L’inventore della Storia dell’Arte

DI ORIANA FERRAGINA

Il 30 luglio 1511, ad Arezzo, nasceva l’uomo che, da molti, viene definito come il primo storico dell’arte dell’Evo Moderno e che ha creato e sviluppato la disciplina della storia dell’arte; sto parlando di Giorgio Vasari.

Nonostante sia nato da un commerciante di tessuti, Giorgio ha studiato sin da giovane nelle botteghe dell’arte e sotto menti illustri del suo tempo: Guillaume de Marcillat, pittore di vetrate; Giovanni Pollio Lappoli, poligrafo che gli impartisce la sua prima educazione umanistica, che proseguì sotto la guida di Piero Valeriano nella corte medicea. Frequenta, inoltre, la bottega di Andrea del Sarto e l’Accademia delle Arti del Disegno di Baccio Bandinelli.

(Giorgio Vasari)

Vasari, dopo la sua formazione come artista, inizia a girovagare per l’Italia, ovunque le commissioni lo portassero: Toscana, Roma, Mantova, Bologna e l’Emilia in generale, Venezia e Napoli. I suoi dipinti e progetti architettonici erano molto richiesti nelle varie corti in cui si fermò.

Ma, oggigiorno, l’opera per la quale si ricorda di più Vasari è il suo trattato sugli artisti italiani (e non); ovviamente, stiamo parlando de “Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori”, il famosissimo scritto che Giorgio redasse per catalogare le vite e le opere di pittori, scultori e architetti, dalla “rinascita” dell’arte fino agli artisti del suo tempo, con uno scopo enciclopedico e di compendio. Esistono due versioni dello scritto: nella prima, il Vasari aveva deciso di mettere solo autori morti e finire il tutto con la vita dell’unico artista ancora vivo e che, secondo i suoi criteri, era riuscito ad arrivare al livello massimo di perfezione in tutti e tre gli stili artistici, ovvero Michelangelo Buonarroti (in italiano antico, Michelagnolo Buonarroti); nella seconda versione, il Vasari ampliò le vite degli artisti, introducendo nella terza parte dell’opera anche le esistenze di autori ancora in vita nel 1568, come Leonardo da Vinci, o che aveva tralasciato nell’edizione precedente, aggiungendo vari artisti non toscani o addirittura non italiani, come molti fiamminghi. Inoltre aggiorna la vita di Michelangelo, che era morto tra la prima e la seconda stesura. E, per di più, Vasari aggiunge la sua stessa propria vita tra le biografie degli autori di cui tratta. 

Le particolarità del suo scritto sono innumerevoli: innanzitutto è scritto in italiano e non in latino. Il nostro scelse di scrivere l’opera interamente nell’italiano dell’epoca, fatto anormale per una raccolta di vite di più autori (c’erano, infatti, già state testimonianze scritte di singole vite in italiano); un’altra particolarità sono le miniature e i ritratti degli artisti che vennero introdotti nella seconda versione dell’opera, apposti sopra ogni vita degli autori trattati.

Lo scritto del Vasari è diviso in tre parti, o “età”, come vengono definite dallo stesso Giorgio: la prima età parte dalle vite degli artisti della seconda metà del XII secolo, l’epoca che secondo lui rappresenta la partenza della rinascita dell’arte. Come primo esponente di questa età, Vasari indica Cimabue, artista fiorentino, anche se secondo Giorgio è in realtà Giotto il migliore di questa epoca, la quale viene considerata come l’infanzia della nuova arte.

La seconda età, corrispondente più o meno al XV secolo, è il momento in cui vengono risolti quasi tutti i problemi legati alla rappresentazione, per mezzo dello studio dell’arte antica e della ripresa dei criteri classici, che sono: regola, misura e ordine; ovvero i principi matematici e antropomorfici che regolano l’arte antica e che vengono riscoperti. In questa epoca gli artisti che raggiungono l’apice del loro tempo sono tre: Brunelleschi e Masaccio, a cui Vasari aggiunge Donatello per la scultura.

Ma c’è qualcosa che manca alla seconda età, qualcosa che viene invece introdotto nel terzo periodo, qualcosa che incarna l’apice di tutte e tre le epoche, dove l’arte si perfeziona e sublima nel “vero ottimo”, e cioè quello che Giorgio indica come l’obbiettivo della ricerca artistica. Cos’è questo qualcosa? La sprezzatura! Trattasi dell’introduzione della sprezzatura, come viene definita da Baldassare Castiglione nel suo famoso “Cortegiano”; cioè una sorta di principio liberatorio ed anarchico. Perché Vasari afferma che quello che ha impedito alla seconda età di raggiungere la perfezione è stato proprio il seguire le regole e i canoni alla lettera, senza deviare dalla linea tracciata nemmeno per un istante.

La terza età va da Leonardo a Michelangelo e quest’ultimo, come già detto, è colui che incarna la perfezione delle arti.

(Michelangelo Buonarroti)

La prima edizione, chiamata torrentiniana, perché stampata ad opera di Lorenzo Torrentini, stampatore ducale di Firenze, è del 1550, dedicata al duca Cosimo I di Firenze (nonostante le critiche da parte dell’amico Vincenzo Borghini, che gli aveva consigliato di dedicarla al nuovo papa Giulio III); inizialmente, però, Vasari voleva che il dedicatario fosse Vittorio Colonna, grazie al quale avrebbe potuto dare alle stampe il suo scritto a Venezia. Testimonianza di ciò un sonetto che lo stesso Giorgio aveva confezionato per il proemio d’apertura delle Vite. Questo progetto fallì alla morte di Colonna il 25 febbraio 1547.

La seconda edizione, chiamata giuntina, stampata nuovamente a Firenze dai Giunti, è del 1568. L’artista aretino riprende la sua opera per celebrare l’apertura della prima Accademia delle Arti del Disegno a Firenze per opera di Cosimo I nel 1563. Questa seconda edizione, tuttavia, ebbe una nascita molto più travagliata della prima, con una gestazione più lunga. Ciò è dovuto a tutte le aggiunte e agli ampliamenti voluti e introdotti da Giorgio.

Le Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori” del Vasari costituì una rivoluzione per lo studio degli artisti e della Storia dell’Arte: trattasi della prima monografia sull’argomento scritta completamente in italiano. Tra le molte peculiarità dell’opera, un altro aspetto degno di essere sottolineato risiede nel fatto che il compendio non mette nero su bianco il nome degli artisti, quando sono nati, quando sono morti e cosa hanno fatto nella loro vita: il libro di Giorgio racconta la vita dei pittori, scultori e architetti, narrando aneddoti curiosi, il motivo che li ha portati ad accettare quella data commissione invece che un’altra, o il perché siano andati in una città piuttosto che in un’altra; le vite di questi autori possono avere connotati positivi o negativi, dipende da quanto le testimonianze su un certo artista fossero favorevoli o se la persona in questione si fosse fatto odiare dai suoi colleghi per un carattere poco gradevole.

Le Vite” è uno specchio dell’esistenza degli artisti di cui racconta e, se all’epoca fu una rivoluzione, oggi possiamo notare come l’opera sia scritta in un italiano arcaico e un po’ prolisso in alcuni punti, data la tendenza del suo autore a perdersi alcune volte (e soprattutto nei tre proemi che introducono le tre età) in digressioni che sì, sono utili a capire il contesto che sta cercando di ricreare, ma che per un lettore moderno, abituato a leggere libri con parole soppesate al milligrammo, possono risultare noiose e fuori luogo. Inoltre molte delle testimonianze usate dal Vasari per gli artisti che lui stesso non conosceva o che non aveva studiato per mezzo di fonti certe e accreditate lo hanno portato a descrivere un carattere completamente diverso dalla realtà nel caso di alcuni artisti, restituendo alcune volte un ritratto negativo dovuto ad errori riportati nella suddetta raccolta da Giorgio per scrivere il suo libro. Un esempio?!

La vita di Giovannantonio da Vercelli, ribattezzato “il Sodoma” per una storpiatura di un intercalare piemontese, ovvero “sun duma”, che vuol dire “andiamo”, ma che ha portato il Vasari a consegnarci un ritratto negativo del pittore vercellese, insinuando che fosse un sodomita, quando l’uomo era sposato e con figli.

(Giovannantonio da Vercelli)

Comunque, nonostante le molte lacune riscontrate in alcune vite da numerosi studiosi di Giorgio, non si può negare quanto sia stato rivoluzionario e importante il lavoro dell’artista aretino che ci ha donato, prima nel 1550, e poi in maniera definitiva nel 1568, il primo libro enciclopedico sulla vita e le opere degli artisti italiani.

A parte questo… a tutti i giovani studenti che hanno sempre odiato Storia dell’Arte, la prossima volta che vi ritroverete impegolati in una verifica sull’argomento, saprete finalmente chi cavolo insultare: ecco l’uomo che cercavate, lui!, Giorgio Vasari. 

P.S.: quella di sopra è naturalmente solo una battuta; nonostante possa per alcuni alunni risultare noioso, all’inizio, studiare queste cose, la conoscenza di cui possiamo beneficiare è inestimabile e senza limiti. 

Giorgio, hai i tuoi difetti, questo è certo: ma, tutto sommato… grazie.

(Allegoria della fede, Giorgio Vasari – 1542 – Gallerie dell’accademia, Venezia)

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