DI CHRISTIAN PAROLIN
Il fatto è che ero stata incaricata di stanare quel culo con le gambe di David loZingaro, ma non avevo idea di dove trovarlo. L’ho cercato nella vecchia rimessa dove si faceva di crack quando scendeva in città, nel buco che Emi gli aveva affittato a cento pezzi per gli impiegati al mese, sotto al tombino del parcheggio accanto alla rosticceria. Sembrava essersi smaterializzato.
Solo più tardi ho scoperto che quel figlio di puttana ci è andato vicino.
David loZingaro è mio fratello. Tornassi indietro, uscirei dal cazzo di mio padre per entrare nella pancia di mia madre e prenderlo a sberle finché non decide di abortirsi da solo. È sempre stato un piantagrane, con i pidocchi che gli covano sul cuoio capelluto e le zecche che trombano sulle sue gambe. Insomma, dovevo trovarlo perché doveva un mucchio di soldi a Pucho, ’sto dominicano alto un metro e un pollice che ci guardava tutti da una pila di pezzi. All’epoca facevamo le rapine per lui. David era un asso nel farsi obbedire e io nel fingere di essere nata con la pistola in mano. Non ho mai sparato un colpo in vita mia, ma quando te la punto sulle palle degli occhi ti caghi così tanto in mano che ti verrebbe voglia di prenderti a schiaffi perché sì.

È solo che David è una testa calda e l’ultima rapina ci aveva fruttato ben più delle previsioni di Pucho. Lo strip club doveva riempirci di azzurri e arancioni, ma a mio fratello gli era venuta la fregola di guardare sotto i materassi dei letti delle troie.
Ce ne siamo andati con le viole che mi uscivano dalla fessura delle tette.
A Pucho abbiamo dichiarato un settemila, che era comunque più di quanto si aspettasse; solo che quel quasi negro ha mandato Belfiore a perquisire la nostra auto.
«Non è che non mi fido di voi» ci aveva detto.
«E allora cos’è?».
«È che di voi non mi fido».
Belfiore ha trovato gli altri sei o sette pali chiusi dentro un’ermetica e infilati su per la marmitta. Quell’energumeno ha avuto il coraggio di chiederci se avessimo fatto tutto il viaggio con quei soldi lì dentro.
Pucho si presenta come un amicone, uno sempre pronto a darti una pacca sulla spalla. È così, ma Cristo Santo, non toccargli la fresca. Quello ti va in cancrena.
Allora, Belfiore svuota il sacco sul pavimento della cantina dove Pucho teneva le riunioni. C’eravamo io, David, Pucho, Belfiore e Cricco, storpiatura di Cracco, perché gli piaceva cucinarla.
Pucho guarda i soldi come fossero topi morti; Belfiore annusa l’attacco e si passa la lingua sui baffi; Cricco è talmente fatto che non sa di essere al mondo.
«Minchia» è la prima cosa che dice Pucho.
«Te li avremmo dati».
«Tu non capisci. Io lo so che me li avreste dati, ma come faccio a fidarmi ancora di voi? Gli amici non si tengono nascosto niente, che palle! Funziona così. Diamine».
Non puoi distogliere gli occhi dai suoi quando ti parla, ma non puoi nemmeno fissarli. Devi trovare il modo di mantenere il contatto visivo senza passare per uno che vuole ballargli la fresca. In quel momento lo fisso, e allo stesso tempo cerco David.
«Ehi, dico, almeno tu, zingaro. Che cazzo ti è preso? Nascondere i soldi a un brother?».
«È come ha detto lei. Te li avremmo ridati».
«Vedi, io lo so. Ma non siete stati trasparenti con me».
Sento che il respiro di David si fa pesante. Mio fratello pesa e la sua dieta è sporca quanto lui.
Pucho inizia a parlare e Cricco gli cade sui piedi con gli spasmi al torace e la bava alla bocca. Pucho gli tira un calcio e ordina a Belfiore di seccarlo.
Belfiore gli spara un colpo per chiappa.
Lì ho capito che per noi si faceva brutta.
«Dico, eravamo una squadra, porca puttana, una squadra! La gang non si infama, dico, porca puttana! Che cazzo vi è saltato in mente».
«Pucho…».
«Quei soldi ci servono» si intromette David.
Pucho strizza gli occhi. «Come come? Dico, come come?».
«Sono indietro con l’affitto. Non mangio da martedì».
«E Zacary non aveva un culo di gallina bollito? Dimmi, sorella, ce l’avevi un culo bollito per loZingaro?».
Io guardo David. Sorride.
Faccio per girarmi, ma Belfiore mi pizzica un capezzolo e lo strizza.
«È così che va per chi non rispetta la gang, sorella» dice Pucho. «Dico, porca puttana!».
Non ricordo di aver pianto, solo di essermi trovata con le guance umide.

David non fa una piega, ma so che dentro freme.
«Sì, dico… cazzo, io vorrei fidarmi di loro, ma loro non si fidano di me. Punto interrogativo. Ehi, sto parlando con voi».
Belfiore mi lascia la tetta.
«Amico» dice Pucho al suo tirapiedi. «Dici che devo fargli sentire la presenza?».
D’ora in poi tutto si fa confuso.
Dicevo, David non si è smaterializzato ma forse sì. Quella cagna che ci ha messi al mondo aveva un potere. Io non l’ho ricevuto, ma mio fratello se lo è succhiato tutto al posto del latte.
L’ordine di ritrovarlo mi è stato dato da uno Stronzo per cui lavorava Pucho. Da quanto ho appurato, Pucho era una sorta di Osama per il traffico dello Stronzo, teneva le creste basse ai vari puffi in zona. Morto lui, i deficienti sono rimasti senza un secondino e hanno cominciato a scannarsi. E dato che il principio è stato David, punire lui sarebbe stato da esempio.
Dopo aver controllato nei posti più ovvi, ho deciso di tornare a casa. Mio fratello è quel tipo di tipo che può incularti a sangue e poi venirti a chiedere un pezzo di merenda.
Mio padre è morto da anni, l’altra sta a marcire sulla poltrona. Le ho chiesto se avesse informazioni su David, e mi ha sputato addosso.
«Foccola».
«Se non lo trovo entro le undici e cinquanta di questa sera, salterò per aria io e chiunque mi conosca».
«Non ho mai faputo chi fei».
«A loro non gliene frega un cazzo».
«A me manco».
«Ti sei ingrassata. Pari una balena».
Lei si è tirata la coperta sulla pancia.
Quel dettaglio mi tornerà in mente in seguito.
Quello Stronzo si chiama RollOne, da leggersi Roll-one, come il numero uno in inglese. È facile intuire il perché: roll sta per la taglia che porta di pantaloni; one perché si crede il numero uno. È figlio di un boss della Sacra Corona Unita. Il padre è morto di overdose, forse l’unico veramente importante nel giro ad andarsene da coglione. RollOne ha ereditato un piccolo impero che si è giostrato finché un commissario ha organizzato un raid fuori programma. I blitz vengono concordati tra polizia e mafiosi per dare il contentino all’opinione pubblica e in genere le forze dell’ordine vengono indirizzate verso dei soldatini. Questo puto però ha pensato bene di ricalcare le orme di Falcone e Borsellino e ha mandato in vacca l’operato di RollOne, che si è dovuto scontare tre anni. Per la verità dovevano essere due con possibilità di riduzione, ma lui ha voluto farsene uno in più per calmare le acque.
Pucho era dentro per estorsione. I due sono diventati amici e RollOne ha esteso i privilegi di cui godeva in carcere, in cambio di un braccio destro. Quello che a lui era stato tolto dal puto con un proiettile.
Nella cella di fronte stavamo io e David.
Ho ricevuto una chiamata alle dieci e dieci.
«Ti vedo».
«Ci sto provando».
«Lo so. Ho detto che ti vedo. Forse sei tu a non vederci abbastanza».
Mi sono fermata in un Burger King a farmi un panino e una Coca e a pensare. Dove cazzo poteva essere finito mio fratello?
Masticavo e mi dicevo: yo, loZingaro ha così tanti assi in quella manica che potrebbe farti credere di essere un fazzoletto.
Pensavo: con un fazzoletto, potrebbe coprirci una casa per poi sollevarlo e fartela sparire.
Prendo questa patatina e la infilo dentro al panino. Mi è sempre piaciuto mangiare le patatine tra l’hamburger e il pane, hanno quella consistenza pastosa che mi eccita la bocca. Vedo questo panino diventare più grosso e dico a voce alta: «David saprebbe farle sparire dentro al panino per poi tirarle fuori dal bicchiere di Coca».
Finisco di mangiare, salgo nell’auto che ho rubato dopo che Belfiore ha sfondato la Yaris e penso: quel figlio di puttana saprebbe come infilarsi dentro un panino.
Torno da mia madre che sono le undici e venti. Non si è mossa dalla poltrona. La osservo da dietro, non mi ha sentito entrare perché anche io ho qualche talento. La vedo toccarsi la pancia.
Stavo per gridare, quando la vedo sollevarsi a fatica e spogliarsi della coperta. Non è solo grasso quello che le riveste il corpo.
La vedo calarsi i pantaloni della tuta e accucciarsi. Mi torna in mente il panino imbottito di patatine e uno dei metodi preferiti da David per nascondere gli ovuli.
Dal culo di mia madre spunta una gamba.

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