DI ELODIE VUILLERMIN
Luis Sepúlveda ci ha donato molti libri dalla narrazione genuina, semplice e ricca di messaggi educativi. Per ricordare la sua brillante persona, che avrebbe potuto dare ancora tanto al mondo, un tuffo alla (ri)scoperta delle sue opere è l’ideale. Cominciamo con la storia di Max, Mix e Mex.
Il libro si conclude in dieci capitoli, distribuiti su 70 pagine e scritti in caratteri grandi e ben leggibili. Di cosa parla? Max è un ragazzino e Mix il suo gatto, hanno un rapporto quasi simbiotico e non è possibile dire il nome di uno senza tirare in ballo anche l’altro. I due crescono e vanno a vivere insieme, ma il lavoro di Max lo tiene lontano da casa per molto tempo, lasciando Mix solo. Il gatto sta invecchiando, ha perso la vista, si orienta solo con i suoni, il tatto e la memoria. Un giorno trova nel suo appartamento un topo, Mex, che lo aiuta a vedere il mondo e da quel momento diventano inseparabili. Molto facile.
Una storia sul valore dell’amicizia, sull’importanza di guardarsi le spalle a vicenda. Quando si è davvero amici, non si guarda in faccia alla diversità dell’altro: Max non vede in Mix il suo animale domestico, così come Mix non vede in Max il suo padrone, ma entrambi si considerano fratelli. Non solo, gli amici hanno rispetto dei bisogni dell’altro, tant’è vero che Max non nega mai a Mix la sua voglia di esplorare il mondo esterno. Capiscono i limiti dell’altro e lo aiutano a superarli, così come fa Mex con Mix, diventando i suoi occhi quando il gatto non può più vedere. Condividono di tutto, dalle piccole cose ai più grandi sogni e speranze. Conservano per sempre, nella loro memoria, i momenti vissuti insieme. Si dicono sempre la verità. Non si abbandonano mai, che sia per difendersi da un ladro o per saltare da un tetto all’altro.
Una lettura breve e leggera, adatta a tutti, bambini soprattutto. Il testo è molto scorrevole, merito di una scrittura pulita e dritta al punto. La storia è quanto di più semplice ci possa essere: un incontro tra un gatto e un topo che diventano amici e il rapporto con il loro umano. Eppure Sepúlveda riesce a dargli quel qualcosa in più che rende il tutto più magico. Sa parlare con delicatezza di una condizione problematica come la cecità, parlandone come una nebbia che assume il colore della felicità quando Mix sente una musica che lo rilassa. E, come solo lui sa fare, dona parole e pensieri agli animali, dando il via a una riflessione: cani, gatti e compagnia bella non sono i subordinati dell’uomo; sono molto più intelligenti di quel che si pensa e vanno trattati con amore. Fa sorridere pensare che abbiano una loro personalità, ci diverte immaginare che esistano un gatto cieco che sa distinguere un umano affettuoso da un pericolo tramite l’udito e un topo chiacchierone e curioso. E fa piacere sentire Sepúlveda affermare che Max, Mix e Mex sono stati felici per tutta la vita che hanno trascorso insieme.
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