DI GABRIELE DE BENEDETTI
“Il prequel di Game of Thrones segna un ritorno alle origini del franchise, con re, regine e draghi che la fanno da padroni”
Inutile girarci intorno, Il Trono di Spade è stata forse la più importante serie dello scorso decennio. Il mondo nato dalla penna di George R.R. Martin e proposto sul piccolo schermo ha attirato a sé milioni di spettatori, desiderosi di sapere come si sarebbero concluse le (dis)avventure di Jon Snow, Daenerys e compagnia bella. L’ultima disastrosa stagione, tuttavia, ha ridimensionato completamente le aspettative dei fan, lasciando a molti (sottoscritto compreso) l’amaro in bocca. Il malcontento era così forte che in molti arrivarono a chiedere a gran voce la riscrittura dell’intera stagione, attraverso una serie di petizioni firmate da milioni di spettatori infuriati.

Tutto lasciava presagire che difficilmente saremmo tornati nella mitica terra di Westeros, ma ecco che quattro anni dopo dalle ceneri di una serie un tempo grandiosa ne nacque un’altra: House of the Dragon. Composta da dieci episodi, “Hotd” funge da prequel della serie madre e racconta la storia della famiglia Targaryen, centinaia di anni prima della presa di Approdo del Re per mano di Robert Baratheon. Questa prima stagione è incentrata sul regno di re Viserys il Pacifico (Paddy Considine), che rimasto senza figli maschi e afflitto da una grave malattia degenerativa si vede costretto a proclamare la figlia Rhaenyra (Milly Alcock) sua legittima succeditrice alla corona, scatenando le ire del fratello Daemon (Matt Smith) e mettendo inavvertitamente in moto una serie di sotterfugi tessuti dal suo consigliere di corte Otto Hightower (Rhys Ifans), desideroso di far sposare sua figlia Allicent (Olivia Cooke) al re in modo che possa dargli dei nipoti maschi da mettere sul trono e controllare così tutta Westeros dalle ombre.
Rispetto alle ultime tre stagioni de Il Trono di Spade, questa serie torna nuovamente a seguire il materiale cartaceo di Martin, nella fattispecie il libro Fuoco e Sangue, primo di due volumi storiografici che seguono la storia e le vicende della famiglia Targaryen. Ciò ha quindi permesso alla serie di partire da una base solida e, sotto la sapiente direzione di Miguel Sapochnik e Ryan Condal, di recuperare quelli che erano i principali pregi della prima serie. Infatti, le battaglie campali delle ultime stagioni di Game of Thrones qui vengono abbandonate in favore di una narrazione che si concentra soprattutto sugli intrighi politici e i giochi di potere. Inoltre, rispetto alla serie precedente, qui la trama è decisamente più lineare, in quanto segue una sola linea narrativa dall’inizio alla fine della stagione, che non lascia molto spazio a lunghe e (talvolta tediose) sottotrame.

Spiegate a grandi linee le vicende dei personaggi umani della serie, trovo assolutamente necessario spendere qualche parola sui veri protagonisti della stessa (onde non incappare nelle ire della stimata collega Elodie): i draghi. Questi sono splendidamente realizzati tramite l’uso di computer grafica e rispetto alla serie madre posseggono caratteristiche fisiche che li differenziano l’uno dall’altro. Abbiamo il feroce e agile Caraxes (nella foto qui sopra), la gigantesca e anziana Vaghar, la splendida Sunfyre e così via. Quantità però non sempre significa qualità e questo si riflette nelle dinamiche tra i draghi e i rispettivi cavalieri, che non vengono mai approfondite a dovere come invece avveniva tra Daenerys e le sue bestiole sputafuoco. Una piccola pecca che si spera venga corretta nella seconda stagione, la cui uscita è ormai imminente.
Altro punto a favore è essere riuscita ad adombrare completamente un’altra grande serie che ha debuttato nello stesso periodo, ovvero Gli anelli del potere, distribuita da Prime Video (e di cui parleremo a tempo debito). Un’impresa tutt’altro che facile, soprattutto in relazione all’hype che si era creato attorno a quest’ultima. La battaglia di HBO contro Amazon si può quindi dire vinta, ma vincerà la guerra? Questo è ancora da vedere, ma è certo che House of the Dragon sia uno dei migliori prodotti fantasy usciti sul piccolo schermo in questo decennio e sembra destinato ad esserlo ancora per molto tempo.
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