DI GIOSUE’ TEDESCHI
Le cose stupide danno sempre buoni risultati.
Iniziamo a parlare del doppiaggio in italiano. È una cosa tremenda. Cioè è proprio un parlare sopra. Al secondo episodio ho selezionato come lingua lo spagnolo perché altrimenti era veramente insopportabile. Non che sia una novità avere dei doppiaggi inascoltabili per questo tipo di serie ma è sempre un brivido lungo la schiena quando ci incappi.
Riguardo alla serie in sé è tutto un po’ troppo costruito, anche se si segue bene. Una serie carina da tenere in sottofondo, si capisce da subito che non ti cambierà la vita. Come disse qualcuno è una serie che ti fa sognare di un’infanzia mai avuta. Di quelle estati che non hai mai vissuto con quegli amici che non hai mai avuto. La rappresentazione di un sogno, di come poteva essere. Però non è, e meno male direi. Non solo perché sono situazioni di disagio un po’ gravi quelle dei personaggi ma anche perché spero che la vita abbia una trama più interessante di questa.
La storia nella prima stagione è molto semplice: un ragazzino trova per caso la bussola del padre scomparso da tempo e creduto morto da tutti tranne lui. Questa bussola contiene un indizio importantissimo per far sì che ritrovino una nave affondata tempo fa: il Royal Merchant. Perché cercare questa nave? Ma perché trasportava tonnellate d’oro, ovviamente!
A parte la ricerca della barca che davvero doveva essere uno sfondo, la cosa bella è il gruppo di amici; purtroppo andando avanti rovinano pure quello. E lo spagnolo riprende l’80% della dignità come serie solo guardandola non in italiano. Poi non si vede bene dove si stia andando a parare con questa serie. Mi parli della ricerca dell’oro? O del gruppo di amici? O delle faide tra i due lati dell’isola? Forse il focus è la famiglia?
Il problema di quando non si ha una direzione è che si finisce per prenderne una a caso. Non è bello quando le serie prendono una svolta a caso.

Mi trovo inoltre costretto a far notare il più banale e insopportabile degli errori: perché prendere dei ventenni per fare i sedicenni? O li prendi dell’età giusta o i personaggi che fanno hanno un’età credibile. Che motivo c’è di fare ’ste cose strane? Rovina la serie molto più di quanto immagini. Per quanto io ti voglia credere non posso proprio farlo quando mi dici che hanno sedici anni. Né per le facce, né per le azioni, né per i pensieri.
Andando avanti la trama non si infittisce, il che mantiene la serie molto facile da guardare. A questo punto mi chiedo se sia effettivamente un lato positivo. Sicuramente lo è, un lato positivo, l’ottimo uso dei cliffhanger a fine episodio. Quella è una cosa che sanno fare. A un certo punto c’è una piccola side story – due personaggi si separano e vanno alle Bahamas, Nassau. Possiamo dire che hanno fatto un buon lavoro a portare avanti, all’interno di ogni episodio, entrambe le storie: quella a Nassau e quella all’isola di partenza. Altro punto a favore di questa serie è l’alternanza di scene pesanti e scene leggere. L’ho trovata molto ben calibrata.
Perché io?
Perché non tu?
E soprattutto, perché dovrei credere che la polizia armata di fucili si metta a inseguire cinque ragazzi? Sembra un po’ irragionevole ecco; ma chi sono io per giudicare. A un certo punto la storia deve andare avanti e lo accettiamo per come è. Non ci preoccupiamo più troppo di trovare un senso. Sembra che la vogliano portare avanti fino al lieto fine che però continua a sfuggirgli. Un po’ banale forse, ma vabbè.
Questa serie che ha come motore il valore della famiglia, come anche Fast and Furious, dimentica di considerare che c’è altro oltre alla famiglia, più in alto e più importante. Come la nazione o l’umanità. Certo la famiglia è un bel valore, ma non riesce a giustificare tutto quello che le fanno giustificare. È un valore un po’ abusato, se non addirittura inflazionato, in queste narrazioni.


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