Ritorno al canone: avventura al circo – Black Butler: Book of Circus

DI ORIANA FERRAGINA

Affrontiamo oggi la terza parte (coincidente con il terzo arco narrativo del manga) di Black Butler: “Black Butler: Book of Circus”, leggermente più corta della stagione precedente, dieci puntate anziché dodici.

Attenzione: da qui in poi potrei lasciarmi sfuggire alcuni dettagli sulle due precedenti stagioni dell’anime, perciò, se non le avete ancora recuperate e non volete farvi spoiler di alcun genere, vi consiglio di smettere di leggere qui; se, invece, la cosa non vi tange minimamente, continuate pure. Io ho comunque avvertito.

Sebastian

Incominciamo a dare alcuni dettagli tecnici sulla serie: il primo episodio è andato in onda sulla rete televisiva giapponese MBS il 10 luglio 2014, mentre la sua conclusione l’11 settembre dello stesso anno; contemporaneamente, il sito streaming Daisuki trasmetteva le puntate sottotitolate in italiano per i fan nostrani.

Passiamo ora alle cose divertenti: la trama della stagione.

Dopo essere riuscito a vincere la sfida di cucina contro Agni, il maggiordomo indiano del principe del Bengala Soma, la regina Vittoria chiede al suo fedele cane da guardia di indagare sui casi di bambini scomparsi che sembrano essere collegati al circo itinerante Noah’s Arc. Così, il nostro irascibile conte prende e decide di andare ad indagare direttamente sul campo, portandosi dietro, ovviamente, il suo fido maggiordomo demoniaco Sebastian. Riusciranno i nostri protagonisti a capire i misteri che si celano dietro il circo “Arca di Noè” (traduzione letterale del nome dall’inglese)? O anche Ciel cadrà vittima di questi rapitori misteriosi?

Con la canzone della sigla iniziale composta e cantata dallo stesso gruppo autore di quella della prima stagione, ossia i SID, “Book of Circus” riprende, in tutti gli aspetti, le tematiche del circo: dalla musica, ingaggiante e movimentata, fino alla cornice in cui viene racchiuso il titolo della puntata, colorata con motivi pastello e circondata da ghirigori circolari che ben si accoppiano con le lanterne e gli strumenti circensi che appaiono poco prima delle scritte, le quali ritornano a prendere la sintassi solita della prima stagione, nei caratteri giapponesi: i caratteri Sono shitsuji (tradotto dal giapponese “Quel maggiordomo”) seguiti da una parola diversa ogni volta ma sempre formata da due kanji, uno dei tre metodi di scrittura del Giappone di derivazione cinese, parola che termina sempre in “ō” (ossia, la “o” lunga).

Un altro tema ricorrente di questo arco narrativo è quello dei personaggi delle fiabe: si ritrova nella musica di Tom il Pifferaio, tratta dal libro per bambiniMamma Oca”, che viene introdotta per la prima volta perché suonata da Jumbo, il mangiafuoco, il quale utilizza un’armonica a bocca. E parlando dei protagonisti circensi della serie, anche i loro nomi si possono ricondurre al tema della favola e dei libri per bambini: per primo Joker, che appare con i suoi vestiti sgargianti e la mano mancante scheletrica, che ricorda i giullari che appaiono nelle storie di dame e principesse; Doll, che con le sue fattezze delicate e completamente vestita di bianco sembra appena uscita dalla fiaba del soldatino di stagno e la ballerina di porcellana; Peter e Wendy, i funamboli, che, grazie anche ai nomi presi dalla fiaba Disney e che si ricollega al libro di J. M. Barrie, sembravano volare, su quei trapezi; Jumbo, il mangiafuoco, che con il suo nome, stranamente, mi ha ricordato quello dell’elefantino Dumbo, quantomeno per assonanza; Dagger e Snake, che evocano, con i loro nomi, gli aiutanti dei cattivi delle fiabe; ed infine Beast, la domatrice di bestie, insieme alla sua tigre Betty, che sembrano prendere spunto dalla fiaba “La Bella e la Bestia”, con i nomi invertiti.

Un’altra curiosità riguardante i nomi è legata ai serpenti di Snake, che sembrano quelli di scrittori e filosofi: Wordsworth, come il poeta romantico dell’800; Goethe, come lo scrittore tedesco romantico dello stesso periodo; e Wilder, che si potrebbe ricondurre al drammaturgo statunitense della metà del ’900 (il celebre Thornton Niven Wilder); ma anche gli ultimi due serpenti presentati, Emily e Oscar, potrebbero ricondurre alla poetessa americana Emily Dickinson e allo scrittore britannico Oscar Wilde, pure loro dell’800.

Concludendo con un’azione che, come sempre, parte lenta per poi arrivare ad avere un ritmo frenetico, anche questo terzo arco narrativo vi catturerà con i suoi colpi di scena e la storia emozionante che porta sullo schermo; preparatevi i fazzoletti, però: questo arco è anche pesante dal punto di vista emotivo.

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