Webless, Parte IV – Madame Web

DI PIETRO BERRUTO

He was like a spider… person

Julia Cornwall

Cassandra Webb, la prima Madame Web, è un personaggio terziario nel mito di Spider-Man, esistendo solo (al momento della scrittura di questo articolo) 47 fumetti in cui è comparsa, numero piuttosto esiguo per giustificare la produzione di un film su di lei. Non si può dire che il personaggio non sia almeno interessante: creata dal defunto Dennis O’Neil e da John Romita Jr., Madame Web funge inizialmente da guida spirituale di Peter Parker, gettando le basi per il “filone mistico” del personaggio, che poi culminerà nel Ragnoverso; nonostante ciò, diventa difficile giustificare un film avendo così poco materiale a disposizione. Scelta intelligente è stata affiancarla a tre personaggi lievemente più noti, Julia Carpenter/Cornwall (la seconda Spider-Woman e la seconda Madame Web), Mattie Franklin (la quarta Spider-Woman) e Aña Corazón (nota anche come Araña), ma a questo punto verrebbe da chiedersi: non sarebbe stato meglio fare un film solo su una (o più) Spider-Woman? Queste sono le premesse di Madame Web, poche e non buone.

La storia

Nel 1973, la futura madre di Cassie Webb, Constance, fa ricerche in Perù su degli specifici ragni che apparentemente sarebbero in grado di avere proprietà soprannaturali, ma viene uccisa da un suo collega, Ezekiel Sims, che vuole i ragni per sé: poco prima di morire, viene soccorsa dalle Arañas, un gruppo di locali uomini-ragno, che la fanno partorire e mordere da un ragno nel vano tentativo di salvarle la vita. Nel 2003, Cassandra fa la paramedica assieme al suo amico e collega Ben Parker e, in seguito ad un incidente quasi mortale, i suoi poteri premonitori si attivano, consentendole di avere visioni del futuro. Anche Sims ha delle visioni: ogni notte sogna di essere sconfitto e ucciso da tre donne-ragno, sempre le stesse, e teme che questi incubi si trasformino in realtà. Mentre Cassie si adegua a fatica ai nuovi poteri, affrontando situazioni sociali (che già lei soffre particolarmente) con estrema difficoltà, Sims rintraccia tramite un curioso sistema di identificazione facciale, estremamente all’avanguardia per il 2003, le tre Spider-Women, ossia Julia, Aña e Mattie, ancora adolescenti e inoffensive: dopo aver avuto delle visioni su Sims, Cassie decide di salvare le tre ragazze, praticamente rapendole. Dopo una lunga spiegazione sui poteri di Cassie e sul perché le ragazze siano state portate via contro la loro volontà, un rivolo di fiducia e confidenza inizia a scorrere tra loro e la paramedica, che però deve lasciarle nella foresta per ore da sole, per andare a casa sua a investigare su Ezekiel Sims tra gli appunti di sua madre. Dopo che loro giustamente si allontanano per mangiare, vengono rintracciate di nuovo da Sims e solo grazie a Cassie e alle sue visioni (che, per come funzionano, sembrano più dei viaggi nel tempo) si riescono a salvare da questo avversario che è troppo forte fisicamente per loro (volendo contestualizzare, anche nei fumetti Sims ha più o meno gli stessi poteri di Peter Parker): dopo aver capito di non poter lasciare le tre alle forze dell’ordine per una manciata di ragioni, ma essendo costretta ad andare in Perù per comprendere davvero la natura delle sue capacità premonitrici, le affida a Ben e a sua cognata Mary, che è al nono mese di gravidanza. Al ritorno di Cassie (che intanto ha compreso perché sua madre fosse andata in quel periodo nelle Amazzoni, ovvero per utilizzare i ragni per curare la malattia congenita di Cassie, che in effetti nel presente è sana per questo), Sims riesce a rintracciare le tre ragazze quando devono uscire di casa per portare Mary in ospedale. Cassie, avendo scoperto qual è il suo vero potenziale, riesce a salvare le tre usando il dono dell’ubiquità e si sacrifica uccidendo Sims, ma perdendo il dono della vista e delle gambe. Mesi dopo, Julia, Mattie e Aña vivono con Cassie, che funge da loro mentore, preparandole al loro destino da supereroine.

Il segreto di Madame Web

Se dicessi che penso che Madame Web sia un bel film dovrei mentire, e credo sia ovvio a tutti che lo scopo della saggistica come materia sia il dire la verità, o almeno la propria verità. Il film soffre dei difetti della maggior parte delle pellicole precedenti: trama eccessivamente articolata, recitazione mediocre ed effetti speciali scadenti o in generale poco convincenti. Tutto secondo me si può ricondurre alla concezione del film: per giustificare elementi narrativi discordanti tra di loro la trama deve fare salti mortali per funzionare, come, per esempio, il dover fare andare Cassandra in Perù per farle scoprire le proprie origini, mettendo in stasi l’intreccio per un periodo di tempo indecifrabile, scelta opinabile per il ritmo della vicenda, per la caratterizzazione dei personaggi (è assurdo che Cassie, in un momento di crisi, abbandoni le ragazze per fare un viaggio in Perù, che dovrebbe durare alcuni giorni come minimo) e per lo svolgersi degli eventi; per tali ragioni i dialoghi sono spesso ricchi di esposizione non necessaria e artificiosa, come all’inizio del film o proprio durante la parentesi di Cassie in Perù. Registicamente, Madame Web realizza le proprie scene d’azione con movimenti di camera alienanti e distraenti, come quando negli scontri con Sims la camera zooma improvvisamente, ricordando i reality show o i film bollywoodiani; anche altri movimenti sono bizzarri e confusionari, come gran parte dello scontro finale. Per sottolineare che il film è un period piece, viene adoperata una tinta gialla, che dona alla pellicola un aspetto singolare. Infine, la pubblicità senza ritegno fatta nel film, soprattutto alla PepsiCo, che è attivamente parte della sconfitta del supercattivo, è aberrante e di cattivo gusto. Tutto ciò non sarebbe, normalmente, considerabile positivo, ma ancora non sono stati presi in considerazione molti aspetti importanti.

Madame Web è un film sospettosamente brutto, pare che la bruttezza sia un effetto quasi studiato a puntino: come detto nelle altre parti di Webless, i film dell’SSU hanno enormi problemi identitari, non sapendo in che modo rappresentare i personaggi protagonisti, alternando la figura del cupo e sanguinario giustiziere a quella del buffo e divertente supereroe di quartiere, generando, soprattutto nel caso di Morbius, un’opera in cui è più memorabile ciò che manca nel film di ciò che è presente nel film; Madame Web invece sa esattamente che tono deve avere, ossia comico e leggero e lo mantiene per più o meno tutto il film, non avendo l’obbligo di far finta di presentare una figura “grigia”. Liberandosi dallo schema dell’SSU, Madame Web deve costruirsi un’identità nuova, da sola, anche a causa della scarsità di materiale da adattare, ma è costretta da una sceneggiatura scadente: per tali ragioni, secondo me, il film è così registicamente strano, come se volesse rincarare la dose, esplicitando visivamente gli elementi testuali sopra le righe. In realtà, in totale onestà, il fatto che la sceneggiatura sia così debole, produce alcuni elementi che sono estremamente divertenti, come le acrobazie che vengono fatte per fare in modo che non vengano dette le parole Peter” o “Spider-Man”: per quanto sia evidente che questa sia una scelta fatta dai “piani alti”, il divieto dell’utilizzo di queste parole diventa così lampante da essere praticamente umoristico. Tutto ciò è incarnato perfettamente da Dakota Johnson, un’ottima attrice, che in questo film, pur ammettendo di non amare né la pellicola stessa né il genere in toto, recita tutto con sottile ambiguità, lasciando allo spettatore l’interpretazione se lei si stia davvero impegnando e creda nella storia o se stia prendendo in giro la pellicola, liberando quindi la strada ad una lettura parodistica. Va anche detto che Johnson è estremamente capace di rappresentare scene di imbarazzo, come quella del baby shower, esempio da manuale di cringe comedy, scena che apprezzo molto perché risuona tanto, almeno dal mio punto di vista, di quella che è l’esperienza delle persone neurodivergenti alle feste di questo tipo: non mi stupirebbe se comparissero in giro delle interpretazioni di Cassie come donna autistica, dopo questo film. 

Tutto questo ha un termine che lo definisce ed è bene esplicitarlo: Madame Web è un film particolarmente camp, con cui si intende la rivendicazione ed estremizzazione di elementi kitsch e pacchiani. Per la mia visione, Madame Web è camp appositamente e volontariamente, ma se ciò non fosse non credo che la situazione cambierebbe molto. Va inoltre detto che questo valore non redime l’opera dalle sue caratteristiche negative, bensì le contestualizza, dando una nuova chiave di lettura, ma non sostituendosi al gusto personale dei fruitori: il camp, essendo brutto apposta, ovviamente, non può piacere a tutti, anche se casi di gran successo di questo genere sono evidenti, come l’intera filmografia di Baz Luhrmann. Ciò che però è importante sottolineare è che al contrario degli altri film dell’SSU, che sprecano l’adattamento di proprietà intellettuali preesistenti generando film blandi e anonimi, per compensare, Madame Web esagera generando qualcosa di strano ma indubbiamente unico: 

Nella mia esperienza, interessante è sempre meglio di noioso

Madame Web non è il tipo di film con cui si può “spegnere il cervello” (anche se nessun film lo è, in mia opinione) ma è sicuramente un film con il quale ci si può divertire apprezzandone la peculiarità; inoltre, non è un’opera da trattare come un capolavoro, perché senza dubbio non lo è, ma la si può interpretare come una festa, imbarazzante, simpatica, imperfetta. Il fatto che la critica e il pubblico abbiano devastato questa pellicola, mentre Morbius si può permettere di essere un meme simpatico, è assurdo: che sia perché il film con Leto costituiva una novità (e quello con Johnson no) o per il solito, becero, ma molto reale sessismo che dilaga nell’ambiente dei cinecomic su Internet, è comunque un trattamento ingiusto, financo aberrante.

Infine, una nota personale: per quanto Mercuzio and Friends non sostenga l’uso e abuso di sostanze psicotrope, come ad esempio gli alcolici, un consiglio che posso offrire è, qualora ci si trovasse già in stato alterato, di guardare questo film. Divertitevi, perché questo film è divertente. Alla prossima e ricordate: la tela ci connette tutti.

Secondo voi quando questo film uscì, ai tempi, dove mai saremmo andati a prenderne visione? È chiaro, in quello che è il cinema del cuore di MERCUZIO AND FRIENDS ancor prima che M&F stessa cominciasse ad esistere: IL CINEMA REPOSI DI TORINO IN VIA XX SETTEMBRE 15… ANDATECI ANCHE VOI!!!

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