La Final Season di «The Crown» – Tu Non Sei Tu, Tu Sei La Corona

DI ALBERTO GROMETTO

«La Monarchia non è razionale, democratica o giusta. Ormai dovremmo averlo imparato».

Come dire: la Corona è stupida, sbagliata e non si capisce manco a che serva, però è lì da quando se ne ha memoria e quindi… e quindi va bene così? Perché è questo che sembra dirci e ripeterci e ancora ripeterci la pluripremiata e osannata serie televisiva di successo «THE CROWN», classificata dalla BBC al sedicesimo posto tra le 100 migliori series del XXI secolo, e che giunge alla sua conclusione con questa ultima stagione finale conclusiva.

Scritta e realizzata dal brillante e geniale PETER MORGAN, il vero tema centrale della final season che fa calare il sipario sulla Royal Family inglese è in fin dei conti il PASSATO

(Peter Morgan)

Ne è trascorso di tempo: ben sette anni dal primo episodio risalente al 2016 quando Elisabetta era solo Lilibet e mica la Regina e oltre 50 anni di storia sono stati raccontati. La sua incoronazione sembra, a noi che ne guardiamo le gesta e alla diretta interessata, appartenere ad un remoto passato lontano. Tutti, attorno a lei, come lei, sono invecchiati. E invecchiare fa così tanto schifo perché significa cambiare. E nessuno vuole il cambiamento. Tantomeno la Corona.

«La Corona non si pone domande esistenziali su sé stessa» dicono in una puntata. E perché dovrebbe porsi delle domande su di sé? Mica è sua intenzione cambiare, la Corona aborre il cambiamento per sua stessa natura e disprezza chiunque voglia cambiare. In fondo esiste da sempre ed esisterà per sempre. Ma se non fosse così? Se potesse essere cancellata con un colpo di spugna, così, dall’oggi al domani? Soprattutto, se si potesse scegliere di non indossarla, quella Corona? Lo ripeto: se si potesse scegliere di non indossarla più? 

Tutti sono mutati, dicevamo. 

Siamo passati da un rampante e comico PRINCIPE FILIPPO (un applauso ad un sempre eccezionale JONATHAN PRYCE), che da giovane faceva a gara a chi avesse la barba più lunga e non disdegnava certo provarci con le gentil donzelle, ad uno che ripensa agli errori fatti come padre, al non aver potuto contare su genitori che gli insegnassero come fare, e che adesso prova un gran gusto ad organizzare nei minimi dettagli il funerale suo e di sua moglie. Questo è il suo modo di guardare al futuro! Almeno lui è messo meglio di altri, è ancora un adorabile mattacchione che se la sa spassare, tant’è che trascorre ancora molte delle sue notti lontano dalla consorte. «Allora io vado» sono le parole che ripete sempre. Chissà dove starà andando. E con chi.

(Jonathan Pryce nei panni del Principe Filippo)

C’è poi la PRINCIPESSA MARGARET (quanto è meravigliosa ad interpretarla LESLEY MANVILLE?), che un futuro non ce l’ha, le è stato tolto quando sua sorella ha deciso che non potesse sposare l’amore della sua vita, oltre cinquant’anni prima. La sua occasione di felicità le è stata rubata. E così s’aggrappa al passato, al Ritz del 1945, al ricordo di quell’unica serata in cui la sua Lilibet “si lasciò andare” dimostrando di essere umana. Elisabetta adora quel ricordo, ma la Regina se ne vergogna. E Margaret? Lei è la numero due, quella che viene dopo, lo è dovuta essere. «Però sarò sempre accanto a Te, in ogni momento» promette a sua sorella. E così è stato, tutto il tempo, tutta la vita. A discapito della sua felicità.  

(Lesley Manville nel ruolo della Principessa Margaret)

E parlando di numeri due: c’è CARLO naturalmente (impersonato da un DOMINIC WEST che non assomiglia per nulla all’originale fisicamente ma che è sublime nel restituire perfettamente tutte le sue movenze ed espressioni e gestualità), l’eterno Principe di Galles, colui che dovrà aspettare di essere un geriatrico dai capelli bianchi nella speranza che la madre geriatrica e dai capelli bianchi tiri le cuoia così da poter adempire al suo destino di essere Re e avere l’occasione di dimostrare al mondo che vale qualcosa. Ha problemi di immagine, lo odiano tutti, non piace a nessuno e non gli fanno altro che ripetere quanto sarebbe bello non avesse mai quella Corona in capo. Quella Corona a cui lui anela da tutta la vita. Lui dovrebbe essere proiettato verso il futuro, verso quella Corona e quel trono, certo che lo è. Ma questo futuro tarda ad arrivare. E intanto è il suo Passato l’ombra che continua a perseguitarlo e ad annichilirlo. Quel passato ha un nome: DIANA. La Principessa del Popolo (ELIZABETH DEBICKI riesce nell’impossibile impresa di esprimere quel calore umano che lei sapeva emanare qualsiasi cosa facesse) non verrà mai dimenticata, non importa quanto tempo potrà passare. La sua luce oscurerà sempre Carlo, lo oscurava quand’era in vita e continua a farlo ora che lei è andata a stare in un altro luogo.

(Dominic West ed Elizabeth Debicki nei panni di Carlo e Diana)

Ci sono i loro due figli, WILLIAM e HARRY (bravissimi sia ED MCVEY sia soprattutto LUTHER FORD). Mai il contrario, ovviamente. Mai Harry e William. È come per la Regina Vittoria e il figlio Edoardo VII. Come per Lilibet e Margaret. William è quello bravo, diligente, saggio. Quello che sarà Re. Mentre Harry è la pecora nera, lo scapestrato, il teppistello. Quello che sarà sempre il Numero Due. Ma poi sono davvero fatti così? Che importa!, ai giornali piace raccontarla in questo modo, e la verità è che pure alla Corona giova che le cose vengano raccontate in questo modo. Loro due sono giovani, eppure il loro Passato ha un peso opprimente dal quale non si libereranno mai. Quel peso lo sappiamo tutti quale sia. Non avere più la loro mamma.

(Harry e William interpretati da Luther Ford ed Ed McVey)

Passato e cambiamento, dicevamo. Cambiamento significherebbe “futuro” in teoria, ma tutti gli attori in gioco, che recitano questa pomposa e sfarzosa e nei fatti trita e ritrita messinscena che è la Monarchia britannica, sono ancorati al loro passato. Non possono farci niente. La Corona stessa vuole che le cose stiano così. Per questo quando arriva il Primo Ministro TONY BLAIR (complimenti vivissimi a BERTIE CARVEL per la sua performance) sulla scena politica tra applausi e inchini, al punto di essere soprannominato “Re Tony”, subito i reali lo guardano male: perché quest’uomo parla di cambiare l’anima della Nazione. E anche se alla fine si rivela essere il migliore amico della Corona, perché lui non la vuole abolire, ma anzi le salva il culo e fa il possibile per proteggerla, quando cadrà in disgrazia, dato che questo è l’orrido destino che capita in sorte a tutti i Primi Ministri, a Palazzo ne gioiranno. 

(Bertie Carvel nei panni del Primo Ministro Tony Blair)

Chi rimane? Ah, già! Lei, Elisabetta Windsor (inchiniamoci di fronte allo smisurato talento di IMELDA STAUTON!!!). Pardon, ho sbagliato. Volevo dire: la Regina. Elisabetta è stata messa da parte nel momento in cui è arrivata la Corona. Ambizioni personali, sentimenti, intimità, sogni o desideri non devono esistere quando fai parte della Famiglia Reale. Quando parlano di Elisabetta II, i famigliari e la cerchia di persone intorno a lei ne cantano le lodi, descrivendola come esempio di eroismo e dedizione e spirito di sacrificio. Ma, ditemi, dove è l’eroismo quando alla fine non vediamo altro che una sfilza di persone a cui è stata rovinata la vita per un qualcosa che non c’è, che manco esiste. Tutta una serie di vite distrutte in nome di valori che non hanno più senso di esistere, che forse già non esistevano nel momento in cui Lilibet venne incoronata. 

«Giuro davanti ai presenti che tutta la mia vita, sia essa breve o lunga, sarà votata al vostro servizio».

Ma quale sarebbe questo servizio? Essere gelidi e freddi per cinquanta e passa anni, sorridere sempre quando ti scattano una fotografia ed essere a tutti i costi sempre uguali e identici a sé stessi? Elisabetta ha fatto questo giuramento per tutta la vita. Ma deve essere davvero per tutta la vita? E se giunta a ottant’anni abdicasse? Il figlio è nel fiore degli anni, perché deve farlo aspettare fino a quando sarà vecchio e stanco? Se nessun sovrano abdicasse, tutti i re sarebbero destinati ad essere anziani e decrepiti nel momento in cui salgono al trono, no? Spoiler bello grosso: la Regina non abdica. Non ce la fanno vedere nemmeno morire. La serie finisce con lei che è quello che è sempre stata: la Regina. Non c’è nessuna Elisabetta. Né Lilibet. Una volta, forse. Ma quella donna è stata messa da parte per la Corona. Anzi: è stata uccisa. Cancellata in eterno.

Puoi davvero scegliere di non indossare più la Corona? No che non puoi. E questo perché Tu non indossi quella Corona. Tu sei quella Corona. E Tu non devi più essere Tu. Ci può davvero essere qualcuno di così poco umano da smettere di essere sé stesso e diventare la sua Corona? Sì, e quel qualcuno è stato Elisabetta II. La migliore Regina possibile, dicono tutti. Oramai giunta alla sua veneranda età, dopo aver buttato via tutto, dopo aver sacrificato qualsiasi cosa, financo la famiglia, in nome della Corona, tanto vale essere LA REGINA fino alla fine, perché se smettessi di esserlo, che cos’altro saresti dato che non sei mai stata nient’altro?

(Imelda Stauton che interpreta Elisabetta… cioè, volevo dire la Regina)

Nella serie sondaggi e giornali dicono che la Famiglia Reale ha perso contatto col suo popolo, che è uno spreco di denaro pubblico, incapace di provare compassione e sentimenti umani. Eppure sono ancora lì. Eppure la Corona esiste ancora. Perché? Come è possibile? Semplice: la gente è terrorizzata dal cambiamento. 

Si parla tanto di Futuro, ma alla fine sono tutti affamati di Passato. Quello che è stato, lo conosci. Sai come è fatto. E anche se il Cambiamento arriva lo stesso, c’è chi farà sempre il possibile affinché tutto rimanga così come è. La stragrande maggioranza della gente piuttosto che migliorare preferisce rimanere uguale.

Filippo, che tra tutti era uno dei più umani, lo dice chiaramente:

«Questo sistema ormai non ha più senso per chi ne è all’esterno, e nemmeno per chi è all’interno. Ogni cosa umana è destinata ad appassire, e quando il Destino chiama anche un monarca deve obbedire. Siamo una razza in estinzione. Oh, sono sicuro che tutti andranno avanti fingendo che vada bene. Ma la festa è finita ormai».

Roma brucerà. Il Tempio crollerà. E una piccola figura di donna, che donna non lo è mai stata per essere una Corona su due gambe, camminerà all’interno di una gigantesca cattedrale nella quale la gente accorrerà a frotte solo per poterla vedere, anche se altro non è che una persona che si è ritrovata in testa un qualcosa senza aver mai fatto nulla per meritarlo. Ma un domani la gente accorrerà ancora? Non importa nemmeno a lei cosa ne sarà del suo Paese quando non ci sarà più, a lei importa solo d’essere stata quello che è sempre stata.

E nel frattempo? 

Fingiamo che tutto vada bene, anche se nulla ha più senso e ogni cosa fa schifo, e andiamo avanti? 

È quello che vien fatto da decenni, oramai. Tante vite distrutte… per nulla. Quindi: 

Lunga Vita Alla Regina.

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