DI ALBERTO GROMETTO
Iper-divertente. Super-colorato. Extra-dinamico.
E poi: esagerato, esagerato e ancora esagerato.
Queste sono le premesse della pellicola targata anno 2022 che porta il nome di “Bullet Train”. Traduzione: treno ad alta velocità. Ed effettivamente questo divertente film divertito ti travolge come un velocissimo treno inarrestabile con i suoi mille colori, le sue innumerevoli schiere di personaggi, le sue miriadi di fenomenali combattimenti, imprevisti punti di svolta, stravaganze bizzarre e scioccanti trovate inaspettate.

Si tratta di una pellicola fatta all’insegna dell’esagerazione spinta all’estremo, fino all’inverosimile e ben oltre, a dire il vero: ci si addentra nel territorio dell’assurdo e del pazzesco. Ed è una delle ragioni per cui questo film, alla fine dei conti, rimane. Quando ci ripensi, anche parecchio tempo dopo averlo visto, viene ancora da ridere. Io stesso lo ricordo con particolare affetto. Sì, perché questo è uno di quei film dopo i quali ti senti meglio di prima, più leggero, più allegro.
Un treno a tutta birra ad altissima velocità frenetica fatto di scontri, pestaggi, sangue, divertimento, stragi, battute, risate, sfilza di grandi attori, indimenticabili camei, armi, coltelli, spari, scene d’azione spettacolari, comiche goliardie che si susseguono ad un ritmo indiavolato, che non fa mai respirare ma che fa ridere (TANTISSIMO), diverte (TANTISSIMO) e intrattiene (TANTISSIMO).
Non ritengo necessario raccontare qualcosa sulla trama, giacché non è questo il pezzo forte del film. Basti sapere che, per assolvere ad incarichi diversi fra loro, tutta una serie di killer, assassini e spie si ritrovano casualmente sullo stesso treno percorrente il Giappone ma, forse e dico forse, non così casualmente. Il pretesto narrativo è tutto qui. Assistiamo dunque alle pazzesche vicissitudini di un Brad Pitt che, benché sempre tosto, è soprattutto in primo luogo tenero, goffo e un non-violento pacifista che però ammazza e pesta peggio di un carro armato! E ancora vediamo un Brian Tyree Henry e un Aaron Taylor-Johnson che, tra una strage e l’altra, battibeccano in continuo come una vecchia coppia di fidanzati, parlando del cartone animato “Il Trenino Thomas” come fosse un trattato freudiano di psicologia e volendosi in realtà un gran bene. E ancora vi è anche una dolce bambina in minigonna e con i fiocchi nei capelli (Joey King) di una crudeltà spietata e una ferocia senza pari. E c’è anche Michael Shannon Occhi Di Ghiaccio che come ti guarda in faccia ti ammazza. E vi sono pure una Sandra Bullock simpatica come sempre, un cameo gustosissimo di Channing Tatum, tanti arti marziali, uccisioni a non finire e il tutto ambientato entro un’adorabile cornice pop nipponica capace di dare un tocco ancor più comico e particolare al film.
E vi è ancora molto, molto, molto altro. È tutto talmente estremo, esagerato e assurdo da essere bello, divertente e spassosissimo. Un film VOLUTAMENTE esagerato che trova la sua vera, grande forza nell’esagerazione esagerata, nella stravagante sterminata sequela di personaggi strampalati, nello snodarsi fra bizzarri e inaspettati colpi di scena e assurde situazioni oltre i limiti e, da ultimo, nella sua voglia di non prendersi sul serio.
Non tutti i film devono essere grandi e immortali, possono anche semplicemente essere felici di essere quel che sono.
Badate bene, questo “Bullet Train” non è senz’altro un capolavoro trascendentale, ma la cosa più importante è che non vuole nemmeno esserlo. Trattasi di una pellicola che non desidera prendersi sul serio e va bene così: non tutti i film devono essere grandi e immortali, possono anche semplicemente essere felici di essere quel che sono. E cioè un bel film che non vuole essere altro se non un felice divertimento che ha il solo e puro scopo di intrattenere, divertire e far ridere.

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