DI ALBERTO GROMETTO
Quello degli alieni è un tema che ha sempre affascinato l’Essere Umano, al punto che esiste una filmografia sterminata a proposito di queste forme di vita altrimenti dette “extra-terrestri”. Forse perché Noi desideriamo sempre ciò che non abbiamo o non siamo. Chissà quanto sono intelligenti, o più avanzate di Noi, queste personcine che abitano da tutt’altra parte, lassù, oltre le Stelle! Quante cose avranno di più? Come saranno fatte le loro case? Andranno in bagno? Ma… ma come sono? Che poi la cosa assurda è che magari non sono nemmeno più intelligenti o forti o fortunati di Noi. Semplicemente non lo sappiamo.
Noi tendiamo a voler essere o avere qualcosa che non sappiamo piuttosto che qualcosa che già conosciamo. È la naturale inclinazione tutta umana a volere un cambiamento. È la voglia di cambiare per essere o avere qualcosa di meglio, o talvolta anche solo di diverso, a muovere le nostre azioni, sempre.
Pensiamo all’alieno, e subito pensiamo a qualcosa che “non è nostro”. Che non siamo Noi. L’etimologia ci insegna che l’origine del termine “ALIENO” deriva dal latino “ALIENUS”, e cioè “ALTRUI”. Quel che è alieno è di altri. È altro. Dunque diverso. Straniero. E noi tendiamo a quello che è diverso. Anche se spesso questa tensione si traduce però in paura, soprattutto se l’alieno in questione è qualcosa che non comprendiamo. E la paura in rabbia. E la rabbia in distruzione.

Nell’immaginario collettivo, molto spesso i film sugli alieni vengono utilizzati per parlare dell’accettazione del diverso e dello straniero, di come tendiamo ad attaccare tutto quello che non siamo Noi, anche se non ci ha fatto niente, per il solo fatto di essere differente. Basti pensare, tra tutti, a quella perla meravigliosa di «E. T.» (1982), commovente capolavoro toccante del Sommo STEVEN SPIELBERG, Maestro tra i Registi: il racconto di un alieno che giunge sulla Terra e incontra un bambino col quale sarà amico per sempre è quanto di più umano possa esserci. Saranno però obbligati ad affrontare i perfidi scienziati governativi che vogliono sottoporre il nostro amabile protagonista ad ogni tipo di esperimento e pensano di poterlo fare perché tanto lui “non è uno di noi”.
Dunque, davvero: esiste una sfilza di pellicole che raccontano degli extra-terrestri che arrivano sulla Terra e, senza che nulla di male abbiano fatto, vengono subito considerati nemici, o comunque meri oggetti di studio, dalla razza umana, rappresentata come idiota e aggressiva e brutale. Non vengono considerati alla stregua di persone.
Ma MARS ATTACKS! decide di fare l’esatto contrario e ribaltare ogni cosa: in questo film l’Umano fa il possibile per stabilire una relazione pacifica con questi esseri sbucati dallo spazio profondo, i cosiddetti Marziani, che tutti quanti ritengono essere decisamente brutti, sia chiaro, ma come afferma il sempre pacato e autorevole Professore Donald Kessler impersonato dal fantastico PIERCE BROSNAN, aperto sostenitore e fervente fautore di una quieta convivenza collaborativa con gli extraterrestri, bisogna tenere in conto che anche per loro «noi siamo altrettanto orribili».

Certo, questo desiderio del “vecchio” uomo di aprirsi al “nuovo” marziano non è disinteressato, ma dettato da esigenze e bisogni d’altro tipo che la semplice e mera volontà d’accoglienza. Vi sono in gioco interessi di natura politica, commerciale, pubblicitaria. L’opportunismo è proprio dell’individuo umano, non dimentichiamocelo. Così come anche la stupidità. Infatti l’umanità tutta ritratta in questa pellicola, e appartenente ad ogni strato sociale, dalle più alte sfere del Governo fino ad arrivare al ceto medio-basso che vive nelle roulotte, fa una figura barbina!
Il Presidente USA interpretato da quel mattacchione ed esilarante malandrino di JACK NICHOLSON, anche in questo caso eccentrico istrione capace di regalarci facce memorabili, una volta saputo che la Terra è stata circondata da migliaia di astronavi aliene senza alcun preavviso, per prima cosa pensa alla folla che andrà in visibilio, alle telecamere che lo riprenderanno mentre darà l’annuncio col quale interromperà tutti i programmi televisivi per entrare nella Storia, al completo blu che dovrà indossare durante la diretta.

Fatto è che, a prescindere dalle ragioni che li muovono, per una volta, nel caso di questa pellicola, i membri della razza umana, quantomeno la loro stragrande maggioranza, sono assolutamente favorevoli a stabilire un dialogo sereno e costruttivo con questi strambi esseri molto diversi da noi. Non ne vedono l’ora, a dire il vero: ne sono entusiasti oltre ogni modo, alla massima potenza, al settimo cielo!
Peccato che sono gli esseri strambi e molto diversi da noi a non voler affatto un dialogo sereno e costruttivo. Quello che loro vogliono davvero è presentarsi da quegli stupidi coglioni degli umani, dire “Veniamo in pace!”, e poi tirare fuori i loro bei fuciloni a raggi laser e ammazzare a tradimento quante più persone possibili. Perché? La spiegazione che ci consegna il film è molto semplice, nei fatti. Perché sono stronzi.

Sì, questi Marziani fanno quello che fanno perché a loro va di farlo, si divertono un mondo a farlo, e continueranno a farlo perché… semplicemente perché sono fatti così. Ma gli umani, fino all’ultimo, ancora non ci credono che sono davvero fatti così. Probabilmente c’è stato un “fraintendimento culturale”, si dicono dopo il barbaro sterminio ingiustificato di migliaia di persone da parte della “forma di vita aliena intelligente”. Ma saranno davvero intelligenti? Certamente più degli umani, questo è poco ma sicuro.
Arriva un messaggio presidenziale diretto al Capo dei Capi tra i Marziani: Incontriamoci ancora una volta e proviamo a stabilire dei negoziati diplomatici, quel che è stato è stato, ora cerchiamo la pace! Al che gli alieni se la ridono spassosamente. Dicono che va bene incontrarsi, che sono dispiaciuti e mortificati. Che vogliono rimediare. Che bello!, esultano il Presidente e il suo entourage, al contrario del Generale Decker interpretato dal grande ROD STEIGER, il solo che fin dall’inizio era dell’idea di armarsi e, nel caso, attaccare subito e senza pietà. Forse un po’ troppo bellicoso, ma col senno del poi magari così in torto non era. Risultato di un ulteriore incontro? I Marziani ancora una volta fanno lo scherzone, trucidano persone a destra e a manca, e spargono panico e terrore. Ci prendono anzi così tanto gusto che decidono di farlo su larga scala!

È sorprendente pensare che un film di questo tipo provenga dalla vivacissima e scriteriata fantasia del folle visionario TIM BURTON che realizza una pellicola totalmente diversa dai suoi soliti canoni. In primo luogo perché si tratta di fantascienza, genere di cui lui si è sempre occupato quasi per nulla nella sua lunga carriera. Poi di norma i protagonisti delle sue storie sono FREAKS, cioè strambi e outsider ed emarginati forse un po’ mostruosi ma non per questo poco umani. Individui che sono diversi dagli altri e per questo tenuti lontani, ma che possiedono un animo dolce e sensibile, pur nella loro stranezza. Quelli che però dovrebbero essere i “freaks” in questo caso, cioè i Marziani, da una parte sono tutt’altro che emarginati e dall’altra sono tutt’altro che dolci e sensibili.
Ne viene fuori una pellicola che parte da una premessa veramente interessante, quasi rivoluzionaria. Lo sviluppo però, a mio modo di vedere, lascia a desiderare: ci si concentra su una galleria di personaggi, ognuno con una sua storia e delle sue caratteristiche, che più che personaggi risultano quasi delle macchiette. Oltre i già citati, il cast assolutamente stellare e di livello stratosferico presenta grandissimi nomi quali: Glenn Close, Annette Bening, Natalie Portman, Pam Grier, Michael J. Fox, Martin Short, Danny DeVito, Jack Black, Christina Applegate, Tom Jones e… e chi più ne ha, più ne metta! Tuttavia, alla fine, la stragrande maggioranza di questi attori e dei loro characters è quasi del tutto sacrificata, per non dire “sprecata”. Diciamo anche: buttata via.


Ne esce fuori un film dal tono volutamente canzonatorio, ridanciano, grottesco… ma per nulla indimenticabile o memorabile. Ti fai qualche piccola risatina per poco meno di un paio d’ore. Quel che ti rimane impresso è il cinismo dei sadici Marziani, oltre che il loro aspetto fisico veramente iconico, degno della forza visiva ed espressiva del miglior Burton. E la stupidità e l’opportunismo dell’uomo, ovviamente.
In una realtà come la nostra, in cui la globalizzazione e l’immigrazione sono temi d’una attualità sconcertante, una pellicola del genere, senza che probabilmente gli stessi creatori ne fossero consapevoli, andrebbe vista.
Possiamo ancora citare in chiusura SARAH JESSICA PARKER e il suo adorabile Chihuahua POPPY. E non vi dico che diavolo succederà a loro! Vorreste saperlo? Allora guardatevi il film!


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