Outside, capitolo 1: Brisby e il segreto del NIMH

DI SARA MORENA

C’era una volta un regista coraggioso che osò sfidare la Disney, il suo nome era Don Bluth. Costui era un fervente animatore, e lavorò per anni come dipendente della Casa, collaborando nella realizzazione di alcuni noti Classici.

Un giorno, però, lo zio Walt morì, e da quel momento l’azienda iniziò a perdere, gradualmente, lo spirito del suo fondatore, posando il proprio sguardo sempre più sul guadagno e sempre meno sull’anima dei suoi cartoni animati.

Ma Don Bluth credeva molto nel potere dell’animazione, e così decise di portare avanti le idee da cui essa era nata, abbandonando la Disney e iniziando un proprio percorso professionale. L’uomo diede vita a fantastici lungometraggi animati, non rinomati, ma di grande valore.

La rubrica mercuziana “OUTSIDE: al di là della Disney” racconta di Don e delle sue opere. 

Cominciamo!

Siamo molto orgogliosi di aprire questa nuova rubrica intitolata Outside, in cui parleremo dei film d’animazione diretti da Don Bluth, con i quali ha aperto le porte per l’animazione anti-disneyana.
Il primo titolo che vi presentiamo è Brisby e il segreto del NIMH, nonchè il primo film realizzato dal regista dopo aver abbandonato gli studi disneyani. A sua stessa detta, egli abbandonò la Casa perché sentiva che lo spirito dello zio Walt l’aveva lasciata. In più la Disney aveva iniziato a produrre film per i soldi, e Don aveva giurato che non avrebbe mai più sacrificato l’animazione in nome del denaro. Don Bluth amava l’animazione, e desiderava far prevalere lo spirito sperimentale in essa, lo stesso spirito di cui era dotato Walt.

Il film di cui parliamo è ispirato al romanzo La Signora Frisby e il segreto del NIMH. L’iniziale del nome della protagonista fu, in seguito, cambiata con la B per non confonderlo con il giocattolo della Mattel. Fu realizzato col sostegno dell’Aurora Production. La trama racconta la storia di una vedova topolina di campagna che deve trovare il modo di salvare i suoi piccoli dall’aratro, che rischia di passare sopra la loro casa e ucciderli. Uno dei figli di Brisby, però, non può scappare perché è gravemente malato, e in questa situazione la madre è pronta a tutto per salvargli la vita, cercando l’aiuto dei ratti del NIMH, topi che sono stati geneticamente modificati e che sono diventati intelligenti.

Con questo film Don Bluth lancia una sfida aperta alla Disney, presentando, in primis, una storia dove sono protagonisti dei topolini, animale già molto usato dalla Disney. Ma non solo questo. Con Brisby, Don Bluth va contro le rappresentazioni edulcorate disneyane, realizzando un film a cui non manca una crudezza più esplicita e meno succinta, affrontando temi ben più delicati, tra cui gli esperimenti sugli animali. Tutto questo rappresentato in un ritrovato gusto grottesco, che la Disney aveva perso, con scenari dai toni cupi e un tratto più sporco. Sotto questo punto di vista, le scene più forti sono quella dell’aratro, che viene ripreso in lontananza come un’ombra oscura, portatrice di morte, e quella in cui Brisby s’incontra con il Grande Gufo, che è decisamente spaventosa e incute una paura che non si percepiva almeno dai tempi di Le avventure di Ichabod e Mr. Toad, del quale ricordiamo le scene con il Cavaliere Senza Testa, uno dei soggetti più inquietanti mai realizzati nel mondo dell’animazione.

Brisby è una storia piena di dramma, che viene percepito dall’inizio alla fine, e la protagonista non è un giovane o una fanciulla, com’era solito della Disney. La protagonista è un adulto, un genitore, una madre, una madre dal carattere timido, ma tuttavia ardita e coraggiosa, il cui unico obiettivo è proteggere i suoi figli, ed è unicamente mossa dall’amore che nutre per loro, non da desideri personali.

Questo è un film che può apparire innocuo, ma nasconde dentro di sé anche più di quanto abbiamo detto, fra cui la violenza, una violenza che ha delle conseguenze, e non viene resa sobria più del dovuto. Nei personaggi sono presenti molte sfumature, nessuno è del tutto buono e nemmeno del tutto cattivo, persino il cattivo di turno ha le sue battaglie e le sue paure, pur essendo spinto sempre dall’avidità.

Nonostante i toni dark, tuttavia a Brisby non manca anche il lato umoristico, rappresentato dal corvo Jeremiah, un buffone impacciato in cerca dell’anima gemella, ma comunque con dei modi gentili, grazie ai quali instaura un rapporto di amicizia con la Signora Brisby. La trama necessitava di una parentesi comica, perché gli standard lo richiedevano. A Don Bluth, quando iniziò a lavorare al film fu chiesto: “Chi è l’eroe? Chi è il cattivo? Chi è il pagliaccio?”. Queste tre domande divennero un pilastro per il regista.

Il film fu un successo artistico, ma non lo fu al botteghino. Non ebbe molta pubblicità e fu proiettato in poche sale. Nonostante la riuscita del film, la Disney era troppo forte e Don Bluth e i suoi seguaci erano considerati dei folli. Ci vollero anni prima che Brisby trovasse il suo pubblico, però è di fatto un capolavoro, e grazie ad esso e al coraggio del suo regista, non privo di alti e bassi, abbiamo potuto cominciare a esplorare l’animazione al di là della realtà disneyana fiabesca e pulita.


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