DI ALBERTO GROMETTO
Se mi chiedessero cosa è stata inventata prima tra la Scrittura e la Lettura, io risponderei senza esitazioni la Scrittura. Prima che ci fosse qualcosa da leggere, qualsiasi cosa, anche scritta coi piedi, inevitabilmente si è dovuto per forza scrivere.
Se mi domandassero cosa è nata per prima tra la Danza e la Musica, risponderei indubbiamente la Musica. Però subito dopo è arrivata la Danza, magari giusto nel quarto d’ora successivo. Tanto non lo sapremo mai, in questa Vita. Ma sicuramente sarà una delle prime cose che chiederò quando lascerò questo mondo.
Se mi si ponesse invece il quesito: È nata prima la Musica o la Scrittura? Senz’altro la Musica, perché per scrivere bisognava prima inventare le lettere. Mentre per quanto riguarda la Musica, a dispetto certamente della fondamentale importanza delle note che ci metteranno ancora un po’ ad arrivare, essa nasce nel momento in cui viene prodotto rumore. Appena l’uomo sentì che sbattendo due pietre ne nasceva qualcosa di bello, ecco, lì nacque la Musica.
E ora giunge il quesito con la Q maiuscola: il Teatro invece? Quando nacque? Beh, per me è chiaro. Evidente. Cristallino.
Il Teatro è nato prima di qualsiasi altra cosa. Nel momento in cui un Essere Umano ha guardato ad un altro Essere Umano e gli ha voluto dire qualcosa, lì è nato il Teatro. Esso esiste da sempre e per sempre, e continuerà ad esistere in eterno. Qualora scomparisse, vorrà dire che è scomparsa anche la vera essenza dell’Umano, che è sempre stata interessarsi e cercare di capire l’Umano. Se oggi dicono che il Teatro è un’Arte che sta sparendo, significa allora che gli esseri umani si stanno disinteressando agli altri esseri umani. E questo significherebbe la Fine del Mondo.
Prima della Scrittura non può non essere nato il Teatro. E questo perché il Teatro non ha bisogno, nella sua essenza più primordiale e primitiva, di essere scritto.
Ma siamo sicuri che il Teatro sia stato inventato prima della Musica? Nel momento stesso in cui un cavernicolo brandendo due pietre ha detto… o anche solo fatto capire all’amico… Vediamo che succede sbattendo due pietre una sopra l’altra!, ecco… quello era già Teatro.
E invece tra la Pittura e il Teatro? Potrebbero iniziare a sorgere dei dubbi. Ma non per me. Continuo a rispondere: il Teatro. Per lo stesso discorso fatto a proposito della Musica. Prima di dipingere quei bisonti sulla pietra della propria caverna, un primitivo lo avrà sicuramente detto ad un altro primitivo.
Dirò di più: credo fermamente che il Teatro sia nato pure prima del Linguaggio. Quando ancora non sapevamo mettere in fila più di due sillabe e si comunicava solo a grugniti e versacci, nel momento in cui si voleva dire qualcosa, qualsiasi cosa, ecco che quello era Teatro.
Fare Teatro significa dire qualcosa, anche quando non hai le parole. Specie se non hai le parole! Fare Teatro significa suscitare un’emozione in qualcuno. Quantomeno provarci. Fare Teatro significa pure cambiare il mondo.
Esatto, fare Teatro significa sfidare gli dei, quegli stessi dei che non vogliono vederci far Teatro perché son contenti di come hanno creato il mondo e della rappresentazione che hanno dato alla realtà. Non vogliono darci alternative rispetto a quello che hanno fatto. Facendo Teatro, noi produciamo e rappresentiamo un’alternativa fuori dal contesto che loro hanno costruito. Ridisegniamo il mondo come vogliamo, o quantomeno gli diamo un significato che sia nostro, e non imposto da qualcheduno.
Non a caso uno spettacolo teatrale viene inscenato quasi sempre di sera, quando il Sole è ormai tramontato e il buio trionfante la fa da padrone. Se ci pensate, non è per nulla conveniente far Teatro di notte. Non lo è oggi che c’è la corrente elettrica e non lo era ieri quando v’era il fuoco primitivo dei cavernicoli. Eppure è dall’inizio della Storia dell’Umanità che combattiamo per illuminare la scena teatrale invece di accontentarci della luce del giorno. Gli dei ci dicono che abbiamo il Sole fino ad una certa ora, e dopodiché dobbiamo andarcene a dormire. Ma noi teatranti diciamo NO, noi presentiamo un’alterativa al mondo in cui ci avete messo, e lo facciamo di notte!
Perché i bambini non vogliono mai andare a dormire? Perché hanno paura di essere divorati dal buio e dalle tenebre perenni. Il terrore è quello di finire mangiati oppure che il mondo finisca nell’oscurità. E alla fine pure una volta cresciuto quella strana sensazione ti rimane appiccicata addosso. E allora che facciamo noi? Ci mettiamo intorno al fuoco e raccontiamo Storie. E quello è il Teatro!
Ma cosa raccontavamo intorno al fuoco, ai tempi in cui eravamo cavernicoli grugnosi? Quello che raccontiamo oggi alle cene con gli amici. Raccontiamo di Noi. Mettiamo in scena l’Umano. Mentre gli esseri umani dovrebbero andarsene a dormire, o in alternativa essere mangiati, quelli si incontrano e raccontato Storie facendo il tifo, nonostante tutto e a dispetto di tutto, per l’Umano!
È arrivato il buio e io, povero primitivo, non posso farci nulla. Non posso andare a caccia, né pescare. Non ho nulla da fare perché è Oscurità. Però ho bisogno che l’umano sopravviva la notte. Ho bisogno di stare con l’umano. Pensiamo anche ai piccoli che, ieri come oggi, prima di andarsene a dormire vogliono l’iconica “favola della buonanotte”. Sono assonnati, stanno per addormentarsi, eppure con un ultimo fiato residuo chiedono gli venga raccontata una Storia. E tu adulto sai già che non la sentiranno tutta questa Storia, forse nemmeno l’inizio, ma la racconti ugualmente.
Storie, Storie, Storie e ancora Storie! Le pubblicità in televisione, le chiacchiere al bar, i pettegolezzi della giornata… queste sono tutte Storie! Sono la dimostrazione che l’umano non è pago dell’umano, ma ne vuole sempre di più. E questa cosa qua è il Teatro.
Il Teatro è l’arma grazie alla quale combattiamo l’orrore del mondo, lo strumento per mezzo del quale prendiamo l’inconoscibile a cui non vogliamo né possiamo dare un nome e lo rappresentiamo, lo facciamo nostro, ci flirtiamo insieme, ci giochiamo, lo esorcizziamo e lo significhiamo. Cioè gli diamo un senso che forse manco ha, o che comunque a noi umani è precluso, irraggiungibile.
Noi prendiamo le nostre paure, le nostre ossessioni paranoiche e le nostre dolorose sofferenze e ci tuffiamo dentro con tutte le scarpe. Noi, cavernicoli ieri come oggi, invece di metterci a dormire e attendere come fossimo morti che le belve feroci e gli animali spietati ci vengano a sbranare… Noi, eterni birbantelli, decidiamo di accendere il fuoco e rappresentiamo alla nostra maniera quello che ci succede, andiamo incontro a quel terrore che nella Vita vera, quella che viviamo di giorno, evitiamo.
Così sono fatti gli Umani. Raccontano di loro stessi, del loro esistere, del loro modo di stare al mondo, di quanto siano buffi, di quanto facciano soffrire, di come non li si sopporti, di quanto ci manchino. Giocano a stare svegli il più possibile quando invece dovrebbero andarsene a dormire ed essere così nelle condizioni il più possibile vicine ai morti.
I rompipalle giovinastri vanno in posti con musica altissima e fortissima e a tutto volume che tiene svegli. E i rompipalle vecchi protestano e dicono: C’è gente che DEVE dormire! E i giovinastri: Piuttosto, c’è gente che VUOLE morire!
Alto dibattito che ci accompagna dall’inizio dell’Umanità, quello della Gioventù contro la Vecchiaia. Anche ai tempi delle Danze e delle Storie intorno al fuoco, i Vecchi davanti alle loro grotte dicevano ai Giovani di andarsene a dormire. Sì, più o meno, deve essere andata proprio così!
Dunque la domanda giusta da porsi, giunti a questo punto, è: come venne al primo teatrante della Storia dell’Umanità di tentare di raccontare qualcosa sull’Umano agli altri Umani?
Se tutte le sere le si passa stando intorno al fuoco, non c’è nulla da fare a parte guardare queste maledette fiammelle. Poi però qualcuno se ne sarà uscito dicendo: Ma se ci raccontassimo qualcosa? E raccontando qualcosa, quella notte intorno a quel fuoco, quel qualcosa lo si è inscenato. Ma cosa sarà quel qualcosa che si è raccontato? L’Umano stesso. In un mondo privo di cellulari, social, distrazioni di sorta… la sola cosa interessante è quella cosa di cui ancora oggi ogni Storia che raccontiamo parla: Noi.
Questo significa essere egocentrici? Il narcisismo era già stato inventato all’epoca?Semplicemente non c’era altro di cui parlare se non dell’Umano stesso. La Teatralità si basa su questo, del resto: la Rappresentazione di qualcosa che riguarda tutti Noi.
Certo, poi qualcuno ha detto BRAVO!, e allora la frittata era fatta, è nato l’Esibizionismo e con esso tanti egocentrici. Ma all’inizio non volevamo che ci dicessero BRAVO. All’inizio tutto quello che volevamo era produrre qualcosa in chi ci ascoltava. Prendere qualcosa che ci era accaduto e restituirlo agli altri esseri umani per far sì che la cosa più straordinaria possibile capitasse: Emozionarli, Stupirli, Meravigliarli. Far sì che si ricordino. Che si ricordino di qualsiasi cosa abbiamo loro da raccontare. Perché alla fine quella è la vera, luminosissima, Immortalità con cui possiamo combattere e vincere ogni tipo di buio possibile.