Ed Wood – Crederci, Osare e Tentare: Viva i Sognatori!

DI ALBERTO GROMETTO

Sono un Autore di Cinema che ama raccontare da tutta la vita di tipi strambi e stralunati che vengono emarginati e ridicolizzati proprio per via della loro stranezza e “anormalità”, che molti confondono con “Bruttezza” quando io invece penso corrisponda al suo esatto contrario e cioè a “Bellezza” e “Unicità”. Un bel giorno decido di voler fare un film che parli di fare film, quello che i critici chiamerebbero “una lettera d’amore alla Settima Arte”. Che cosa faccio? 

Beh, io non credo che quel Genio Straordinario chiamato TIM BURTON sia partito con l’idea di realizzare un film che raccontasse quanta Bellezza e Meraviglia e Incanto ci fosse nel Cinema, quello stesso Cinema che ha permesso al giovane Timothy Walter di non essere abbandonato a sé stesso, che quando era un bambino solitario c’è sempre stato per lui, che in sostanza gli ha salvato la vita. No, io credo che il regista californiano più dark e gotico che ci sia avesse semplicemente una voglia matta di raccontare di uno dei suoi più grandi Eroi ed Idoli. 

Ma così facendo, ha finito per celebrare non solo la cinematografia, ma il senso stesso del raccontare Storie e fare Arte. Ha finito per raccontare quale sia il vero significato dietro il nostro essere Umani, dietro il nostro fare quello che facciamo. 

Sì, Burton celebra il Cinema non raccontando la vicenda di un cineasta affermato e vincente che con le sue opere ha conquistato i cuori della critica e una valanga di premi. No, non è quello che a Tim interessa. Lui sceglie invece di narrarci la storia meravigliosamente folle e umana di quello che ad oggi è considerato il peggior regista di tutti i tempi!!!

CHE COSA??? 

Omaggiare il Cinema e i film raccontando del peggiore di tutti? Ma davvero? 

Eh sì, signore e signori! 

Perché secondo Burton, e nessuno può dargli torto terminata la visione di quella che è una delle più straordinarie pellicole mai realizzate nella Storia, il “peggiore di tutti” è forse uno dei migliori esempi possibili di cosa significhi vivere e respirare il Cinema: crederci, osare e tentare. 

Ed è per questa ragione che EDWARD DAVIS WOOD JR. è tra i più grandi Eroi Mercuziani che possano esserci! Perché che cos’è, poi, un Mercuziano? È uno che ci crede. Che osa. Che tenta. 

Ed è poi davvero così tanto importante il riuscirci? Beh, non come il provarci. 

Questo è, secondo chi vi scrive, IL MIGLIOR FILM MAI REALIZZATO DA TIM BURTON, IL SUO PIÙ STRAORDINARIO CAPOLAVORO, IL MIGLIORE DI TUTTI. 

(Il vero Edward Davis Wood Jr., meglio conosciuto come “Ed Wood“)

Il migliore di tutti i film realizzato per celebrare il peggiore di tutti i registi. Può esistere una contraddizione altrettanto folle e meravigliosa?

Siamo nella California degli anni ’50. ED WOOD è un giovanotto senza il becco di un quattrino che vive con un sogno nel cuore, un sogno nel quale crede più di ogni altra cosa, un sogno chiamato “Cinema”. Ma c’è un problema. Non ha dindi. Non ha esperienza. E non ha nessuno disposto a credere in lui. 

Alt, dietrofront! Qualcuno che è disposto a credere in lui c’è, eccome se c’è! Gente strana forte, che sembra essere uscita fuori da chissà dove, a metà tra un circo pagliaccesco e una pellicola horror di bassa lega! Purtroppo non sono quelli “che contano”

Eppure, spesso, sono proprio quelli che non contano niente che contano di più. 

Capitanando questi strambi che non contano niente, il nostro Ed Wood riesce a strappare di qua e di là qualche microscopica occasione di quint’ordine e ogni volta… ogni volta miseramente fallisce e realizza fiaschi mostruosi! Sì, i suoi film fanno veramente pena: sceneggiature assurde e mal scritte, riprese realizzate in fretta e furia (stiamo parlando di venti o trenta scene girate in un giorno solo!), intere sequenze che sfiorano il ridicolo… solo “sfiorano”? No, che sono decisamente ridicole! 

A cosa sono dovute queste schifezze? Ai soldi che non ci sono, ovviamente. Al sorgere di imprevisti di tutti i tipi, naturalmente. Ma quasi sicuramente in realtà pure alla mancanza di talento in Ed Wood: perché, andiamo!, come è possibile che non si renda conto di quelle immense porcate che continua a girare a ripetizione? Chiunque se ne accorgerebbe, anche uno che di Cinema non ne sa niente! Figuriamoci uno che dice di essere un Cineasta! 

Il fatto, però, sapete qual è? Che lui un Cineasta lo è davvero. Perché fa film. Perché fa solo schifezze, ma lui non se ne rende conto. Perché la sua voglia di Cinema è più forte di qualsiasi altra cosa, pure della sua mancanza di talento. E questo non lo rende solamente un regista, ma il Miglior Esempio di cosa un regista dovrebbe sempre fare ed essere. Non c’è bisogno di soldi, premi, e neppure di talento. C’è solo bisogno di crederci. La vera passione che ti brucia dentro sta lì. Ed è per questo motivo che non uno solo dei suoi accoliti si rende conto degli orribili filmacci che stanno facendo: perché Ed crede così tanto nel suo sogno, che finiscono per crederci anche loro. Il suo sogno diventa il loro sogno.

(Gli strambi, gli strani, quelli che non contano niente… e che in realtà sono proprio quelli che contano di più)

Da vero fan patitissimo del signor Wood, Burton sceglie di narrarne la vicenda attraverso un Bianco-e-Nero da capogiro e uno stile che rimanda volutamente a quelle che sono state le pellicole di riferimento per il caro Ed. Affida inoltre il suo Eroe all’unico interprete al quale Tim si sarebbe mai sentito di affidarlo: il suo intimo amico personale e attore feticcio per eccellenza JOHNNY DEPP che, sempre solito donarci ottime e sontuose performance stralunate e assolutamente sopra le righe di insoliti personaggi, ci regala in questo caso una delle sue migliori interpretazioni attoriali in assoluto proprio per come riesce ad essere uno di quei “freak strambi burtoniani” che tanto amiamo ma al tempo stesso senza avere forbici al posto delle mani o succhiare sangue dal collo di poveri malcapitati e senza possedere una magica fabbrica di cioccolato! Insomma: essere un uomo normale. Che poi normale non lo era assolutamente, Ed Wood. Diciamo: un assurdo e pazzesco “uomo normale” straordinario!

(Johnny & Tim ai tempi di «Ed Wood»)

Johnny e Tim riescono nella titanica impresa straordinaria di prendere una persona che, sarà stata certamente inconsapevole di quelle schifezze di film che faceva, ma prima di ogni altra cosa era totalmente, ingenuamente, splendidamente… sincero e appassionato. E così, in qualche modo, quelle schifezze diventano meraviglie. E quei tipi strambi che manco sapevano da che parte girarsi, diventano Maestri di Vita. Questo è stato Ed, per Tim: un Maestro. Non è un caso che il protagonista di uno dei suoi precedenti film, il burtoniano «EDWARD MANI DI FORBICE» (1990), si chiamasse proprio come Wood. Un affettuoso omaggio al suo idolo, per cui Burton compose nel 1994 questo suo poeticissimo Inno al Cinema e al Raccontare Storie nonostante tutto e tutti, anche se non hai i mezzi per realizzare nulla, anche se fai fiasco, anche se sei capace solo di confezionare delle grandi e sonore schifezze… non è poi così importante il risultato, è in qualche modo e misura qualcos’altro ciò che conta davvero. 

Quando Johnny Depp/Ed Wood è ad un telefono pubblico e gli dicono che il suo film fa pena, lui non ci rimane male, non si arrabbia, non si abbatte per niente ma invece risponde immediatamente: 

«Davvero? Il peggior film che abbia visto? Il prossimo sarà bellissimo!».

È una scena piccola, un momento minuscolo, che oltre a far scompisciare dalle risate racchiude tutta la forza di un personaggio, di un film e di quello che davvero dovrebbe essere e significare lottare per i propri sogni. Ad un certo punto della pellicola, Wood incontra il suo grande idolo, il magistrale ORSON WELLES, impersonato da Vincent D’Onofrio. È nelle sue parole che si può rintracciare l’essenza di questa perla:

«Per difendere l’immaginativa bisogna combattere».

Potrebbe sembrare un insegnamento banale e scontato quello per cui bisogna lottare per portare avanti i propri sogni, detto e ripetuto in milioni di salse: ma la maniera con cui ce lo dice questo film è unica, perché non mette in scena la vicenda di uno che riesce in quello che vuole fare, ma racconta anzi la vita di colui che è passato alla Storia per essere il più terribile e scadente regista di sempre… eppure, ancora oggi, se lo ricordano tutti! Gli sconfitti, gli strambi, gli sgarruppati, i reietti, i diversi sono i personaggi che popolano questa vicenda, le persone di cui si ama circondare Ed Wood: tutti perdenti? Sì, lo sono, ma tra i più straordinari e meravigliosi che possano esserci. 

E infine anche lui, lo stesso Maestro di Ed Wood, è un perdente. Non potevamo concludere non citando BELA LUGOSI, che in gioventù fu attore di successo, l’interprete del Conte Dracula. Ma che adesso, dimenticato da tutti, è solo più l’ombra di quello che era un tempo. Un tizio che è stato famoso per un po’ tanti anni prima, e che adesso è uno strambo e solitario tossicodipendente. Una volta fu grande, ora non è più nessuno. Ma non è così per Wood. Per lui è un Eroe, il suo Eroe. E ancora se lo ricorda, ancora lo ama, ancora lo venera. E lo farà per sempre. 

Il legame immortale tra Bela ed Ed è talmente profondo e toccante e commovente, ogni volta come la prima volta, che non posso fare a meno di applaudire. E fondamentalmente nel raccontare di questa amicizia stupenda, Burton racconta del suo rapporto personale con l’attore VINCENT PRICE, protagonista del cinema horror degli anni ’50 e ’60, un Idolo per Tim: i due collaborarono insieme e incontrarlo è stato per il dark californiano quel che ha rappresentato per Wood il suo incontro con Lugosi. L’ultima pellicola di Price sarebbe stata quello stesso «Edward Mani Di Forbice» citato prima. Come per Bela il suo ultimo film fu un film di Wood.

(Tim & Vincent)

Un plauso dei più fragorosi spetta all’attore che ha impersonato Lugosi e che, proprio per una delle più grandi performance mai consegnate alla Storia del Cinema, s’è aggiudicato uno dei Premi Oscar più meritati di sempre, quello come Miglior Attore Non Protagonista: MARTIN LANDAU!!! La sua interpretazione così magnetica, viva, affascinante, sospesa tra una rassegnata malinconia e una spassosa comicità non può non lasciare il segno in chiunque veda tale monumentale capolavoro. In questa città ti masticano e sputano come niente!, ringhia borbottando. Quello non può neanche odorare la mia merda!, urla incazzato. Oppure, prima di gettarsi in un sudicio stagno di notte per fingere di lottare contro il pupazzone di una piovra, scuote la testa sconsolato: Sai, io rifiutai il ruolo di Frankenstein. Eppure, riuscirà infine ad essere felice. Perché anche se il nostro Ed renderà Bela protagonista di alcune delle più sonore trashate mai realizzate da essere umano, darà al suo anziano mentore ed eterno amico quel che nessun altro voleva più dargli: una possibilità, un’opportunità, una chance… e in definitiva la capacità di farlo sognare ancora. Gli dona nuova vita. 

(L’indimenticato e indimenticabile Martin Landau, la Notte in cui vinse il Premio Oscar per la sua stratosferica interpretazione nei panni di Bela Lugosi)

Questo è un film su cosa davvero significhi fare film. E fare film significa sognare. 

Ci sarà sempre qualcuno che ti giudicherà e dirà che non hai talento. E magari avrà anche ragione. Ma se Tu continuerai lo stesso a sognare, la cosa non avrà alcuna importanza.

(Ed & Bela, insieme per sempre, eternati dal Maestro Burton)

Se credi nel Potere dei Sogni e del Cinema, allora leggiti questo pezzo!!!

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