Wild Men

DI GIOSUE’ TEDESCHI

Martin è un uomo che come tanti sente troppo stretta la vita in società. Così decide di fuggire da tutto e nascondersi su una montagna in Norvegia per vivere da solo – nella sua fantasia è un vichingo adesso. Doveva essere solo un periodo breve per ritrovare sé stesso ma prolungando il suo soggiorno fra i monti incorre, inevitabilmente, in incontri che lo cambieranno.

Uno di questi incontri è Musa, che sarà il suo compagno di viaggio. Si presenta come un uomo ferito, reduce da un incidente con una profonda ferita alla gamba. Invece di portarlo in ospedale gli mette dei punti alla gamba con ago e filo in modo molto vichingo. Forse un po’ sconsiderato, ma molto vichingo. 

Per una serie di motivi entrambi sono braccati dalla polizia attraverso le montagne – hanno una meta: un villaggio fra i monti dove a quanto pare le persone vivono più vicini allo stato naturale. 

Tutta una serie di incidenti, ben motivati, riveleranno che Musa è un contrabbandiere di hashish. I suoi compagni lo stanno cercando per riavere i soldi che si stava portando via, e che Musa intendeva usare per ricominciare una vita normale e magari rivedere suo figlio.

La polizia locale finirà con l’aiutare Musa a non essere ucciso dai suoi compagni e Martin a non divorziare da sua moglie.

In breve: questo film rientra nel genere commedia nera con alcuni elementi del dramma. Si apprezza molto la cura per i dettagli che hanno avuto mentre lo giravano. 

L’esempio più chiaro di questa cura secondo me è un dialogo tra una moglie e un marito, che non fanno veramente parte della storia, ma con le poche battute che hanno creano un dialogo curioso, ordinario e universale, solo in apparenza slegato dalla trama del film.

Personaggio iconico è il capo della polizia – un uomo anziano e stanco che nonostante, o forse proprio a causa di, tutto quello che gli è capitato nella vita è rimasto ligio al dovere e non fa sconti a sé stesso né agli altri. 

Un uomo che vivendo da solo ha avuto fin troppo tempo per trovare sé stesso.

Benché sia evidente è facile che passi inosservato il fatto che tutti i personaggi sono uomini – un primo punto a favore della tesi che questo film tratta di come l’energia maschile sia incanalata nella società in un modo che non le si confà appieno. 

Questo è un film pieno di energia maschile, ne parla senza fare sconti alle sfumature più sciocche di questa – mi riferisco alle classiche bravate che solo un uomo potrebbe fare. 

C’è solo una donna in tutto il film, la moglie di Martin, ed  è nel film solo perché non se ne poteva fare a meno per far avanzare la storia. 

Questa storia si propone di esplorare quella che è la natura del maschile e la necessità che ha di allontanarsi dal femminile, ogni tanto, per ritrovarsi. Per molti si traduce in una serata in birreria con gli amici o qualcosa del genere. Martin però di amici ne ha pochi o nessuno a quanto pare, e ha avuto bisogno di escogitare questa fuga nelle montagne per ritagliarsi un po’ di tempo. 

Capite che significa se è più facile scappare sulle montagne che non parlare con tua moglie di come ti senti nella relazione con lei? 

Forse è vero che ci sono cose che le donne non potranno mai capire degli uomini. Forse siamo davvero diversi a un livello fondamentale in un modo che impedisce alcuni tipi di comunicazione

Durante la vita ogni uomo si trova a dover fronteggiare questa differenza, in un modo o nell’altro. A quanto pare l’impatto può essere tanto forte da far smettere persino di provare a farsi capire – si salta completamente la parte del dialogo che al femminile piace tanto e si arriva a quella che riteniamo essere l’unica soluzione. 

Quella di Martin è solo una crisi di mezza età o c’è sotto qualcosa di più profondo? 

Secondo me il film risponde a questa domanda – dietro la commedia ci sono dei messaggi importanti a mio parere, e di cui si fa fatica a parlare.

Potrebbe addirittura essere uno dei miei film preferiti; perché l’argomento mi tocca ovviamente, ma anche perché credo ci siano molte altre osservazioni che si possono fare su questo film che a una prima visione mi sono perso. Mi fermo a dire che potrebbe essere uno dei miei preferiti perché penso che potrei sbagliarmi – magari c’è meno di quanto io pensi. Magari ci ho voluto vedere cose che non erano lì.

Per capirlo dovrei rivederlo, e lo farei con piacere. 

In ogni caso rimane un bel film, con la possibilità di essere bellissimo.

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