Eugenetica tra finzione e realtà.

DI FEDERICA CANNATA

Guardo lo schermo spento della TV con alcune domande che mi rigirano nella testa. Ho appena finito di vedere un film non troppo giovane, classe 1997, interpreti: Ethan Hawke, Uma Thurman e Jude Law.

Gattaca – La porta dell’universo, questo il titolo del film, è una pellicola fantascientifica ambientata in una realtà in cui è possibile decidere a priori, tramite l’utilizzo della genetica, quali caratteri, fisici e non, avrà il proprio figlio. Colloqui di lavoro, possibili partner, l’idoneità o meno viene decisa tramite una veloce scansione del proprio patrimonio genetico. 

In questa società futuristica muove i propri passi il protagonista dell’opera, Vincent. Lui è un cosiddetto “fanciullo di Dio” o “non valido”, uomini e donne nati alla vecchia maniera, con un patrimonio genetico lasciato al caso. Vincent sogna di scalare i vertici della società ed entrare a Gattaca, l’ente aerospaziale che gli permetterebbe di realizzare il suo sogno: andare nello spazio. Presto però si scontra con la dura realtà delle cose: l’unica opportunità che è permessa ai non validi è quella di ricoprire un ruolo marginalizzato della società. Il massimo a cui potrebbe aspirare Vincent è quello di diventare un uomo delle pulizie.

Il film è segnato dal rapporto di Vincent con due personaggi:

– il fratello minore Anthony, un “valido”, che sembra migliore di lui in tutto, e con cui Vincent non smetterà mai di confrontarsi;

Jerome, anche lui un “valido”, eppure con un tentativo di suicidio alle spalle che lo ha lasciato su una sedia a rotelle. 

Iniziano a spuntarmi nella testa le prime domande: Quali sono i canoni dell’essere umano perfetto? 

Essere perfetti vuol dire avere più prestanza fisica? Più intelligenza? Essere meno inclini alla violenza? È meglio avere un’intelligenza verbale-linguistica o logico-matematica? Forse dipende da cosa vogliamo fare “da grandi”? Ma questo si può sapere a priori? Lo decidiamo noi o lo decidono i nostri genitori programmandoci prima che nasciamo? E inoltre ha un genitore il diritto di “costruirsi” un figlio con i tratti che più desidera?

Jerome, geneticamente perfetto, avrebbe dovuto essere l’uomo più felice sulla faccia della Terra eppure tenta il suicidio. Allora avere un DNA impeccabile vuol dire veramente essere più felici? Dal suo DNA era stata rimossa ogni inclinazione alla depressione, all’ansia, gli erano stati dati tutti gli strumenti per essere felice, eppure… non lo era.

(Vincent nella sua postazione di controllo a Gattaca)

Durante il film, inoltre, vediamo come Vincent, tramite degli escamotage, riesce ad entrare a Gattaca, ma non solo, diventa anche uno dei migliori ricercatori!

Ma allora: Quanto il nostro DNA racconta di chi siamo? Quanto possiamo autodeterminarci?

A molte di queste domande non possiamo dare risposte certe, perché esse ricadono nel grande calderone che è la bioetica. La scienza in parte ci viene in aiuto, ormai sappiamo che anche l’ambiente ricopre un ruolo rilevante nel determinare le caratteristiche di un individuo, sia in termini di personalità che di salute fisica e mentale. 

È quindi chiaro che avere sottomano il proprio codice genetico non basta per sapere quale sarà il proprio destino.  

Facciamo adesso un passo indietro per comprendere quanto queste domande siano effettivamente attuali e quanto si siano intrecciate con la storia dell’umanità.  

Eugenetica: le origini

L’idea di voler migliorare il singolo e/o la società nella sua interezza tramite l’uso della genetica non è un’idea creata ex novo per un film di fantascienza. Le sue basi affondano le radici nel lontano 375 a.C., quando Platone, nella sua “La Repubblica”, immagina una società “utopica” dove è spinta la riproduzione solo tra i migliori delle donne e degli uomini mentre è fortemente disincentivata quella tra gli uomini e le donne “inferiori”. Ovviamente Platone non ne sapeva ancora nulla di genetica e la sua idea era puramente teorica, anche perché i primi importanti passi avanti sui meccanismi alla base dell’ereditarietà dei caratteri si avranno solo nel XIX secolo, con i lavori di Gregor Mendel

Proprio verso la fine dell’800 un tale di nome sir Galton Francis, cugino del ben più famoso Darwin, ispirato dai lavori di Mendel, conia un termine apposito per indicare quella branca della scienza che aveva come obiettivo il miglioramento della stirpe tramite considerazioni genetiche: eugenetica, dalla parola greca εὐγενής (eughenès), ovvero “ben nato”. L’eugenetica trova quindi la sua culla nella Gran Bretagna del 1800 ma viene studiata e messa in pratica soprattutto negli Stati Uniti e in Germania.

(Francis Galton.)

Ci troviamo alle porte di quella che fu poi definita Era Progressista, un periodo di transizione della società segnato da diversi problemi indotti dall’industrializzazione, l’urbanizzazione, l’immigrazione e la corruzione politica. Questo, unito all’ansia per il declino delle nascite nelle fasce più benestanti della società a fronte invece di un progressivo aumento di quelle nelle fasce più basse, considerate inadatte, porta a un fiorire dell’eugenetica. 

Come abbiamo detto l’eugenetica punta al miglioramento della società tramite la selezione di coloro che geneticamente sono considerati migliori. Rimanendo con l’incognita di chi effettivamente dovrebbero essere i migliori è interessante andare a vedere quali caratteri al tempo si pensava di poter estirpare tramite considerazioni genetiche. Vi faccio l’esempio di qualche categoria la cui colpa era quella di avere cattivi geni: i criminali, le prostitute, i poveri, gli alcolisti (da una parte sarebbe comodo dire: bevo perché me lo comandano i geni!) e i malati di mente. All’allegro quadretto i Tedeschi ci avrebbero inserito anche gli ebrei, gli zingari, gli afro-tedeschi e gli omosessuali. Fossi un gene mi sarei sentito leggermente abusato, ecco.  

Se queste teorie all’inizio portarono “solo” a piani di sterilizzazione di massa sia negli Stati Uniti che in Germania, con l’ascesa al potere del Nazismo, come tristemente sappiamo, sfociarono in vere e proprie persecuzioni. 

La storia ci ha quindi dato piena dimostrazione dei pericoli a cui si va incontro quando si applicano in maniera errata le teorie scientifiche e come il concetto di essere umano perfetto sia in realtà un concetto labile e soggetto al contesto culturale in cui ci si trova.

L’eugenetica moderna e del futuro

Dopo le atrocità commesse nel secolo scorso nel nome del miglioramento della società si è cercato di prendere le distanze dalle vecchie idee eugenetiche. Ora come ora si preferisce parlare di eugenetica riformata, eugenetica medica o direttamente genetica medica. 

In ambito genetico si sono fatti ormai enormi passi avanti. Con il Progetto Genoma Umano, nel 2003, si è mappato per la prima volta tutto il DNA di un singolo individuo e da allora è stato tutto in discesa. Ormai è possibile diagnosticare molte malattie tramite analisi genetiche, individuare la presenza di anomalie cromosomiche o patologie genetiche negli embrioni prima che vengano trasferiti nell’utero, questo in caso di inseminazione in vitro, o provare a modificare cellule somatiche nel caso, per esempio, della lotta contro i tumori o per la cura dell’Alzheimer.

(Credit: National Human Genome Research Institute)

Ma allora che differenza c’è rispetto a ciò che si può osservare nella società di Gattaca? Finora abbiamo parlato di analizzare e comprendere il nostro DNA, nel caso degli embrioni di decidere quali utilizzare o meno a seconda del proprio patrimonio genetico, al massimo di modificare cellule somatiche. Non abbiamo mai parlato di modificare cellule germinali (ovvero precursori di spermatozoi e ovuli), così come invece avviene nel film. Qual è la grande differenza rispetto al modificare cellule somatiche? Che queste modifiche possono essere ereditate e potenzialmente potrebbero propagarsi all’intera specie. L’uomo non aveva ancora avuto l’ardire di compiere questo passo. Almeno, non fino al 2018.

Il 2018 segna un punto di non ritorno: il dito di Adamo che si avvicina sempre di più a quello di Dio o Icaro e la sua folle corsa verso il Sole?  Nel 2018 per la prima volta nella storia dell’umanità nascono due gemelle i cui embrioni sono stati modificati geneticamente. Il caso, che ha suscitato scalpore in tutto il Mondo, soprattutto per i suoi risvolti etici, è avvenuto in Cina. I futuri genitori delle due bimbe si erano rivolti ad una clinica perché il padre era infetto da HIV e c’era la possibilità che il virus venisse trasmesso alla prole. Esistono delle apposite tecniche di inseminazione artificiale che permettono di “lavare via” il virus dallo sperma per generare un embrione sano. Il ricercatore He Jiankui, a cui si erano rivolti i due genitori, però non si limita a questo. Decide di mutare e inattivare il gene CCR5, codificante per una proteina di membrana che il virus dell’HIV sfrutta per entrare nelle cellule del sistema immunitario. In questo modo il virus non può entrare nelle cellule e non porta allo sviluppo dell’AIDS. Dove sta il problema?

I problemi sono TANTI.

  • Innanzitutto, per modificare il DNA dell’embrione si è utilizzata una tecnica chiamata CRISPR/Cas9 che permette di fare una sorta di taglia e cuci del DNA, tagliando i geni d’interesse o porzioni di essi, e inserendo ciò che si vuole (una sorta di Frankenstein ma a livello microscopico). L’unica sperimentazione su embrioni umani fatta prima del 2018 è avvenuta nel 2015, su embrioni difettivi che non avrebbero dato origine a esseri umani. Dall’esperimento del 2015 però era emerso che su 86 embrioni testati, meno di 20 avevano effettivamente subito la sostituzione della porzione di DNA desiderata. Inoltre, era stato rilevato un numero molto alto di mutazioni off-target, ovvero di mutazioni in altre parti del genoma che non avrebbero dovuto essere modificate. Per rimanere in tema con la similitudine di Frankenstein: un po’ come se si volesse sostituire un braccio ma ci si fa prendere dalla foga del taglia e cuci e si taglia anche una gamba. Non si sa se questo sia effettivamente avvenuto per le due gemelle e se sì, che effetto potrà avere sulle loro vite;
  • Esistono già delle persone che, naturalmente, hanno il gene CCR5 mutato, ed è emerso che queste, sì, sono più resistenti all’HIV, ma sono più predisposte ad incorrere in altre infezioni;
  • La scelta di tale tecnologia è completamente ingiustificata dato che si sarebbero potute tranquillamente ottenere delle bambine sane tramite altre metodologie senza effetti collaterali;
  • Ultimo, ma non meno importante, i genitori non erano stati propriamente informati degli effettivi rischi a cui sarebbero andate incontro le figlie. 

Questo caso è stato sicuramente a sé stante, non abbiamo ancora le conoscenze necessarie per poter lavorare con sicurezza su embrioni umani sani.  Quando però la tecnologia sarà matura, le questioni etiche saranno ancora aperte. Le stesse riflessioni che possono nascere dalla visione di un film come Gattaca saranno quelle con le quali dovremo confrontarci nella realtà. Forse conviene che iniziamo a pensarci ora, perché come affermò Sinsheimer, padre del progetto Genoma Umano: 

L’applicazione della conoscenza richiede tecnologia, ma l’impatto della conoscenza può precedere la sua applicazione”.

Fonti:

M. Liscum and M.L. Garcia (2021). You can’t keep a bad idea down: Dark history, death, and potential rebirth of eugenics. The Anatomical Record.

D. Cyranoski and S. Reardon (2015). Chinese scientists genetically modify human embryos. Nature.

P. Santillan-Doherty, P. Grether-Gonzales, M. Medina-Arellano et al. (2020) Considerations on genetic engineering: regarding the birth of twins subjected to gene edition. Gaceta Médica de México.

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