Si può dare di più: anche oggi si può

DI ELODIE VUILLERMIN

1987. Era la trentasettesima edizione del celebre Festival della canzone italiana, la più vista della storia di Sanremo. Alla conduzione, per la quarta volta, Pippo Baudo. Come spalla comica, il mitico Trio: Massimo Lopez, Anna Marchesini e Tullio Solenghi.

Molti nomi di rilievo tra i partecipanti. Basti pensare a Michele Zarrillo, vincitore nella categoria nuove proposte con La notte dei pensieri. Nei veterani, invece, possiamo trovare il sempre lodato Fausto Leali, Eduardo de Crescenzo, I Ricchi e Poveri oppure la straordinaria Fiorella Mannoia. Ma il vero colpaccio lo ha fatto il trio. Non Lopez-Marchesini-Solenghi, mi riferisco a un altro trio: Gianni Morandi, Umberto Tozzi ed Enrico Ruggeri. Tutti cantanti o cantautori di spessore, che già da soli erano amatissimi. Insieme hanno saputo trionfare.

La canzone che li ha portati in vetta alla classifica è una delle mie preferite in assoluto: Si può dare di più. Un inno alla solidarietà, rimasto per sette settimane di seguito al primo posto nella classifica dei singoli più venduti. Da molti definito la risposta italiana a We are the world. La musica parte piano piano, poi si alza di tono. È come una scalata alla vetta: non precipitosa, ma graduale e solenne. Ma la cosa che più mi colpisce, di questa canzone, è il messaggio. Ti dimostra che, se nella vita ti manca quel qualcosa per essere felice e avessi voglia di afferrarlo, puoi farlo. Accontentarsi, a volte, non basta. Si deve lottare per i propri ideali.

Questa è la canzone a cui penso quando, per esempio, mi guardo in giro e mi accorgo che fa più caldo del normale, i fiumi sono asciutti al punto che si vede il fondale o nell’erba vedo più pattume che fiori. Qui sorge spontaneo chiedermi: perché continuiamo a maltrattare la Natura, la Grande Madre che ci ha messi al mondo? Perché continuiamo a prendere risorse da Lei, senza mai darle nulla di buono in cambio? C’è chi fa qualcosa per Lei, certo, ma non sembra abbastanza. Mentre molti sembrano fregarsene. Allora ha senso combattere per l’ambiente se tanto a nessuno importa? Poi mi tornano in mente le parole di questa canzone e mi rendo conto che se getto la spugna diventerò anch’io parte della schiera dei menefreghisti. Nel mio piccolo, posso fare qualcosa per cambiare le cose. Anzi, devo. E non solo io, ma tutti.

Il mondo ci delude quotidianamente, sotto molti punti di vista, ma non possiamo mettere la testa sotto la sabbia. Non siamo struzzi. Non possiamo ignorare che al mondo esistono guerre, carestia e altre tragedie. Le crisi che ci raccontano ai telegiornali non rimangono in tv, non scompaiono una volta che spegni lo schermo. E dire “lascia che sia” equivale a essere complici del male, perché se sei il primo a fregartene vuol dire che permetti questa distruzione e lasci che le bellezze di questo mondo scompaiano. Vuol dire che neghi di essere nello stesso male che affligge i tuoi fratelli. Siamo “tutti sommersi, non solo tu, nelle bufere dei nostri guai”, siamo tutti responsabili di ciò che accade nel mondo. E se qualcuno gela, in quelle bufere, chi ne ha la possibilità deve cercare di scaldarlo, di accendere un fuoco per farlo sopravvivere. Quel fuoco è quel qualcosa in più che potete dare, la speranza e l’impegno per creare un futuro migliore.

“E se non fossi abbastanza forte?”, penserà qualcuno. Lo dice perché crede di non avere le giuste capacità e prova a cercarle nel mondo esterno. Ma il coraggio non è là fuori. È già lì, in te, celato in fondo alla tua anima. Aspetta solo di essere tirato fuori. Se pensi di non farcela da solo, appoggiati a qualcuno di cui puoi fidarti. Magari un amico, oppure un genitore. Perché anche loro hanno un fuoco dentro, qualcosa che brucia più intensamente se sta vicino agli altri. Il vero cambiamento non lo fanno i singoli, ma il gruppo.

Pensateci anche, per esempio, quando avete un sogno da realizzare. Provate a metterci sempre quella goccia di impegno in più, a spingervi oltre i vostri limiti per realizzarlo. E fatevi aiutare, se necessario. Se è qualcosa per cui vale la pena lottare, quel minimo sforzo in più può fare davvero la differenza. E non serve essere eroi per riuscirci. Basta che siate voi stessi. Forse non sarete Superman, ma che importa? Siete più forti di quel che credete.

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Se credi che i veri cambiamenti vengano dal gruppo anziché dal singolo, leggi questo articolo!!!

Se ritieni fondamentale assumersi le proprie responsabilità e smettere di girarsi dall’altra parte, questo allora è il pezzo che fa al caso tuo!!!

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