucida possiamo renderci conto che in realtà il danno è minore di quello che pensavamo. Difatti Will, subito dopo il naufragio, cade mentre scala un dirupo e atterra su un albero, poiché spaventato da un serpente; non è morto nella caduta e il serpente non lo ha morso, eppure ne fa una tragedia come se fossa successa una o l’altra cosa, almeno finché una bambina non lo invita a ripercorrere quanto accaduto e gli fa capire che in realtà non è successo niente di grave.

A Pala la gente è in perfetta comunione con la natura, si fa aiutare dagli animali (soprattutto uccelli parlanti) ma non li considera sua proprietà. Si cerca di superare i limiti dell’essere umano a favore di un ampliamento della consapevolezza: proprio quest’ultima, infatti, ci trasforma e ci rende degli illuminati.

I palanesi seguono un principio molto vicino al buddismo, nello specifico al Mahāyāna. Per loro l’amore è contemplazione di sé, significa essere consapevoli delle proprie sensazioni. È fondamentale prima di tutto conoscere sé stessi, imparare chi siamo per davvero: solo così si smette di essere quello che noi crediamo di essere, di identificarci con un altro che non siamo noi.

Sono perlopiù pacifisti e conservatori. Rifiutano la rivoluzione, vorrebbero che ogni cosa restasse com’è per l’eternità. Sanno indurre i pazienti in stati di trance ipnotica per aiutarli a sopportare meglio il dolore. Utilizzano una medicina particolare che consiste nell’assunzione di uno psichedelico ricavato da un fungo.

Traggono piacere dal lavoro e dalla fatica, poiché lo sforzo fisico rafforza la mente e aiuta a sublimare ogni istinto violento e atto di delinquenza. Anche le attività più banali (lavorare la terra, scalare pareti di roccia o tagliare alberi) aiutano a non cadere in tentazioni impure. Il lavoro privilegia la soddisfazione umana rispetto all’efficienza produttiva e fa in modo di non produrre mai più risorse o soldi di quanto ne siano davvero necessari.

Il controllo delle nascite e la distribuzione degli antifecondativi seguono un ritmo preciso, per evitare che la popolazione aumenti troppo ed ecceda le risorse disponibili. Non solo, i palanesi hanno perfezionato la fecondazione artificiale, in modo che i figli possano ereditare capacità straordinarie dai loro antenati e che il quoziente intellettivo di tutta la popolazione aumenti. Tutto ciò per creare una stirpe migliore dei suoi predecessori, che si migliora a ogni nuova generazione.

Ai bambini viene impartita una duplice istruzione, sia elementare che religiosa, di modo da capire quali sappiano cadere facilmente in uno stato di trance. Quelli che possiedono la suddetta abilità possono alterare il tempo e quindi hanno una migliore capacità di apprendimento: mezz’ora (soggettiva) di trance ti permette di risolvere un problema in un minuto (reale). La scuola palanese è volta a migliorare l’intelletto e il corpo allo stesso tempo.

FATE ATTENZIONE

Pala ha avuto una storia singolare: non è mai stata la colonia di uno Stato più grande che potesse sfruttare il suo suolo in maniera sistematica, né ha mai avuto minoranze religiose che potessero causare discordie a livello di fede. L’indipendenza ha reso gli indigeni autonomi e responsabili delle loro scelte. È l’isola perfetta, lontana dai ritmi accelerati del capitalismo, dalla modernità e dalla produzione sfrenata.

Ma la vera perfezione non esiste. Il mondo moderno, che i palanesi considerano sbagliato e corrotto, arriva anche in questa utopia. Difatti nella società di Pala ci sono alcuni individui che cospirano contro di essa e vorrebbero modernizzare tutta l’isola, abbondante riserva di petrolio, per creare un esercito e farsi così rispettare dal resto del mondo.

C’è da dire, oltretutto, che quello che funziona nel piccolo difficilmente sarà applicabile in ugual misura al resto del mondo. Una cultura chiusa assimila nel tempo determinate abitudini e certezze, e queste si rafforzano generazione dopo generazione. Non è facile far riadattare civiltà millenarie a una nuova linea di pensiero. Nonostante la minaccia dell’industrializzazione che preme sui personaggi come una cappa invisibile, è difficile che Pala possa cambiare da un giorno all’altro il suo pensiero, così come il mondo non può adeguarsi alla società palanese in modo immediato.

Il libro di Huxley scorre lento. Con il suo stile di scrittura ricercato, ricco di molteplici riferimenti letterari e religiosi, ti invita a prendere il tempo necessario ad assimilare le informazioni che vengono raccontate, secondo lo stesso principio con cui i palanesi introducono Will alla scoperta della loro società. Non è una mera lettura di piacere, ma una mescolanza tra romanzo e saggio. “Attenzione”, continuano a ripetere gli uccelli di quell’isola, e non è un caso. Il lettore viene invitato, quasi sfidato, a farsi due domande su quanto viene raccontato, ad assimilarlo per bene.

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