My Hero Academia

DI GIOSUE’ TEDESCHI

In un mondo in cui tutti hanno un potere speciale, un loro quirk, il protagonista della storia è Deku che – forse in modo non così inaspettato – quirk non ne ha. Lui è un ragazzo totalmente normale. Be’ forse totalmente no. 

Ha un migliore amico, Bakugou, che però non ricambia la sua amicizia. Anzi, vediamo come da bambini il piccolo Bakugou non perdesse occasione di mostrare il suo potere. Cercando sempre di mostrare a Deku come lui fosse semplicemente un idiota, un debole e in poche parole un senza speranza. Quella che si sviluppa tra i due è una relazione di rivalità tossica, con i suoi semi già nell’infanzia, e che rimarrà tale per molto molto tempo. Solo quando Bakugou riuscirà a maturare abbastanza da accettare il perdono di Deku (possibile una volta guadagnata la forza fisica) la loro relazione potrà cambiare in qualcosa di più simile a un’amicizia. Qui per la prima volta ci viene fatto vedere quello che è il vero potere di Deku – vero nome Izuku Midoriya – ossia: non arrendersi mai. Avere un cuore puro e una mente semplice che gli permettono di concentrarsi su una cosa alla volta e metterci tutto sé stesso. Ebbene sì, è un altro di *quegli anime*.  

Midoriya è un personaggio leggermente stereotipato ma non per questo dovresti stare alla larga da quest’anime. Semplicemente rientra pienamente nel genere shonen, tematiche per ragazzi, che io stesso consumo nonostante possa risultare, occasionalmente, ripetitivo. Se vogliamo parlare di particolarità riguardo a My Hero Academia, all’interno degli shonen, potremmo dire che è piuttosto realistico per appartenere a un genere che non si presta a essere crudo. Eppure quella di Midoriya quando lo conosciamo è sofferenza pura. Un tipo di sofferenza tanto vero quanto comprensibile perché ci possiamo rivedere in ogni sua lacrima. È quindi facile capire perché non possiamo fare altro che amarlo procedendo nella storia: lui trova la forza, la stessa che noi vorremmo avere nella sua situazione, di reagire e prendere in mano le sue sorti. 

Tu che guardi per terra”, potremmo dire della madre di Deku, parafrasando un grande artista. Pratica, con i piedi per terra, preoccupata per il futuro. Vede il grande sogno di suo figlio di diventare un Hero, un eroe che protegge i civili con i suoi poteri da coloro che li usano per intenti malvagi. Una madre preoccupata perché sa che il sogno di suo figlio è irrealizzabile in quanto lui non ha poteri, distrutta come solo una madre può esserlo mentre guarda suo figlio andare incontro ad un grande dolore che non può evitargli. “Io che guardo nel cielo”, potremmo dire del nostro Midoriya, continuando la parafrasi, che nonostante abbia la sua stessa madre contro di lui non accenna nemmeno a lasciar andare il suo sogno.

Se non hai mai visto l’anime – o letto il manga – a questo punto ti starai chiedendo su cosa possa mai basarsi la storia visto che questo ragazzino, per quanto buon cuore possa metterci, non ha poteri. Naturalmente non potrebbe competere in una società di supereroi senza avere qualche vantaggio dello stesso tipo. Ecco che entra in scena All Might che, donandogli un capello, gli passa il potere del One For All. L’uno per tutti. Un grande potere di dubbie origini, tramandato da un possessore a un altro da molto tempo. Ad ogni passaggio questo potere diventa più forte grazie all’esperienza del precedente portatore. Il fisico del giovane Midoriya purtroppo non è forte abbastanza da sopportare un tale potere esplosivo e all’inizio si ferisce ripetutamente – anche in modo grave– cercando di utilizzarlo. 

Tutto il primo arco narrativo di My Hero Academia è dedicato, con i dovuti detour, le scene di allenamento, i conflitti interni e quant’altro, a portare a termine l’ancestrale scontro tra i due poteri – apparentemente – più potenti del mondo. Il One for All e la sua arci nemesi: l’All for One. Sarebbe interessante indagare le varie dinamiche tra questi due poteri e le loro implicazioni sociali… ma perché dovrei preoccuparmene quando c’è un anime (My Hero Academia) che l’ha già fatto? 

La storia di Deku è molto lunga e complessa, segue molte saghe e svariati nemici, è impossibile sviscerarla tutta – per questo tento un approccio più generale. Personalmente ho amato l’inizio di questa storia mentre, proseguendo, ho trovato che perdesse un po’ del suo mordente emotivo. Seppure i combattimenti siano sempre più epici e riescano a tenere col fiato sospeso per vari episodi di fila. Trovo che i combattimenti abbiano preso, lentamente, un posto di primo piano nella storia mentre era l’emozione portata dai desideri di Midoriya che ci teneva incollati allo schermo. 

Una sfortunata conseguenza dell’esponenziale crescita di poteri dei protagonisti, al servizio della storia, è che ci ha fatto trovare nella situazione in cui dei ragazzi che non hanno ancora finito la scuola sono forti quanto, se non più, dei top Hero – i supereroi più forti – del loro tempo. Insomma, i protagonisti sono diventati troppo forti in troppo poco tempo. Eiichirō Oda ha usato un time skip per giustificare la crescita di potere dei suoi personaggi, My Hero Academia non è riuscito a trovare uno stratagemma per giustificarlo. 

Dalla parte dei buoni troviamo anche Todoroki e famiglia, Uraraka, All Might – figura carismatica e praticamente un padre per Midoriya – insieme a molti altri personaggi interessanti. Nel manga, per forza di cose, sono molto più approfonditi rispetto all’anime. Poiché per una buona storia sono essenziali degli ottimi personaggi potresti valutare, se la storia dovesse appassionarti, di dare un’occhiata alla sua versione cartacea. Questo ci porta a un altro dei punti forti di My Hero Academia all’interno del genere shonen: non sono solo i buoni a essere dei personaggi a 360°, ma anche i cattivi! 

Alcuni fan pensano che siano stati fin troppo approfonditi. Questa storia si prende il tempo, sia come manga che come anime, di spiegare le motivazioni dei cattivi e persino di mostrarci delle saghe dedicate a loro. In queste affrontano dei nemici che persino noi riconosciamo come tali – nonostante il detto “il nemico del mio nemico è mio amico”– e come risultato ne escono potenziati. E ne siamo contenti! Anche se questo vuol dire che la vita dei nostri eroi sarà ancora più difficile. 

Come mai? Serve a fare capire che sono cattivi a causa della società. La “società degli eroi” li ha stigmatizzati in conseguenza del loro potere – strano, brutto, incontrollabile, distruttivo – e queste *persone* non hanno avuto altra scelta se non diventare criminali e vivere di espedienti volti al rovesciamento di quella stessa società che li ha estromessi e ostracizzati.  

Se hai voglia di divertirti a trovare i vari riferimenti all’America sparsi lungo la storia – i più eclatanti dei quali sono i nomi che All Might dà ai suoi pugni – potrebbe interessarti che il mangaka è, di fatto, un po’ fissato con l’America. Un altro dei temi trattati è infatti l’unione tra America e Giappone. 

Le animazioni non sono male ma, dicono gli appassionati, il manga è nettamente meglio. Se puoi sopportare – io non riuscirei – di non aver la storia completa puoi valutare di andare a prendere solo quei volumi del manga con le parti che hai preferito dell’anime. Potresti così vederne la versione disegnata senza spenderci un montone di soldi o riempiendoti di manga che poi non apriresti più. 

Si è dibattuto a lungo sulla necessità di alcune saghe di My Hero Academia, alcune di queste sembrano esser state distillate per allungare il brodo senza servire ad alcuna altra finalità. Personalmente ritengo che ogni elemento aggiunga il suo pezzo alla struttura complessiva e all’avventura con Midoriya. Adesso ci stiamo avvicinando alla fine del viaggio e penso di parlare per tutti i fan quando dico che spero – davvero tanto! – che non si concluda con uno strano pugno di Midoriya, tirato fuori da chissà dove, e un primo piano in cui ci dice “questa era la nostra My Hero Academia”. Questa storia ha così tanto potenziale che ridurla a un “abbiamo vinto con il potere dell’amicizia” lascerebbe delusi e amareggiati ben più d’un paio di persone. 

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