La luce delle stelle (Licia Troisi)

DI ELODIE VUILLERMIN

In un osservatorio dal nome indefinito, collocato nel deserto, lavora un team di astronomi, ingegneri e medici con nazionalità diverse. Di colpo l’edificio si ritrova al buio. C’è stato un sabotaggio. Da parte di chi? Questo non si sa. Si attivano le luci di emergenza, ma riavviare il sistema sarà difficile.

Ed è solo l’inizio. Ben presto accadono, in rapida sequenza, altre cose strane. Un furto di dati. Una persona scomparsa e dall’identità sospetta. I fili telefonici tagliati. Le gomme delle auto bucate. I lavoratori sono in trappola, isolati dal resto del mondo, senza poter chiamare le autorità, tormentati da troppi dubbi e con poche certezze a cui aggrapparsi. Ha inizio la notte più infernale delle loro vite.

L’atmosfera scanzonata del primo capitolo, con battute tra colleghi, frecciatine segrete contro il superiore stronzo di turno e momenti teneri tra il protagonista e la donna che ama, viene spezzata e sostituita da un crescendo di inquietudine. Alla fine di ogni capitolo c’è un cliffhanger, alla maniera dei Piccoli brividi di R.L. Stine, che mantiene alta la tensione narrativa: può essere un urlo che rompe il silenzio, una persona che fa una rivelazione agghiacciante, la scoperta di un cadavere o altri espedienti simili. Nuove complicazioni saltano fuori e si accumulano l’una sopra l’altra, così che né il lettore né i personaggi possano mai sentirsi al sicuro.

Tra i personaggi spicca subito Gabriele, giovane astronomo serio, diligente e un po’ timido, ma capace di tirare fuori la grinta quando serve. Mariella, medico cubano con una grinta, dolcezza e un senso materno notevoli, per cui Gabriele ha una cotta segreta. Samantha, il personaggio creato per stare sulle scatole a tutti, superba, egoista e arrogante; anche nelle situazioni di pericolo non pensa ad altro che ai suoi problemi, come se avessero la priorità su tutto il resto. Pinetta, timida e sottomessa alla prepotente Samantha, ancora più introversa di Gabriele, ansiosa, con la tendenza a sminuirsi e con un livello di autostima alto quanto una formica (praticamente la me stessa delle scuole medie). E Matt, il re dei pettegolezzi, che odia Samantha dal profondo del cuore (e come dargli torto?).

Nella crisi c’è chi prova a restare calmo e razionale e scagionare tutti, perché incapace di credere che un criminale abbia la stessa faccia di un amico fidato. Altri non esitano a puntare il dito contro qualcuno, perché è più comodo e consolatorio cercare il primo capro espiatorio disponibile che addentrarsi nella ricerca di una verità troppo difficile da decifrare.

È una situazione in cui tutti dubitano di tutti (pur non volendo farlo), dove la verità pare sempre più confusa e lontana, in cui le apparenze non sono mai quel che sembrano. Una volta scoperto il colpevole, una parte di te commenta “non poteva essere che lui, in effetti”. Anche le sue motivazioni erano facili da intuire fin dalle prime pagine. Ciò nonostante ho voluto lasciarmi sorprendere dalla storia, fare la lettrice ingenua e non seguire la pista più ovvia, e ho fatto bene, perché è stata una lettura sorprendente e molto piacevole, che consiglio a tutti.

In questa situazione di alta tensione, Gabriele cerca di essere controllato e deciso, ma fatica a farsi rispettare o a prendere l’iniziativa, cosa in cui gli altri invece eccellono. Lui si è sempre sentito inferiore, mai abbastanza bravo, bloccato in un campo di studi che non lo fa sentire realizzato. Si è rassegnato da tempo a vivere un’esistenza mediocre. Eppure quella notte all’osservatorio diventa per lui l’occasione di brillare e per tirare fuori capacità nascoste che neanche sapeva di avere. Per una volta si sente contento di poter fare la differenza, di essere utile e di impressionare in positivo la ragazza che ama, senza però smettere di preoccuparsi per la sorte degli altri (perché comunque lui non è Samantha, e una coscienza ce l’ha).

Licia Troisi, finora specializzata in fantasy, esce dalla sua comfort zone letteraria e si cimenta nella scrittura di un giallo, riuscendo a regalare una storia accattivante. Ha saputo utilizzare lo schema classico dei gialli per tirare fuori un sottotesto più profondo: la ricerca del colpevole diventa il modo per fare una critica al mondo del lavoro odierno, che il più delle volte è spietato, con troppa concorrenza, dominato dalla legge del più forte e per questo più simile a una giungla che ad altro.

Al tempo stesso l’autrice ci insegna a combattere per i nostri sogni: solo perché il mondo lavorativo è marcio non significa che tu debba rinunciare a ciò che desideri. Impara a lottare per i tuoi ideali e non lasciarti dominare dai superiori prepotenti che forse incontrerai. Sei tu l’unico a decidere del tuo destino, non loro.

È faticoso, a volte ingiusto, ma non devi mettere in dubbio ciò che fai, ma come sei costretto a farlo. Il sistema è marcio, sono d’accordo con te. E allora va cambiato, magari dall’interno, visto che tu ci stai dentro. Ma tutto questo, tutto questo è sacro, e va salvato, perché è ciò che fa di noi quel che siamo: senza la curiosità che lo muove, l’uomo non è niente.

(Mariella a Gabriele, pagina 182)

(L’autrice Licia Troisi)

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