DI ALBERTO GROMETTO
Avete mai fatto caso a quanto si litiga al giorno d’oggi?
Si accende la tv, e in qualche talk show in onda c’è qualcuno che s’urla addosso.
Nel corso di una seduta parlamentare, ecco che ci si azzuffa come su un ring.
Vai al bar a prendere un caffè, e sta pur certo che anche lì qualcuno che litiga lo troverai!
Sapete cosa invece non si fa? Ascoltare e guardare.
Oggigiorno son tutti troppo impegnati ad azzannarsi alla giugulare per poter trovare il tempo di ascoltarsi e guardarsi a vicenda. Quello che la pensa diversamente da me è il mio nemico a prescindere, e va attaccato e affossato. Punto. E non importa se, pur nella differenza di visione, ha i miei stessi difetti, affronta i miei stessi ostacoli, ed è animato dalle mie stesse passioni. Non importa se quello lì, che crede in cose diverse dalle mie e ha valori diversi dai miei, tutto sommato così diverso da me non è. Sta dall’alta parte, mentre io sto di qua. E quindi lo devo attaccare. Beh, vi rendete conto di quanto malato sia questo modo di pensare? La vera verità è che la tendenza è quella di non ascoltare né guardare più, ma subito giudicare. E invece chissà cosa ne sarebbe dell’Umanità se per un momento – anche solo per un momento – si prendesse il tempo di vedere senza valutare. Vedere, e basta.
Quando chiesero al MAESTRO GIULIO BASE — che per chi vi scrive e per l’intero Comitato di Redazione è oramai considerabile alla stregua di un Eroe per aver portato tanto lustro e prestigio alla nostra TORINO allestendo e dirigendo IL PIÙ GRANDE TORINO FILM FESTIVAL DELLA STORIA (il 42esimo, quello targato 2024) — di scrivere, dirigere e realizzare un film sul giornalista inviato di guerra ALMERIGO GRILZ, dapprima egli non era convinto di accettare. E non gli si poteva certo dar torto! Perché? Perché quella di Almerigo è una figura che ad oggi etichetterebbero come “controversa”. Mi fa sempre ridere, personalmente, quando si utilizza questo termine – controverso – perché vuole essere come un campanello d’allarme, una spia luminosa, qualcosa che ti dice: Attenzione, questa cosa è off limits, se vai a toccarla il rischio è finire in un mare di… escrementi. Nel caso specifico di Grilz, “figura controversa” significa che politicamente era schierato a destra. Estrema destra. Diciamo pure senza mezzi termini che era vicino a idee di stampo fascista.

Ora non addentriamoci in tutto quello che è il discorso “Fascismo oggi in Italia”, che altrimenti non la finiremmo più. Ma è chiaro che sia uno dei temi più spinosi immaginabili, basta appunto accendere la tv o seguire la Politica per renderci conto di quanto questo argomento sia pungente, mordace, salace, ostico, provocatorio, tagliente e… definirlo “problematico” è davvero poco. Espressioni come “Fascistone” oppure quegli adesivi con sopra scritto “Fascisti Fanculo” son tanto diffusi quanto i saluti romani o i cori risalenti a quel ventennio di Storia Italiana. Il perché o il percome sia così ci interessa poco nell’ambito di questo articolo, ma è oggettivo che questo binomio “Fascismo Sì/Fascismo No” ce lo ritroviamo dappertutto, se ne parla in continuo e forse negli ultimi anni ha addirittura assunto caratteri ancor più forti e caustici. E nel momento quindi in cui ti chiedono di realizzare OGGI, in QUESTO PAESE, con tutto quello di cui sopra, un film su una persona che ha militato tra le file di quel tipo di politica e che ancora oggi, a quasi quarant’anni dalla morte, viene bersagliato e insultato e denigrato e osteggiato e disprezzato e fatto oggetto d’odio… se sei una persona normale ringrazi (facoltativo), rifiuti (obbligatorio) e te ne scappi a gambe levate!
Ma Giulio Base non è una persona normale. Giulio Base è un artista straordinario e – mi verrebbe da dire – un essere umano meraviglioso che malgrado le oggettive preoccupazioni, ansie e paure che un gravoso compito del genere può comportare, non dimentica due cose. Primo: il Cinema, oltre che l’Amore che in quanto cineasta vero e autentico nutre nei riguardi della Settima Arte e che lo muove da tutta la Vita. Secondo: non si scorda di quello che è giusto. Anche se ti insulteranno, e ti riempiranno di miserie, e ti criticheranno. Perché quello che certa gente (magari la stragrande maggioranza) finirà per dirti non conta nulla e non vale niente in confronto all’aver fatto quello che era giusto fare.
La ONE MORE PICTURES intuiva, sentiva, sapeva che il Maestro Base potesse e dovesse essere l’uomo giusto – probabilmente l’unico – a cui affidare la storia di Almerigo Grilz. E loro conoscono il Maestro e l’infinita appassionante curiosità che lo caratterizza, la sua tendenza allo studio, la sua inclinazione per la documentazione. Gli fornirono libri, fotografie, testimonianze, filmati, articoli. E lui più approfondiva, più si rendeva conto. Di cosa? Che Grilz in gioventù aveva senz’altro militato nel Movimento Sociale Italiano (che – ricordiamolo – è d’ispirazione neofascista), aveva nutrito valori chiaramente di matrice fascista, fu impegnato a darsele di santa ragione con i nemici coetanei di sinistra nel corso di proteste e contestazioni studentesche che sfociarono in pestaggi ed arresti, e aveva pure scritto e detto molto a riguardo dei suoi ideali. Però aveva anche deciso di mettere a rischio la sua propria vita partendo dall’altra parte del Mondo alla volta dei luoghi di guerra più pericolosi possibili, mettendo a repentaglio sé stesso e la sua incolumità per amore dell’informazione, incurante delle minacce alla sua esistenza, animato dalla volontà di raccontare il significato e l’essenza stessa del dolore e della sofferenza che lì si pativa attraverso reportage e riprese video e foto, sperimentando quello stesso dolore e quella stessa sofferenza sulla sua pelle.

Ecco, ora… non è che una cosa esclude l’altra. Il fatto che da giovane abbia militato nell’estrema destra e il fatto che sia stato nei fatti un Eroe del Giornalismo possono coesistere. E anzi, coesistono. E uno non deve dimenticarsi di una cosa pensando all’altra, e viceversa. Almerigo Grilz è stato entrambe le cose. E non ci vedo nulla di controverso in questo. Né contraddittorio. Ma è Verità.
E, al contrario di quanto si possa pensare, la Verità non la si vede guardando sempre lo stesso punto, per quanto si possa “andare in profondità”, stando però sempre fermo da una sola prospettiva. La Verità la si vede anzi proprio facendo l’esatto contrario, e cioè allargando il proprio campo di visuale, ampliando il proprio sguardo, abbracciando tutto quanto insieme.
Man mano che si documentava, Giulio Base conosceva e scopriva aspetti di Almerigo di cui NON si parla minimamente. E ne rimaneva incuriosito, intrigato, affascinato. Quando si legge di quegli eroici giornalisti di guerra morti sul campo – proprio come sarà per l’ancora troppo giovane Grilz – questi non è mai nominato. Mai. Perché una figura tanto interessante e che in nome della sua passione ha perso la vita, non viene raccontata? E quando poi il Maestro si imbatté nella polemica, LA grande polemica, quella nata attorno al dedicargli una targa commemorativa o meno, capì. Capì che non era giusto. E capì che toccava a Lui. E Lui non si sarebbe tirato indietro. E non l’ha fatto. Il soggetto, la sceneggiatura e la regia di questo gioiello recano la sua firma. E anche se lui sapeva che le polemiche sarebbero state tante – e ci son state! – se ne è fregato. Perché critiche e polemiche non hanno peso di fronte a quello che era giusto fare.
Potrai anche essere fascista o comunista, nero o rosso, di destra o sinistra, ma le tue idee non valgono niente e sono nulla se ti dimentichi di quello che conta più d’ogni altra cosa: fare ciò che è giusto.
Ma come fare?, questo è il punto vero. Come riuscire a raccontare un uomo senza giudicarlo? In un Mondo che vive sugli estremismi e le divisioni quale il nostro, come si attraversa una vita ritenuta, sì ancora quella parola, “controversa”, senza scadere nella piena assoluzione oppure nella condanna totale, lasciando ideologie, pregiudizi e ideali personali da parte? Un modo per farlo c’era. E se lo stesso Almerigo, come racconta il film, ha lasciato il Mondo della Politica per abbracciare completamente quello del Giornalismo più puro e dell’onesta Informazione, così il Maestro Base ha deciso di affidarsi alla sua passione più grande per fare quello che in cuor suo sentiva che era giusto fare: il Cinema. Il guardare e ascoltare nella loro forma più genuina, autentica, vera.

Ed è così che il Maestro sceglie di agire. Non racconta la storia di un eroico inviato di guerra morto sul campo. Né quella di un militante fascista che faceva a botte per i valori che riteneva giusti. No. Lui ha l’intuizione efficace e geniale di raccontare piuttosto la storia di un ragazzo, che poi diventerà un giovane uomo. Come te, come lui, come tutti noi. Come chiunque di Noi lo è stato. Non un individuo pericoloso, ma nemmeno un sant’uomo. Ma “uno di Noi”. Nel Bene e nel Male. Perché Giulio Base prima di tutto, come ha sempre fatto nell’arco della sua carriera, sceglie di guardare all’umanità. Al fatto che è un Essere Umano. E quindi – prendendosi anche quelle licenze poetiche che ogni cineasta sa di doversi prendere anche quando racconta storie realmente accadute – narra della vicenda di questo giovane temerario che si interessava alla politica, che aveva una ragazza con cui però le cose non andavano troppo bene, che voleva fare la differenza e che, come chiunque, avrà sia sbagliato sia fatto cose belle, ma che credeva sempre di essere nel giusto. E che aveva passione e ardore ed entusiasmo e amore.
Ripenso a quando ancora viveva stabilmente a Trieste ed era uno studente universitario. Ripenso al (BELLISSIMO!) rapporto fatto d’odio e amore che aveva con l’avversario (ma forse non così nemico?) suo coetaneo che… sì, stava a sinistra… ma forse non era poi così diverso da lui. Ripenso a quando un bel giorno, di punto in bianco, decise con i suoi due amici più cari di fondare un’agenzia di stampa. Ragazzi, ma perché non ci inventiamo dal nulla questa cosa qua? Certo, poi “questa cosa qua” avrebbe fatto la differenza, avrebbe lottato perché tutti sapessero, avrebbe sopportato critiche e insulti pur andando avanti lungo il suo impervio percorso. Ma la sua nascita viene raccontata con un calore così grande ed empatico e soprattutto umano che, davvero, sembra di vedere dei ragazzini che nella loro camerretta scelgono di fondare un club tutto loro! Come la chiamiamo?, chiede uno dei tre. Boh, chiamiamola “Agenza Noi Tre”! Il nome dell’agenzia sarà infine quello che il film sceglie di omaggiare fin dal suo titolo, un nobile volatile che può volare ovunque, nei posti più lontani, e fare quello che ogni vero giornalista e cineasta dovrebbe fare nel momento in cui sceglie di raccontare: e cioè osservare, spingendosi il più lontano possibile con lo sguardo.

Ne nasce una perla che non vuole ostentare, urlare, gridare, strillare, litigare. Anche se farà litigare. Ma non è quello che «ALBATROSS» vuole. Piuttosto quest’opera forte e audace e bellissima vuole guardare e ascoltare, appunto. Accostarsi con umiltà e rispetto e voglia di raccontare alla Storia che desidera narrare, proprio come faceva Almerigo. E come Almerigo veniva osteggiato a prescindere per via delle sue idee politiche al punto che veniva pubblicato in Italia solamente sotto pseudonimo, così questo film è stato già criticato in partenza: però, come il protagonista di cui racconta, va avanti per la sua strada, non si ferma e decide di non far finta di niente, di non limitarsi a dire “E io che ci posso fare?”, girandosi dall’altra parte. Perché riconosce di avere una responsabilità, nei riguardi del genere umano tutto, e di avere il dovere di portarla avanti. Come è stato nel caso di Giulio Base quando scelse di mettersi completamente al servizio di questa Storia, senza preconcetto alcuno, con l’intenzione di comprendere piuttosto che giudicare, come solo i Grandi Narratori sanno e possono fare.

Le fa davvero molto onore, Maestro, aver avuto il coraggio di raccontare una storia del genere. Per assumersi sulle proprie spalle una responsabilità così pesante, e gravosa, e drammatica ci vuole un coraggio da leoni e un amore folle nei riguardi della Verità e della Giustizia e del Raccontare Storie. Fortuna per Almerigo che c’era Lei. E io sono veramente orgoglioso di conoscerLa e di aver potuto applaudirLa dal vivo quando è venuto a presentare il Suo straordinario film presso i nostri media partners e carissimi amici del CINEMA REPOSI di TORINO. E rinnovo tutta la stima e l’ammirazione che Le ho espresso in quell’occasione anche qui per iscritto. Almerigo era una persona che aveva scelto di rinunciare alla “vita comoda”, come disse al guerrigliero mozambicano con cui condivise uno dei suoi ultimi pasti, prima che un proiettile vagante ponesse fine ai suoi giorni. Questi aveva detto ad Almerigo che lui avrebbe mille e più volte scelto di far la bella vita in Italia avesse potuto, invece di andarsene dall’altro capo del Mondo a combattere una guerra che manco lo riguardava. Ma Almerigo no. E questo perché sentiva che quella guerra lo riguardava, anche se non era mai stato in Mozambico in vita sua. Allo stesso modo – e mi rivolgo al Maestro Giulio Base – Lei non era tenuto a interessarsi alla vicenda di un uomo che adesso non è più qui tra Noi e che non può difendersi. E invece sentiva che la cosa La riguardava. E questo perché ci riguarda tutti, proprio in quanto Esseri Umani. Lui, che ha scelto di farsi testimone di alcuni dei più tragici fatti della Storia Umana per quasi un decennio, vivendo ogni giorno nella consapevolezza che potesse essere l’ultimo, con i proiettili che gli passavano accanto alla nuca, aveva deciso di trascorrere le sue giornate tra povera gente sventurata con nulla da perdere, abbandonata a sé stessa e dimenticata. E di cui lui voleva raccontare la Storia. Perché sentiva che quella Storia era UMANA. Lei, Maestro, per la stessa ragione, a dispetto di quello che avrebbe dovuto passare per aver realizzato questo film, ha scelto di raccontare con umanità l’umanissima storia di Almerigo. Perché sa bene che chiunque, dal più povero al più ricco, socialista o capitalista che sia, fascista estremista o comunista marxista, chiunque tra Noi prima di qualsiasi altra cosa è – o dovrebbe essere – un Essere Umano. Perciò mi tolgo il cappello di fronte a Lei.


La Bellezza di questo gioiello sta nel suo voler essere ponte tra le persone, diverse negli ideali in cui credono e nelle idee che hanno ma simili proprio perché hanno ideali e idee in nome dei quali lottano. Al di là delle ideologie, se hai una passione coltivala. Se hai un sogno, prenditene cura. E ne troverai tante di difficoltà lungo il cammino, e di incomprensioni. Ma sta ad ognuno di Noi ricordarsi che siamo tutti diversi ma siamo tutti Esseri Umani. E che a volte bisogna semplicemente voltare pagina, senza per questo rinunciare ai propri valori. Avere valori va bene. Finché questi però non ci rendano ciechi, e non ci facciano dimenticare di essere persone giuste. Che, al di là di ideologie e pregiudizi, rimane la sola cosa giusta.
La Politica, i dibattiti in tv e le discussioni da bar spesso si dimenticano di questo. Ma fino a quando avremo il Cinema – e film come quello di Giulio Base a ricordarci che attraverso la Settima Arte si può arrivare là dove in Parlamento o sui giornali non si può arrivare – allora la speranza di un mostrare vero senza giudicare esiste. Allora la speranza di un dialogo vero, empatico e umano non morirà mai. Perché i partiti, i governi e le correnti politiche passano e se ne vanno. Ma i film, oh, i film sono per sempre.




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