DI ORIANA FERRAGINA
A quasi un anno dall’inizio della mia lettura, sono finalmente riuscita a terminare la faticosa avventura di Omega e compagni nella loro missione per fermare l’apocalisse zombie nel continente di Panteia; questo nonostante le molte guerre intestine tra i vari regni e lo scetticismo circa la notizia che il famoso mago oscuro non-morto Xankroz sia ritornato sul continente e stia iniziando la sua campagna contro i vivi per evocare il dio della morte Thaal e rendere ogni essere vivente un morto sotto il suo controllo; e no, non sto scherzando. Questa è la trama di “Ambrushur”, nato dalla penna di Max Peronti nel novembre del 2022 e che, nonostante la storia appassionante e ricca di colpi di scena, è veramente ostica da finire, dato il modo in cui è stata esposta la vicenda.

Infatti, per quanto mi sia appassionata alla storia narrata nel libro, il tutto è raccontato troppo velocemente: dialoghi frettolosi, battaglie campali descritte rapidamente, il tutto unito al fatto che, essendo la prima stampa, ci sono ancora alcuni errori di battitura e consecutio temporum che vanno revisionati. Questo va ad inficiare quello che l’autore ha voluto raccontare: perché, nonostante i personaggi siano ben delineati con poche semplici frasi e con le loro azioni e la trama sia, come detto, avvincente, questo non impedisce di notare il fatto che tutti sembrano correre, persino l’autore che sta scrivendo!
Di certo non aiuta il fatto che l’autore continui a cambiare il punto di vista da un personaggio all’altro e da un luogo all’altro perché, se fosse solo per i personaggi principali costretti quasi all’inizio del romanzo a dividersi in squadre per andare a caccia di alcuni oggetti vitali per sconfiggere il mago oscuro Xankroz, sarebbe stato confusionario ma abbastanza facile da seguire: l’unica cosa che dovevi ricordarti era chi era chi e con chi fosse e dove stesse andando e cosa stesse cercando e il gioco era fatto. Ma, purtroppo, non è così: perché non appena i nostri eroi sono stati tutti presentati, ecco che l’autore salta ad un altro personaggio, in un altro luogo, per poi passare ad un terzo personaggio, dall’altro lato del continente, che sta facendo tutt’altra cosa, con tutt’altre persone, per poi passare ad un quarto nuovo personaggio che sta facendo ancora un’altra cosa diversa, in un altro luogo ancora e con ancora altri personaggi di sottofondo… è stancante!
È un continuo saltare da un punto all’altro della cartina (e, alcune volte, da un punto all’altro della linea temporale), confondendo, alle volte, il lettore su cosa stia realmente succedendo in quel punto della storia, per poi ritornare ai personaggi principali di cui, ovviamente, ti sei dimenticato completamente persino i nomi, perché come puoi pensare di ricordare i nomi dei nove personaggi che sono partiti in missione quando non hai potuto conoscerli nemmeno per un capitolo scarso e con dialoghi frettolosi? Giuro, ho passato più tempo a scrutare la cartina disegnata all’inizio del libro che ha leggere la storia in sé!

Per non parlare di alcune logiche dei combattimenti; seriamente, in una parte del romanzo pensavo fossi finita nel bel mezzo di una partita di Dungeons & Dragons e che uno dei giocatori avesse fatto un lancio talmente schifoso che il suo personaggio, per colpa di quel tiro, fosse morto!
In sostanza: premesse giuste e trama avvincente, ma l’autore si doveva prendere un pochino più di spazio e tempo per completare l’opera e pubblicarla; e magari far controllare un’altra volta la prima bozza, perché oltre agli errori grammaticali, sintattici e di battitura, ho beccato anche una svista con le date: nel prologo, si racconta la vicenda di padre e figlio che riescono a sfuggire da alcuni non-morti e la dicitura di mese e luogo prima del capitolo dice che ci troviamo nel quinto mese del 1087; ma quando rincontriamo padre e figlio nel quinto capitolo, la dicitura dice che siamo nel quarto mese del 1087, nonostante si continui il racconto della fuga dei due dai non-morti, che ormai hanno invaso tutta l’isoletta su cui abitavano.
Alla fine, la storia è promettente; è l’esecuzione che lascia a desiderare.

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