DI SARA NOEMI SCATOLA
Riprendo nel titolo di questo articolo una parola che avevo già utilizzato in relazione a Chiara Francini: godurioso.
Francini: donna dalla goduriosa risata, amante dell’unta (e altrettanto goduriosa) schiacciata toscana, tuffata in abbondante olio, così come Chiara Francini si tuffa abbondantemente negli eventi della vita.
Raggiante, curiosa, colorata, spontanea, sinceramente e incurantemente sé stessa.
L’avverbio inglese che avrei voluto utilizzare è “unapologetically”, per cui non ho saputo trovare una trasposizione italiana migliore di “incurantemente”. Chiara Francini si presenta, nel suo libro come dal vivo, così com’è, pienamente Chiara, senza riserve e senza timori, incurante dell’altrui giudizio.
Ritengo però che tutte queste parole che ho utilizzato per descrivervi quella che è la meraviglia di Chiara Francini siano comunque limitanti, e non vorrei così imprigionarla nella gabbia del linguaggio.
Senza dubbio lei fa un lavoro migliore di me nel raccontare sé stessa all’interno del suo nuovo libro, con sincerità, irriverenza, ironia e simpatia.
Leggete questo libro se avete voglia di divertirvi, di sciogliervi dai vostri schemi, di sorprendervi e, perché no, di scoprire un nuovo approccio alla vita. Se avete voglia di giocare ad amicizia con lei, ma anche con voi stessi, perché non è mai troppo tardi per incominciare a giocare insieme all’immagine di sé stessi nello specchio.
“Sono strana? Ma la felicità non è l’unico imperativo che abbiamo nella vita? E la mia è fatta così: tre grossi cespugli di lucine che mi salutano quando torno a casa”.
Quando ho letto che la casa di Chiara Francini è sempre abitata da tre grandi alberi di Natale avvolti in copiosi fili di lucine scintillanti, da grande amante del Natale che sono, credo che nel mio cervello si siano attivati vari meccanismi a molla a effetto domino, uno dopo l’altro, per cui dall’entusiasmo tutte le membra del mio corpo avrebbero voluto mettersi a ballare e saltare, nonostante fossi in viaggio in treno e avessi già riso numerose volte nel corso della lettura, tanto che mi erano chiaramente visibili i punti interrogativi sorti sulle teste delle persone che mi erano sedute accanto.
Alla presentazione di Forte e Chiara al Salone del Libro, una frase mi è rimasta impressa del discorso di Chiara Francini, ed è una frase che la sua mamma usava ripeterle e in cui è contenuto un grande insegnamento: “Non ti devi mai preoccupare, se non è un male che il prete ne goda”.
Non avevo mai sentito questa citazione, e nel caso non l’abbiate sentita neanche voi, ve la spiegherò con le parole che usa Chiara nel libro e che ha usato anche al Salone.
Il prete gode quando qualcuno muore, perché riceve una donazione per il funerale. Dunque il significato delle parole di mamma Sara Rastrelli è di non preoccuparsi se non è qualcosa che intacca la salute, perché allora non è una cosa così importante. E andrà bene per forza.
Perché in effetti, se ci pensate, finché c’è salute e stiamo bene, avremo la possibilità di fare qualsiasi cosa, sbagliando anche, certo, ma alla fine cosa ci importa? Meglio sbagliare e sapere di aver vissuto provandoci piuttosto che essere divorati dal rimorso e dal pensiero di come sarebbe potuta andare. Sicuramente sbagliare o fallire non è piacevole, ma siamo umani, errare humanum est, e sì sembra tanto una frase di circostanza, ma io sono fermamente convinta che sia così, e anche del fatto che solo tramite l’errore possiamo renderci conto di quello che ancora non conoscevamo, è l’errore che porta a galla le nostre “mancanze”. Scrivo “mancanze” tra virgolette perché non lo intendo in senso negativo, ma anzi, come opportunità di riempire quello spazio di apparente mancanza con nuovi insegnamenti e con un valore aggiunto. Ed è proprio l’errore a lasciarci quel margine di possibilità nel conquistare quel valore aggiunto, con curiosità, umiltà e accettazione.
“Io la matematica non l’ho mai imparata, mi ripugna, ma da lei avevo appreso qualcosa di molto più importante: che il prete, con me, avrebbe dovuto aspettare parecchio a godere”.
E prima che il prete possa godere anche con noi, cerchiamo tutti di vivere una vita in coerenza con noi stessi, nella completa e incurante espressione di chi siamo, tanto ci sarà sempre qualcuno che avrà da ridire. E in questa parentesi di tempo, in questa occasione che ci è stata donata di abitare la Terra , cerchiamo di essere presenti al mondo. Ecco, essere presenti al mondo. Questo è l’insegnamento più grande che traggo dal libro e da Chiara Francini, perché ogni attimo che passa è unico, irripetibile, e il tempo non fa sconti a nessuno. I momenti che passano non ci saranno dati indietro. Siamo abituati forse a giudicare il tempo come un nemico cattivo, avversario contro cui gareggiamo una maratona che non potremo mai vincere. Ma come diceva Seneca, il problema non è che abbiamo poco tempo, ma è come noi decidiamo di usare il tempo che ci viene dato.
Se sei felice all’idea di essere felice, sii felice di leggerti questo pezzo!!!