DI ORIANA FERRAGINA
I primi ricordi che ho della casa in campagna di mia nonna materna sono i muri imbiancati e l’odore di chiuso; i successivi non riguardano la casa in sé, ma i terreni circostanti, e le lunghe giornate nel fresco dell’autunno, ad aiutare i miei nonni a staccare l’uva dagli alti filari giganteschi e infiniti. Dopodiché, la portavamo nella cantina incorporata alla casa, trasformata in apposito spazio per la preparazione del vino: mi ricordo ancora quell’odore di umido e uva fermentata che riempiva l’aria, nonostante che dall’ultima volta che sono stata in quel luogo, la produzione di vino fosse stata fermata ormai da tempo e siano passati almeno quattordici anni.

Ma, tornando all’argomento di cui vorrei parlare in questo articolo, da dove nasce la tradizione del vino e come è stata legata così strettamente alla tradizione culturale italiana?
Le prime tracce di uva fermentata risalgono alla Preistoria, segno che, sin dall’inizio dell’umanità, l’uomo si divertiva ad ubriacarsi. Sparse per il mondo, infatti, sono state ritrovate tracce della bevanda: dalla Cina, fino alla Georgia, passando dall’Iran e la Sicilia. In Armenia è stata trovata la più antica cantina per la conservazione del vino risalente a circa il 4100 a.C.; insomma, il vino è stato un caposaldo della cultura umana.
Per questo, invece di parlare in ordine cronologico della lunghissima storia delle tracce della bevanda più famosa al mondo insieme alla birra, vorrei raccontare le storie scaturite da essa; sì, perché sin da quando ho memoria il vino era un elemento centrale in molte storie della mia infanzia… e non sto parlando degli aneddoti che ho sentito raccontare da mia madre sugli alcolici in genere, ma proprio delle storie e delle leggende che leggevo da piccola.
La prima storia che mi viene in mente, per esempio, è quella dell’Odissea, dove Ulisse, intrappolato nella caverna di Polifemo e senza nessuna via d’uscita apparente, fa ubriacare il ciclope in segno di amicizia, prima di accecarlo, riuscendo, con questo inganno, a fuggire insieme ai suoi compagni.
E a proposito d’inganni, un altro mito si basa su questo: quello egizio sulla dea Sekhmet che, mandata a sterminare il male nell’umanità da suo padre Ra, il dio del sole, diventa assetata di sangue, continuando ad uccidere anche dopo aver adempiuto al suo compito. Così Ra, pentito di quello che aveva scatenato, fa versare vino nelle acque del Nilo, tingendole di rosso sangue e attirando, così, l’attenzione della figlia che, cadendo nell’inganno, si ubriaca e acquieta, trasformandosi, così, nella docile dea dell’amore Hathor.
Il vino è importante anche nella Bibbia: Noè, dopo il diluvio universale, piantò il primo vitigno sul monte Ararat, per poi procedere ad ubriacarsi. Per questo, nell’iconografia classica, il padre dell’umanità dopo il diluvio è sempre rappresentato ubriaco e con una brocca di vino in mano.
Nel Nuovo Testamento sono due i momenti cardini legati al vino: le Nozze di Cana e l’Ultima Cena.
Nel primo episodio citato, Gesù si trova a delle nozze dove è finito il vino, una tragedia già nei tempi antichi, e, per risolvere la cosa, trasforma della normalissima acqua in vino; un trucco che potrebbe essere utile a molti anche oggi.
Il secondo episodio, invece, è quello che ha creato poi il rito della comunione: durante l’Ultima Cena di Cristo con i suoi apostoli, il figlio di Dio condivide con i suoi seguaci pane e vino, a simbolizzare il suo corpo e il suo sangue offerti in sacrificio per l’umanità. Questo rituale è ripreso nel culto cristiano e viene celebrato ad ogni fine messa, con la differenza che solo al prete è permesso bere il sangue di Cristo.
Il vino, comunque, è un alimento e un simbolo molto importante per tutte le culture del mondo e trova un grande spazio anche nella letteratura, come il vino aromatizzato che appare molte volte nei libri de “Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco”, ad esempio alla fine del primo libro della serie verrà portato alla morte di Re Robert Baratheon. Nei libri sui vampiri è usato molto spesso come elemento metaforico per accomunare il sangue al vino rosso corposo; questa battuta viene usata persino in un fumetto di Deadpool, “La sposa di Dracula”, dove il più famoso dei vampiri offre il “migliore dei vini” al Mercenario Chiacchierone, che però vorrebbe soltanto una pianta vicina dove versare quel “gustoso vino”.
Insomma, il vino è un caposaldo della cultura umana come lo sono il pane e le storie che vengono raccontate intorno ad un fuoco durante l’inverno per intrattenere e volare con la fantasia; il tutto diventa più facile se si è un po’ brilli di felicità, compagnia e, immancabilmente, vino.

