DI ORIANA FERRAGINA
UN GRANDE RINGRAZIAMENTO ALL’ALTRA CO-AUTRICE DI QUESTO ARTICOLO: “REA JAEGER”, REDATTRICE DI “OLTRE LO SCHERMO E LE RIGHE”, REALTÀ DELLA QUALE NOI DI “MERCUZIO AND FRIENDS” SIAMO FIERI E ORGOGLIOSI AMICI.
Nel giorno della ricorrenza della nascita di Sir Arthur Conan Doyle celebreremo l’avvenimento mostrando come, ancora oggi, i suoi scritti continuino ad influenzare la cultura di massa. Tratteremo delle opere originali del maestro e delle diverse trasposizioni che ispirano non solo la letteratura, ma anche il cinema, le serie televisive, la fumettistica, l’animazione e persino, in Giappone, la popolare cultura dei manga e degli anime.
Perciò, senza indugi, immergiamoci nel mondo espanso e condiviso di Sherlock Holmes.
I romanzi e i racconti di Conan Doyle
Lo scrittore inizia il suo percorso lavorativo come medico, successivamente intraprendendo la carriera letteraria e, nel 1887, pubblica il primo romanzo, a puntate, della serie: “Uno Studio in Rosso”. A quel tempo Conan Doyle non immaginava che di quest’opera avrebbe realizzato il seguito con “Il Segno dei Quattro”, né che, a queste due, sarebbero seguite altre 58 opere, tutte incentrate su Sherlock Holmes e le sue avventure.
Attraverso il proprio alter ego, il Dr. John H. Watson, il maestro racconta le avventure investigative del protagonista, un uomo ferrato nella scienza, con un’acuta capacità d’osservazione, perspicacia e capacità di deduzione, per le quali è in grado di leggere la scena del crimine come un chiromante, notando particolari che qualsiasi altro individuo si lascerebbe sfuggire; oltre a questo, Sherlock è famoso per essere eccentrico, bizzarro, squinternato, talmente dedito al proprio mestiere da non farsi distrarre da altro, neanche dalle donne.
Lo smisurato successo delle storie del consulente investigativo condusse Conan Doyle a finire per odiare il suo personaggio, portandolo a farlo morire; purtroppo, i fan dell’opera spinsero il direttore del giornale su cui Doyle pubblicava la sua storia a mettere pressione sullo scrittore, che fu costretto a riportare in vita il cinico consulente di Scotland Yard, con la conseguenza che l’autore odiò ancora di più questo personaggio che non sembrava nemmeno più una sua creazione.

I media e le rivisitazioni
Dai libri del maestro sono state tratte molte trasposizioni, che col tempo sono aumentate e hanno finito con l’assumere caratteristiche proprie, creando rivisitazioni e diverse interpretazioni di Sherlock Holmes e delle sue avventure. Un caso fra questi sono i romanzi apocrifi, scritti anni dopo la morte di Conan Doyle, nei quali possiamo trovare approfondimenti dei personaggi più importanti, oltre al protagonista, fra cui il Professor Moriarty e Irene Adler, oppure possiamo scoprirvi dei crossover con altri classici del poliziesco, e, ancora, crossover con altri generi, come nelle storie di Arsenio Lupin, creato da Maurice Le Blanc, nella quale il personaggio di Holmes è preso e trasformato in una macchietta parodistica, a cui, lo stesso scrittore francese, cambiò il nome, chiamandolo Herlock Sholmes; che poi, trattasi dell’anagramma del nome del personaggio stesso.
Inoltre negli apocrifi troviamo episodi dove Holmes compie le sue indagini su casi realmente accaduti, come quello di Jack lo Squartatore, oppure dove il detective si fa visitare dal celeberrimo Sigmund Freud per curare la propria dipendenza dalle droghe.
Insomma, gli scritti di Doyle presero subito piede e iniziarono ad influenzare il lavoro di molte persone, che vollero celebrare l’autore inserendo il suo personaggio più famoso nelle loro opere.



Le rivisitazioni ci mostrano i personaggi, soprattutto Sherlock, su un campo anche psicanalitico, per cui sono sorte teorie che sostengono che Holmes sia una personalità borderline o un autistico ad alta funzionalità, come viene presentato nella serie televisiva della BBC. Sono sorte persino supposizioni a favore dell’ipotesi che Sherlock possa essere queer, tanto più che c’è chi lo shippa con Watson o addirittura con Moriarty; su questo fronte, Holmes viene spesso messo insieme ad Irene Adler, che, secondo i gossip dei fan, è l’unica donna di cui il detective s’innamora, seppur, nel racconto “Uno Scandalo in Boemia”, Watson dichiari apertamente che l’interesse di Sherly per la donna non fosse di tipo romantico.

Del resto, il personaggio di Sherlock, oltreché nei vari libri apocrifi citati, è stato il protagonista anche di alcuni filoni per bambini, dove si cercava di dare un passato all’uomo, spiegando da dove venissero tutte le conoscenze che la sua controparte adulta sfoggia nei romanzi di Doyle: nasce così la catena di libri per ragazzi “Young Sherlock”, dalla penna di Andy Lane, dove seguiremo il giovane investigatore che si approccia ai suoi primi casi e inizia a raccogliere le conoscenze necessarie per risolverli, grazie anche all’aiuto di maestri abili e inaspettati, come un vecchio investigatore americano della Pinkerton, che gli insegnerà anche i fondamenti della box.
Un’altra serie di libri per ragazzi, questa volta nati dalla penna di Alessandro Gatti, mette in scena le avventure del giovane Sherlock, che, in questo filone, verrà affiancato dai giovani Arsene Lupin e da Irene Adler, il cui punto di vista è alla base di questi scritti; queste avventure sono raccontate nei romanzi raggruppati sotto il nome di “Sherlock, Lupin e io”.
I manga
Come dicevamo all’inizio dell’articolo, Sherlock Holmes ha interessato molto persino la cultura giapponese. Dopo la fine del Periodo Tokugawa (1603-1868), infatti, il Giappone si riapre al mondo esterno, e l’Occidente inizia a imporre gran parte della propria cultura a quella orientale, compresa quella letteraria. Nell’Arcipelago vengono importati scritti stranieri e, presto o tardi, arrivano anche i romanzi e i racconti di Sherlock Holmes, che diventano popolari grazie anche allo stile vittoriano, il quale pervase il Giappone del Periodo Meiji (1868-1912) e che ancora nei tempi odierni influenza i gusti dei giapponesi, specie nei manga dai toni e dallo stampo occidentali.
Vengono prodotte molte opere poliziesche dove sono presenti indagini e misteri dallo sfondo sherlockiano. Fra queste, la piú acclamata è sicuramente “Detective Conan”, dove il protagonista, Shinichi Kudou, diventa consulente detective della polizia di Tokyo proprio per seguire le orme del suo idolo cartaceo, ovvero Sherlock Holmes; e dopo il capolavoro di Gosho Aoyama, sono seguiti altri manga che, in vari modi, hanno ripreso il più famoso investigatore dei romanzi, introducendolo tra le loro pagine: da “Sherlock”, che riprende gli episodi della serie della BBC e li mette in bianco e nero su carta, a “Bungo Stray Dogs”, dove viene introdotto lo stesso autore di Sherlock come uno dei personaggi principali. Del resto, questa non è neanche una novità del manga scritto da Kafka Asagiri e disegnato da Sango Harukawa: in uno degli archi narrativi di “Black Butler”, infatti, anche Yana Toboso introduce una giovane versione dell’autore dell’eccentrico detective, fornendo una sua personale spiegazione di come a quest’ultimo siano venuti in mente sia il personaggio principale dei suoi romanzi (Sherlock) sia quello del suo antagonista (Moriarty), che gli sono stati ispirati rispettivamente dal travestimento di Sebastian (quando deve cercare di risolvere gli omicidi in casa Phantomhive) e da Ciel (il quale rivela allo scrittore la sua vera faccia, al termine dell’avventura passata insieme); lei inoltre spiega anche il perché Doyle fosse ossessionato dall’occulto, visto che il maggiordomo demoniaco mostra la sua natura poco terrena, facendo correre via a gambe levate il pover’uomo e facendogli tenere la bocca chiusa fino alla sua vecchiaia su quanto accaduto quella sera nella magione del conte bambino.








E qui ci fermiamo, per rivedervi alla prossima e ultima parte dell’articolo, dove finiremo di trattare l’influenza che hanno avuto gli scritti di Doyle sulla nostra cultura moderna di massa.
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