La Grande Sfida Gialla targata anni ’70 nel nome del Cinema e di Agatha Christie: Assassinio Sull’Orient Express vs Assassinio Sul Nilo

DI ALBERTO GROMETTO

Il Giallo o lo si ama o lo si odia. È così da sempre e per sempre. E che piaccia o meno, quel genere e la sua storia e le regole e i principi che lo determinano e lo comandano li conoscono tutti. Chi non ha mai sentito parlare del detective Sherlock Holmes con in mano la sua lente di ingrandimento e la pipa in bocca?

Tra i Grandi Autori Gialli, non possiamo esimerci dal nominare e celebrare e onorare e omaggiare e venerare e amare AGATHA CHRISTIE!!! Lei è stata capace di regalarci libri gialli fenomenali, delitti inimitabili, personaggi indimenticabili. Ha cambiato la Storia della Letteratura, oltre che del Teatro! E sì, indirettamente anche del Cinema

(Agatha Christie)

Non siamo qui per parlare di libri a questo giro, ma dei film che sono tratti da quei libri. Ho scelto volutamente nell’analizzare due pellicole tratte da romanzi, di non far riferimento alle opere letterarie da cui esse derivano. Non perché sia sbagliato giudicare un film rispetto al libro da cui nasce, ma solo perché nel caso di questo pezzo è il confronto tra le due pellicole l’aspetto su cui desidero concentrarmi.

Dunque, tra i memorabili protagonisti di cui Agatha ci ha fatto dono, vien subito alla mente il nome dell’investigatore belga HERCULE POIROT: maniaco perfezionista fino all’ossessione e mente tra le più brillanti, capace di riflessioni sovrumane e di arguzie meravigliose, in grado di risolvere qualsiasi caso! Tra tutti i crimini su cui si è ritrovato a dover lavorare, i due più noti e celebri sono sicuramente e senza ombra di dubbio alcuno quelli raccontati nei romanzi poi diventati adattamenti cinematografici: «ASSASSINIO SULL’ORIENT EXPRESS» e «ASSASSINIO SUL NILO»!!! 

(Illustrazione di Hercule Poirot)

Era il 1974 quando uno di quei Geni Straordinari, incapace di sbagliare un solo film ma in grado di realizzare esclusivamente capolavori inimitabili, mise le mani sul libro della Christie «Assassinio Sull’Orient Express» scritto quarant’anni prima, nel 1934. Quel Genio si chiamava SIDNEY LUMET e avrebbe realizzato un FILMONE come pochi! Uguale nel titolo, la pellicola riesce a farti stare su quel treno, bloccato nella neve alta, insieme a quei personaggi che tu, inerme spettatore, scruti e scruti ancora nel tentativo disperatissimo di capire chi è stato a compiere il delitto che su quello stesso treno ha avuto luogo nottetempo. Potrebbero essere stati tutti. Ce la farà Poirot, e noi con lui, a capire prima che la neve si sciolga e il viaggio possa ricominciare? 

Qui a farla da padrone è una regia che, sinuosa e sicura e sapiente e suadente e seducente, si muove nell’angusto spazio di due vagoni, come quasi magicamente sospesi nel tempo tanto è accurata la ricostruzione storica, tra personaggi magistralmente recitati e impersonati da degli attori che sono probabilmente più bravi a muoversi mentre recitano piuttosto che mentre vivono, tanto sono talentuosi!!! Questa pellicola è una lezione di recitazione: vorremmo citarli tutti gli interpreti, da Sean Connery a Martin Balsam, passando per Jacqueline Bisset ed Anthony Perkins e Vanessa Redgrave. Senza scordarci di Albert Finney, che di quell’eccentrico maniaco di Poirot ci fornisce un’egregia interpretazione, abbastanza caratteristica da rimanere impressa, abbastanza matura da non essere ingombrante di modo da lasciare gli altri personaggi sotto la luce dei riflettori. Tra tutti però, le due attrici che se non nominassi sarei colpevole d’Alto Tradimento nei confronti della Settima Arte, sono indubbiamente: l’ironica e insieme tragicissima e splendida Lauren Bacall e la strabiliante Ingrid Bergman che grazie ad una sequenza della durata di cinque minuti con la cinepresa puntata sul suo viso s’aggiudicò il Premio Oscar come Miglior Attrice Non Protagonista.

(Sidney Lumet)

Solo quattro anni più tardi, nel 1978, JOHN GUILLERMIN, regista di kolossal quali il tesissimo e avvincente «L’Inferno Di Cristallo» (1974) e il «King Kong» del 1976, avrebbe diretto l’adattamento del romanzo della Christie «Poirot Sul Nilo» (1938): e cioè «Assassinio Sul Nilo». Quando si parla di questo film, ci è impossibile non vivere l’esotico fascino dell’Egitto, sudare sotto i raggi di quell’impietoso Sole bollente, ammirare estasiati le acque del Nilo popolate dagli amici coccodrilli. Prima eravamo immersi nella neve sperduti tra le montagne su di un treno, ora in mezzo ad uno dei fiumi più celebri al mondo nel caldo cocente del deserto su una nave.

Dobbiamo subito chiarire: il delitto più complesso e intricato, e con la risoluzione più bella e originale e innovativa che possa esserci, resta sicuramente quello raccontato nella vicenda ambientata sull’Orient Express. Una sfilza di indizi e presunti colpevoli e sospettati e scoperte avvincenti e dialoghi emozionanti e improvvisi colpi di scena ci vengono vomitati addosso senza farci capire nulla e solo alla fine ci rendiamo conto (per chi ovviamente non avesse prima letto il libro, questo è chiaro) che la soluzione era così maledettamente semplice. Merito in questo caso soprattutto della Christie, a dire il vero. Però quando parliamo di «Assassinio Sul Nilo» del ’78… ah, veniamo rapiti da vera meraviglia! Una meraviglia chiamata CINEMA!

Benché il caso, comunque complesso e ingarbugliato, risulti essere molto meno inaspettato e imprevedibile di quello narrato nel film ambientato sulla ferrovia innevata, la pellicola girata sul Nilo rimane un gioiello e descriverne la Bellezza è impresa veramente ardua. È un insieme quasi astrale di più fattori diversi a determinarne la Grandezza. Sia da un punto di vista visivo sia narrativo, questo film ti fa provare una vasta gamma di emozioni diverse: dal riso al pianto, dal divertimento eccitante fino ad arrivare alla malinconia struggente. T’emoziona a tal punto che, sorpresa delle sorprese, non ti interessa nemmeno più di tanto capire a tutti i costi chi sia il colpevole. È altro quello che ti tiene incollato allo schermo in questo caso, è la Magia della Storia. E come viene meravigliosamente spiegato in un altro articolo targato «MERCUZIO AND FRIENDS»: se la Storia funziona, ma funziona davvero, allora, anche se sei dentro un Giallo, non ti importerà di arrivare a tutti i costi al finale, ma solo di essere lì, su quella nave in mezzo al Nilo, attorniato da quei personaggi uno più particolare e caratteristico dell’altro! È incanto allo stato puro.

Sì, non vogliamo aspettare la fine dell’articolo, ve lo diciamo da subito: «ASSASSINIO SUL NILO» del 1978 rimane la miglior trasposizione cinematografica mai realizzata IN ASSOLUTO di un romanzo di AGATHA CHRISTIE!!! È lui a vincere la sfida a mani basse. Il delitto sarà pure più semplice da risolvere, ma le performances attoriali che sfilano innanzi ai nostri occhi vanno a creare una specialissima magia che insieme allo scenario colossale e alla capacissima regia e alla stupenda fotografia e alla magnetica colonna sonora firmata dall’immane Nino Rota (sì, quello de «Il Padrino») e alla spettacolare sceneggiatura ci trasportano in un mondo altro facendoci scordare di vivere una vita diversa da quella raccontata nel film. Ci sembra di aver vissuto dentro un Giallo da sempre. E di non aver voluto vivere da nessun’altra parte.

(John Guillermin)

Citiamo dunque i sublimi interpreti di questo «Assassinio Sul Nilo»!

Il cast pazzesco vanta grandissimi nomi quali la spassosissima Maggie Smith (che ne ha fatti tanti di film, anche se oggi la ricordiamo subito come la professoressa Minerva McGranitt della saga di «Harry Potter»), la quale fa coppia con una delle più grandi attrici che abbiano mai solcato lo schermo, e cioè la divina Bette Davis! Quelle due, insieme, beccandosi come corvi, ci fan piangere dalle risate piegandoci in due! Poi abbiamo Jack Warden, interprete che amo molto, e che qui ci fa dono di un’ottima performance. Abbiamo un’Angela Lansbury oca e ubriacona completamente diversa da come oggi ce la ricordiamo nell’immaginario collettivo: un divertimento continuo, un fiume di risate! Soprattutto, abbiamo TRE nomi che sono la ragione per la quale questa pellicola resta immortale. 

Abbiamo DAVID NIVEN, che incarna Eleganza e Raffinatezza al loro massimo grado, assolutamente distinto e totalmente impeccabile in ogni suo microscopico gesto, è incredibile come quest’uomo riesca a risultarci così simpatico e divertente e spiritoso pur rimanendo sempre perfettamente composto. 

Abbiamo una MIA FARROW da urlo: lei ha sempre avuto un innato talento sensazionale nel personificare la vera follia, nel deliziarci dando sfogo alla brutalità delle umane passioni, il suo volto in questo caso letteralmente si trasforma per accogliere il sovrastante vorticare dei sentimenti in tutta la loro violenza tumultuosa. Ambigua, inquietante, capace di creare immenso turbamento ogni secondo in cui appare sullo schermo. Di questo film ci ricordiamo ancora oggi, proprio anche perché lei ci ha recitato.

E infine, abbiamo Lui. Lui, di fronte al quale ci togliamo il cappello e ci prostriamo in ginocchio in adorazione. PETER USTINOV è il MIGLIOR HERCULE POIROT MAI PORTATO IN SCENA ED È LUI UNA DELLE RAGIONI PRINCIPALI PER CUI QUESTA PELLICOLA SI GUADAGNA IL PRIMO POSTO PER DISTACCO SU OGNI ALTRO FILM TRATTO DA UN ROMANZO DELLA CHRISTIE!!! 

Albert Finney che interpreta il detective alle prese col delitto sull’Orient Express è stato senz’altro lodevole, ma noi il suo film NON lo vediamo per vedere lui. Lo vediamo per il delitto. Invece, quando si parla del crimine in salsa egiziana, ci rendiamo conto che una delle ragioni principali per cui guardiamo e vogliamo riguardare e riguardare ancora quella pellicola è vedere il maestoso Ustinov all’opera. Egli, straordinario in ogni movenza e frase, ci regala un personaggio complesso e sfaccettato, che adoriamo per come ci fa sganasciare dalle risate ad ogni battuta e che è tutto tranne che una macchietta, per come riesce a toccare corde emotive profonde. Lui non ha bisogno di grandi scene in cui viene spiegato il suo passato (come sarà invece molti anni più tardi per il Poirot interpretato da KENNETH BRANAGH), bastano le battute che ha e le scene che interpreta per essere semplicemente memorabile e magistrale. Quando alla fine del film, come in ogni classico giallo, i personaggi si radunano tutti nello stesso luogo per sentire la spiegazione del detective e conoscere la soluzione del delitto, noi rimaniamo incollati a quella scena più per farci incantare da un troneggiante Ustinov che per capire come sono andate le cose.

Sono pure i piccoli, microscopici momenti quelli che fanno del suo Poirot non semplicemente il migliore, ma nei fatti l’unico possibile, il solo che vorremmo vedere. Amiamo il suo essere protagonista assoluto senza però oscurare nessuno, ma anzi regalandoci momenti stupendi proprio quando si relaziona agli altri personaggi, in primis alla Farrow e a Niven. Quando la struggente e folle Mia chiede a Poirot se si preoccupa per lei, Ustinov dice solo «Sì». Non gli serve nient’altro per rivelarci l’umanità calorosa e sofferta di un personaggio, quello del belga, che potrebbe apparire freddo e sprezzante, e che invece in quella sillaba si mostra così spudoratamente umano. Poirot soffre, soffre davvero per quella donna pazza e colpevole d’essere innamorata e di essere disposta a fare di tutto, ma proprio di tutto, per quell’amore. Ci viene mostrato un Poirot, solitamente sempre un passo avanti a tutti, fragile e complesso e così disperato perché pure lui, il più grande investigatore del mondo, è impotente di fronte a tutto quel sentimento. Può giusto citare Molière. Vorrebbe essere in grado di aiutare quella giovane, ma non può. «Quelle tragédie!» esclama in uno dei momenti di massimo climax di tutta la vicenda. Quella battuta ci rimarrà impressa indelebilmente. Ecco cosa ci insegnano Peter Ustinov alias Il Solo e Vero Hercule Poirot, la variopinta galleria degli altri personaggi e questo film: 

Quando vivi una Storia, non ti interessa arrivare a tutti i costi al finale e vedere come andrà a finire, ma vuoi solo goderti il viaggio.  

Beh, lo sapete chi è il vincitore di questa GRANDE SFIDA! Abbiamo voluto svelarvelo prima perché, proprio come nel caso di un Giallo realizzato come si deve, non ti deve interessare capire subito chi ha trionfato, ma immergerti nella lettura. Ne sono stati realizzati tanti di film gialli, uno dei generi narrativi più abusati e saccheggiati in assoluto. Sono stati prodotti pure altri adattamenti del freddo delitto innevato e di quello caldo cocente, sapete? Ma di quelli parleremo in un’altra occasione

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Se vuoi sentirti svelare il finale di «Assassinio Sull’Orient Express» e poi desideri ti venga spiegato perché non è importante conoscere il colpevole, allora vorrei sicuramente leggere questo articolo!!!

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