DI ALBERTO GROMETTO
Vi sono giorni comuni, normali, banali, che passano e se ne vanno.
E poi quei giorni memorabili destinati ad essere eterni e al contempo indimenticabili di cui non ci scorderemo mai.
Del primo tipo ne esistono in abbondanza, mentre i secondi son più rari e quindi preziosi. E perciò possiamo anche chiamarli “QUEI giorni”.
VENERDÌ 22 NOVEMBRE 2024, la sera in cui presi visione del film di cui sto per raccontarvi, è stato, per il sottoscritto, uno di QUEI giorni.
Quella sera al TEATRO REGIO DI TORINO è andata in scena la SERATA INAUGURALE D’APERTURA del 42º TORINO FILM FESTIVAL, il fischio d’inizio di quella che posso dire, assolutamente convinto di quello che dico e senza timor d’esagerazione, essersi rivelata la più grande edizione del TFF mai realizzata nell’arco della sua storia quarantennale. Al punto che ne sentiamo già la mancanza.

Per qualche giorno Torino, pure rimanendo fedele a sé stessa e alla sua tradizione, è stata rivoluzionata trasformandosi in HOLLYWOOD: star incredibili son giunte qui da Noi per rendere omaggio al TFF ma soprattutto per parlare dei loro film, il punto focale di tutto, la vera ragione oltre il red carpet e i vestiti con paillettes e lustrini per cui esiste davvero il Cinema, anche se spesso ce lo dimentichiamo… I FILM! E questa edizione mette al centro proprio questo, l’esperienza della sala cinematografica, il luogo più bello che esista in tutto il Mondo.
Il merito di tutto questo spettacolo straordinario allestito in nome dell’amore sconfinato ed eterno nei riguardi della Settima Arte spetta in primo luogo al suo brillante artefice, colui che ci ha fatto dono del più grande Torino Film Festival mai messo in piedi, il suo straordinario Direttore GIULIO BASE.

I divi e i talenti cinematografici che hanno preso parte alla rassegna son giunti fino a Noi per merito suo, e in quella stessa prima serata inaugurale cinque stelle lucenti sono state insignite con altrettante stelle, e mi riferisco al Riconoscimento “STELLA DELLA MOLE”, il premio conferito dal MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA DI TORINO.
Chi furono queste cinque stelle?
Quel mattacchione fenomenale di MATTHEW BRODERICK, accompagnato dalla sua sfavillante e scintillante consorte SARAH JESSICA PARKER, il cui carisma e simpatia e talento comico lo han reso uno degli interpreti più amati della sua generazione.

ROSARIO DAWSON, a dir poco divina, che ci ha fatto dono quella sera di uno dei sorrisi più brillanti e aperti e riluccicanti di tutta la serata, attrice che ha firmato lungo la sua carriera performance piene di carattere meritevoli di applausi.

L’italiano italianissimo GIANCARLO GIANNINI, il quale ha fatto la Storia del Cinema (non solo nostrano) e che ha strappato risate a non finire su quel palco, ricordando al Direttore di tradurre anche in italiano le parole dei premiati, ché altrimenti ci si capisce poco o nulla!

SHARON STONE, il cui epico ingresso sul palcoscenico con tanto di strascico da capogiro rimarrà indelebilmente impresso nella mia memoria e mai potrò dimenticare, icona dal fascino sensuale per eccellenza, capace di spogliarti con un solo sguardo audace, di farti sentire come denudato dinanzi a quei suoi luminosi occhi di ghiaccio.

E infine il Maestro RON HOWARD. Lui, quello che ad oggi tutti conoscono come “RICHIE CUNNINGHAM” di “HAPPY DAYS”, ma che da quella storica serie tv è passato da essere attore ad uno dei più brillanti registi e padroni del mezzo cinematografico. Ha sfornato capolavori dei più belli e straordinari possibili, che se non fosse che questo è solo un articolo e non un’enciclopedia sarebbe da elencarli tutti.

E invece mi concentrerò solo sull’ultimo, la pellicola che vedemmo in anteprima assoluta nazionale quella sera stessa al Regio a seguito delle cerimonie di premiazione e apertura del TFF: EDEN.
Racconta una storia vera, che vede come protagonisti alcuni individui che hanno deciso di fuggire dal mondo civilizzato, considerato come corrotto e sporco e degradato, per darsi ad una vita degna di eremiti asceti sulla sperduta e remota isola di Floreana, a contatto con la natura più pura e selvaggia.

Bellissimo… no?
No, per niente. Ai protagonisti sfugge infatti una cosa. E cioè che:
Puoi correre lontano a perdifiato, fuggire a gambe levate, mollare tutto e partire. Ma non potrai mai davvero allontanarti troppo dalla causa di tutti i Mali. La rovina del nostro Mondo. L’umanità. Anche se fossi solo, ci sarebbe comunque quella dentro di Te. E così anche nel buco più isolato che ci sia, situato nelle profondità dei recessi del nostro pianeta, anche lì la Corruzione e il Degrado e il Male ti raggiungeranno sempre, anche se non invitati, anche senza preavviso. Perché li porti già con Te, in Te.
Non importa così che su quell’isola ci sia una famigliola che vorrebbe solamente fare la famigliola in quel posto selvaggio lontano da tutto e da tutti vivendo delle proprie fatiche. Questo è il caso della coppia tedesca impersonata dal sempre impeccabile DANIEL BRÜHL e dalla rivelazione sorprendente SYDNEY SWEENEY, con un figlio a carico e in dolce attesa di un’altra creaturina.
Non importa se invece hai folli ambizioni e desideri sconfinati che t’hanno portato là, oltre i Confini del Mondo, in quella natura selvaggia e aspra, per placare la tua insaziabile fame smaniosa. È il caso della perfida e insieme scioccante baronessa personificazione della sopraffazione violenta perpetrata dagli umani, interpretata da una sublime ANA DE ARMAS favolosa ed eccezionale, talmente finta da risultare vera, capace di regalarci un personaggio tanto disgustoso quanto formidabile, forse il migliore di tutta la pellicola.
Non importa se sei persona dotata di profondissimi ideali e che proprio in nome di questi valori decidi di darti a questa vita di isolamento, costringendo anche la moglie a vivere questa misera esistenza insieme a Te. Questo è il caso del medico misantropo interpretato da un JUDE LAW rabbioso e feroce, la cui consorte è impersonata da una VANESSA KIRBY che come al solito riesce a comunicare con uno sguardo un tumulto di emozioni incredibili. Loro due sono il motivo per cui quell’isola è diventata famosa, quello che il dottore scrive da lì finisce sui giornali di tutto il Mondo, e sono anche la ragione per cui la famigliola di cui sopra ha deciso di trasferirsi lì.


Il dottore si sarà domandato: A che è servito fuggire da tutto e tutti, se anche lì possono raggiungerti? Lui non vuole nessuno attorno a sé. E “nessuno” significa “nessuno”. A parte la moglie, la quale alla fin fine tutto sommato sarebbe stato meglio non avere lì. Non puoi farci niente, non esiste un’isola abbastanza remota che ti permetta di scappare per davvero. Ti imbatterai sempre in qualcuno. Ti imbatterai in te.
Fortunatamente esistono dei luoghi nei quali invece puoi fuggire, ma non da te stesso o dagli altri. Puoi fuggire da questa vita spesso insensata e perlopiù dolorosa. E lo puoi fare insieme ai tuoi simili, diversi da te sotto tanti aspetti ma uguali nelle emozioni che provano. Questi luoghi sono i CINEMA. Già, nel buio di una sala circondato da altri esseri umani, disgustosi almeno quanto te, puoi sentirti davvero parte di qualcosa di più grande. Nel buio di una sala è possibile esultare e gioire tutti quanti per la stessa scena (ed è capitato davvero durante la visione del film!). Nel buio di una sala diventi solo occhi che guardano, Tu e altri mille e passa sconosciuti, che così in qualche modo finisci per conoscere, perché provano gli stessi sentimenti che provi te, nel momento in cui li provi, per le stesse ragioni per cui li provi.


Ed è questo quello che ci ha insegnato tale esperienza. Prender visione di questo thriller mozzafiato al cardiopalma che ti lascia incollato alla poltrona e nel quale la tensione aumenta ad ogni frame, e vederlo in anteprima nazionale, in occasione di un evento tanto straordinario e magico quanto quello vissuto, ci insegna che fino a quando esisterà il Cinema, potrai sempre avere la possibilità, film dopo film, di trovare la tua forma di Paradiso. Il tuo Eden personale. E una volta lì, una via d’uscita non ti viene manco in mente di cercarla.


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