Marco Mengoni: il nostro Re matto preferito

DI ELODIE VUILLERMIN

Tra le tante voci maschili che abbiamo qui in Italia, quella di Mengoni è indubbiamente una delle mie preferite e anche una delle più peculiari. Si è fatto riconoscere per la capacità di trasmettere forti emozioni con la voce e di toccare i cuori della gente nel profondo. Il pubblico lo ama, e la cosa è reciproca.

Nato a Ronciglione (Viterbo) nel 1988, a soli 14 anni si iscrive a una scuola di canto, che frequenta in contemporanea con i suoi normali studi. Poco tempo dopo comincia una carriera da solista in alcuni locali e club. A 19 anni si trasferisce a Roma, sia per seguire la passione per la musica sia per frequentare l’Università di Lingue. Nel 2009 vince X Factor con il suo singolo Dove si vola, e da lì ha avuto un successo crescente. La sua prima partecipazione al Festival di Sanremo risale al 2010, anno in cui vince il Premio della Critica. Tornato sul palco dell’Ariston nel 2013, conquista il primo posto con L’essenziale. Ha ottenuto numerosi dischi d’oro e di platino nella sua carriera. Memorabili le sue molteplici collaborazioni e duetti con cantanti del calibro di Giorgia, Laura Pausini o Samuele Bersani.

TIMBRO E STILE MUSICALE

Quella di Mengoni è una voce che copre tra le tre e le quattro ottave, dal timbro tipicamente soul con accenti pop rock, con una capacità interpretativa eccezionale. Non solo il pubblico, ma pure i grandi della musica italiana se ne sono resi conto: basti pensare che Mina in persona lo ha lodato per il suo controllo vocale, o che il compianto Lucio Dalla lo ha descritto come uno dei migliori artisti degli ultimi anni, con una personalità paragonabile a quella di Prince.

Mengoni riesce a raggiungere note altissime e acute in voce piena, e lo fa sembrare una cosa facile. Come lo fa? Con la tecnica del damping, una meccanica che consente di attenuare la voce quando si fanno gli acuti. Il suo non è un suono potente, ma sottile, molto vicino al contralto, ed è una rarità che un uomo riesca a raggiungere le vocalità femminili. Questo fu una rivoluzione, perché con la sua vittoria a X Factor aveva dimostrato che non tutti gli uomini devono per forza avere un timbro scuro e baritonale per cantare.

Il genere pop ha la particolarità di arrivare a tutti, ma quello di Marco ha il valore aggiunto di essere variegato dal punto di vista musicale. Questo perché è una persona curiosa di natura: ha ascoltato diversi generi, assorbito culture e lingue diverse.

Per lui la musica è più di una passione, è una medicina. Lo aiuta a lenire le sue ferite, a esternare tutti i tormenti che di norma si tiene dentro. La musica è terapia anche per chi la ascolta e per Mengoni non c’è vittoria più grande nello scoprire che chi lo ascolta ha capito perfettamente quali sono le emozioni che lui voleva comunicare. Il fine ultimo, dopotutto, è capirsi e capire gli altri.

I MIGLIORI BRANI

Con Stanco (Deeper Inside) abbiamo di fronte un Mengoni giovane, spericolato, carico di emozioni da raccontare e di speranza per il futuro. “Ero più leggero, ero più inconsapevole”, racconta lui stesso. “Ero uno scrittore che forse dava meno peso o un peso diverso alle parole e sicuramente anche poi alla vita, credo”. Un brano spensierato e liberatorio, nato in un momento di relax in sala d’incisione, dalle sonorità funk.

Poi abbiamo Credimi ancora, dallo stile funk-rock, con un accompagnamento a base di chitarra elettrica e un ottimo cambio di ritmo a metà canzone, e In un giorno qualunque, una musica lenta e leggera con sonorità più morbide.

Solo segna l’arrivo, per Mengoni, di una maggiore consapevolezza del suo ruolo di cantante e delle responsabilità che ne derivano. Un brano che, come l’intero disco da cui è tratto, è molto riflessivo, introspettivo. L’album ha aiutato l’artista a fare i conti con i cambiamenti della sua vita dovuti alla crescente fama. Ha accettato di dover uscire allo scoperto, di smetterla di nascondersi, di usare la musica per emergere e di mostrare il suo vero volto.

Vincitore a Sanremo e settimo posto all’Eurovision Song Contest, L’essenziale è forse il brano più rappresentativo di Mengoni. Fantastico l’accompagnamento al pianoforte. Scritto da Roberto Casalino, il testo suggerisce di tornare alle origini. Di allontanarsi “dagli eccessi e dalle cattive abitudini” per tornare ad apprezzare la bellezza insita nelle piccole cose. Di avere nuovamente cura dell’amore e condividerlo con gli altri. Di rinascere per cominciare un nuovo percorso. Tutto questo è l’essenziale.

Pronto a correre insegna che la negatività di alcune esperienze può esserti utile a ricominciare, a capire che devi prendere un’altra strada. Anche gli inciampi e le ferite servono a crescere. Non esiste umano che non abbia sbagliato almeno una volta e che non abbia imparato dai suoi errori. Una musica energica che ti carica di positività. Oltre 50 milioni di copie vendute e certificazione di assegnazione del disco di platino. Che dire di più?

Sei volte disco di platino e oltre 300 mila copie vendute, Guerriero è un’altra di quelle canzoni che più lasciano il segno. Il primissimo video dove Marco fa il co-regista, un video che lui sente molto vicino a sé perché è un “frammento di vita”: il bambino protagonista, che viene bullizzato e chiama un supereroe ad aiutarlo, è proprio sé stesso. Infatti lui a volte, da piccolo, si immaginava una figura con superpoteri che lo aiutasse a capire quale fosse il giusto percorso da seguire nella vita. Una canzone che invoca solidarietà e parla a tutti coloro che hanno avuto momenti difficili nella vita.

Ti ho voluto bene veramente ha un titolo errato, perché Marco aveva salvato male il file sul computer: il ritornello canta infatti “ti voglio bene veramente”, al presente, ma la canzone uscì con il verbo al passato. Nel testo si racconta di un viaggio, fatto di riflessione e di malinconia, poiché al centro di questo viaggio c’è un amore ormai finito ma che oltre a crearti dolore ti riporta alla mente ricordi felici. Per Mengoni non c’era location più adatta dell’Islanda per girare il video dedicato: le basse temperature e i venti che ti sbattono i sassolini in faccia erano un perfetto correlativo oggettivo del dolore interiore di questo viaggio alla ricerca di sé. Ma il viaggio è la fine di un percorso o l’inizio di una nuova storia?

Io ti aspetto è stato scritto in collaborazione con Ermal Meta e Dario Faini (Dardust). Con le sue sonorità pop-dance internazionali ti racconta quell’amore che non si arrende, che resiste al tempo e alla distanza.

Hola ha un titolo semplice, ma molto potente. Per Mengoni nulla è più forte e significativo di un “ciao”. Ha collaborato con Tom Walker e si è trovato molto bene con lui. “Musicalmente ci siamo compresi e quando succedono queste cose non te le scordi”, ha dichiarato in merito.

Altro duetto significativo è Come neve, cantato insieme a Giorgia. Una ballata pop colma di numerose sfumature vocali. Mengoni è riuscito a cantare in una tonalità del tutto femminile, alternandola con qualche tonalità più bassa.

Menzioni d’onore per Venere e Marte (cantato insieme a Frah Quintale, Takagi & Ketra), Esseri umani e Non me ne accorgo.

MATERIA: IL RISPETTO PER L’AMBIENTE

Un’attenzione speciale va dedicata agli ultimi album: essi sono parte di un’unica trilogia, Materia, nella quale l’artista esprime tutto il suo amore per la natura, che il nonno Sestilio gli ha trasmesso. Ha cercato di prendere spunto da più generi musicali possibili, dal R&B al gospel, dal funk al pop.

Il primo capitolo, Terra (2021), contiene soul, blues e musica afroamericana: ossia i generi che hanno segnato l’infanzia di Mengoni.

Pelle (2022) include suoni da tutte le parti del mondo, sia quelle già visitate sia quelle che si voleva visitare. Questo perché l’artista vuole rappresentare il suo pensiero: che noi umani non siamo nati per essere una sola etnia e basta, dentro di noi convivono molteplici etnie e dobbiamo quindi avere la voglia e la curiosità di sperimentare strumenti e suoni diversi. In uno dei brani più famosi di questo disco, No stress, ci insegna che la vita non è fatta solo di riflessioni e ricerca di sé. Serve anche un po’ di leggerezza. Non fossilizzarti troppo sul passato. Non farti ansie inutili per il futuro. Vivi il presente.

L’ultimo capitolo, Prisma (2023), include brani ritmici. Perché questo titolo? Il prisma fa entrare dentro di sé una luce che sembra bianca e la seziona in tutti i colori dell’arcobaleno. Lo stesso facciamo noi con le esperienze della vita. Mengoni ha cercato di mettere ogni emozione possibile in questo disco: rabbia, gioia, dolore.

Il miglior brano di Prisma, nonché uno dei più belli di Marco in generale, è Due vite, canzone che, come afferma lui stesso, “parla di rapporti mettendo al centro la relazione più intima, quella con sé stessi”. Meritata vittoria al festival di Sanremo di quest’anno e un dignitoso quarto posto all’Eurovision. Se le canzoni uscite prima erano belle, questa è stellare. Colpisce nel profondo.

Se nel Sanremo del 2013 Mengoni aveva una grande ansia da prestazione, stavolta si lascia alle spalle la paura di fallire e si impone di divertirsi e basta: è questa la decisione che prende, la lezione che ha imparato in oltre dieci anni di carriera.

Questa canzone, che racconta molto di me in questo momento, è un viaggio intimo ma anche un invito a tutti noi ad accettare tutto quello che la vita ci offre, senza pensare a cosa dovrebbe o potrebbe essere.

Marco Mengoni

Il brano ci invita a prendere la vita per come viene, anche nei suoi aspetti negativi. Dobbiamo provare a vivere senza rimpianti, accettare ciò che siamo stati, non temere più gli errori commessi ma trattarli come parte integrante della propria crescita personale.

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