DI GIOSUE’ TEDESCHI
Anche uno scoiattolo cieco a volte trova una ghianda.
Terza e ultima stagione di Outer Banks, che dire?
Continua sulla linea delle due precedenti, e devo dire che non ero troppo emozionato all’idea di iniziarla. Mi aspettavo un altro criceto su un’altra ruota e invece mi ha, almeno in parte, sorpreso.
Una stagione dopo l’altra si procede a cercare una quantità sempre maggiore di oro, con un antagonista più grosso dell’antagonista precedente. Il che non è sbagliato, è un modello di storia piuttosto classico e accettabile. Il problema che ho io nel guardarne questa realizzazione però è che ’sti ragazzi non riescono a fare niente essenzialmente. Li seguiamo lo stesso perché provano continuamente a fare qualcosa; però semplicemente accumulano sconfitte e non so per quanto possano andare avanti a essere sconfitti prima che si perda interesse. Cioè io ne avevo abbastanza a metà della seconda stagione, magari tu riesci a resistere di più. È un po’ come la gestione dell’ansia nei film: se mi tengono con l’ansia dall’inizio alla fine, primo arrivo stanchissimo al finale e secondariamente non c’è stato chissà quale viaggio emotivo. È preferibile avere un alternarsi di vittorie e sconfitte, di ansia e momenti di calma.

Inoltre, quando è che diventerà una storia troppo grande per dei ragazzini di 16 anni? Cioè adesso gli stanno facendo cercare El Dorado. Vuoi davvero fargli trovare El Dorado? Mi sembra un po’ un’esagerazione. Secondo me hanno un po’ sbracato cercando di portare avanti la storia. Fino ad arrivare a resuscitare il padre di John B; scusa lo spoiler. Ma tanto ha così poco senso che non penso ti rovinerà la visione della serie; senza contare che tanto gli spoiler non rovinano davvero l’esperienza. È la seconda volta che fanno morire e resuscitare un padre per far andare avanti la storia… non ci crede nessuno.
Il padre di John, in ogni caso, non è meglio di quello di Sarah. E i tesori continuano a fare vittime con la loro sola esistenza. O forse più che i tesori in sé è l’avidità umana, la brama di potere. Il voler essere più ricchi di tutti gli altri. E perché? I Pogue, così ci è detto dall’inizio, si accontentano di avere qualche onda da surfare, gli basta stare insieme per essere felici. Di certo non gli serve una città d’oro. Perché allora dovrebbero volerla cercare così tanto? Bucone di trama.
Una cosa bella è come coincidano l’avvicinamento al tesoro e il crescente attaccamento al denaro alla perdita di relazioni tra di loro. Però associata ai personaggi con un tema troppo ripetitivo ed evidente perde un po’ della sua forza. Cioè: Pope sta sempre per lasciar perdere tutto perché la scuola gli va male. JJ sta sempre per finire in galera perché è una testa calda. John sta sempre per farsi ammazzare perché non parla con nessuno. Certo è la loro debolezza, se vogliamo. Vogliamo? Mah.
Perché la gente fa le cose che fa? Immagino che quello che mi interessa non sia tanto il “perché”, ma un’altra domanda. Quanto lontano puoi spingerti sulla strada sbagliata, prima che sia troppo tardi per prendere quella giusta?
Alla fine ha commesso un solo grande errore questa serie: si è concentrata sulla struttura invece che sulla storia. Per quanto riguarda la prima, infatti, tutti gli elementi sono al posto giusto e sulla carta deve essere magnifica. Tuttavia nella realizzazione la magnifica teoria s’incaglia presto in una secca da cui non riesce a uscire nemmeno nella terza stagione.
È una serie sui cacciatori di tesori essenzialmente, con altri elementi che aiutano a renderla più interessante e appetibile al grande pubblico; purtroppo sono mal mescolati e il risultato è mediocre.
Carino il confronto tra le famiglie con i padri presenti e quelle con i padri assenti. Non ha alcun senso, però, che i genitori siano più pazzi dei figli. Forse diventa un’iterazione di “uccidi il padre“? Forse ne ritiene solo dei pezzettini.
Alla conclusione di questa serie sui cercatori di tesori cos’è rimasto?
Un gruppo di amici, altri tesori da cercare, e un vago senso di incoerenza per come hanno fatto risolvere le situazioni.
Non dà soddisfazione piena; sembra che la serie stessa non abbia capito perché esiste e non abbia spinto sui suoi punti forti.
Non la guardavamo per la bravura nel cercare tesori (non l’avevano), ma perché era il gruppo di amici che non siamo mai stati, che non hai mai avuto.
Quell’amicizia pura e libera che ha solo bisogno di due onde e quattro birre per essere completa. Chissenefrega della città d’oro.


Ti piacerebbe conoscere una pellicola che parla di Amicizia, quella vera? Nel caso, premi qui!!!
L’amicizia è un tema di fortissimo fascino e interesse: sei d’accordo? In ogni caso, clicca qua!!!