DI ELODIE VUILLERMIN
C’è poco da dire su questo libro, ma sono tutti commenti positivi. È stata una lettura molto leggera e piacevole, che ha riportato alla luce la bambina nascosta in me.
FANTASIA, PORTAMI VIA
Quello che sembra un albero come tutti gli altri in realtà è altissimo e infinito, anche se visto da terra non sembra così. Aglaia e Bianca, una bambina e la sua amica “grande”, trovano su quell’albero la loro dimora ideale, lontane dai rumori della città. Si organizzano in ogni modo: creano una porticina nascosta tra le radici e una scala a chiocciola all’interno del tronco, costruiscono una casa con pareti e tetto rimovibili a seconda della necessità, innestano piante da frutto di ogni tipo per essere autosufficienti dal punto di vista alimentare, legano i mobili ai rami più alti e li usano in casa solo quando c’è n’è bisogno. La casa non è fatta per dormirci, ma come luogo di ritrovo per cucinare, divertirsi e anche dare sfogo alla propria creatività: dopotutto le sue stanze non hanno una disposizione fissa e possono adattarsi a qualunque situazione si presenti.
Ma Aglaia e Bianca non sono le uniche residenti dell’albero. C’è un mondo intero nascosto dal fitto fogliame, abitato da vecchi misantropi e sfacciati dal grilletto facile, cani che allattano bambini, piante carnivore addomesticate, gatti che parlano la lingua umana e hanno dilemmi di coscienza, torpedini usate come fonte di energia elettrica e neonati che si esprimono tramite i versi degli animali. In quello spazio connesso alla terra ma tendente al cielo, sospeso tra sogno e realtà, succede di tutto: rapimenti di idraulici, feste di battesimo, scontri epici con i taglialegna, cani che diventano capaci di volare, dispetti tra condomini, incontri con cicogne parlanti che consegnano neonati, sessioni di pianoforte e molto altro.
Ogni personaggio è simpatico a modo suo e riesce a strapparti un sorriso: Aglaia e Bianca con la loro inventiva, lo scorbutico Beccaris Brullo sempre a criticare le due amiche e a rubare la loro frutta, i bambini che si esprimono attraverso la poesia. Perfino gli animali e le piante hanno una loro personalità, dal cane Amedeo alla sua amata Dorotea; dalla gatta Prunilde, con il suo atteggiamento altezzoso e il linguaggio forbito, a Nina, che seppur pianta carnivora ha un carattere gentile.
La scrittura è semplice e molto scorrevole. Le piccole disavventure delle protagoniste sono molto divertenti e intrattengono i giovani lettori, anche quelli un po’ cresciuti. Una storia che per la Pitzorno è una dedica fatta con il cuore ad Aglaia (esiste per davvero) e a sé stessa: il personaggio di Bianca è il suo alter ego e probabilmente ha voluto scrivere questo libro perché tutti, anche un’adulta come lei, hanno bisogno di evadere dalla realtà ogni tanto.

L’ASSURDITÀ CHE FUNZIONA
La Pitzorno si diverte molto nell’inserire elementi bizzarri e fantasiosi all’interno della storia. Alcuni estratti sono degni di nota per la loro assurdità, ma quel tipo di assurdità che risulta credibile ed efficace nel contesto in cui è inserita:
«Senti un po’ che bugiarde» disse Bianca ad Aglaia. «Al giorno d’oggi si incontrano davvero delle persone poco raccomandabili…»
«Una cicogna è una persona?» chiese Aglaia.
«Se sta dentro a una storia, sì» rispose Bianca.
A ogni buon conto decisero di procurarsi un animale lattifero. […] Aglaia avrebbe voluto una lupa, come quella che aveva allattato Romolo e Remo.
«Brava!» disse Bianca. «Così magari da grandi passeranno la vita a litigare. Meglio piuttosto una capra, come quella che ha allattato Zeus.»
«Per rischiare che passino la vita a lanciare fulmini dall’albero, bruciando l’erba del prato?»
[…]
Guardarono sul prato: c’era un gregge di pecore.
«Non voglio che li tiri su una pecora!» esclamò Bianca indignata. «Li farebbe diventare cretini. Non si dice “stupido come una pecora”?»
«Una volpe?» suggerì Aglaia.
«Magari! Ma dubito che una volpe accetti un contratto da balia.»
C’è logica anche nell’illogico. Ad esempio quando Aglaia e Bianca decidono di costruirsi un impianto idrico in casa, rapiscono l’idraulico, gesto che può sembrare avventato ma che è necessario, perché l’esistenza della casa sull’albero è un segreto che nessuno deve scoprire. Oppure Dorotea comincia ad emulare i comportamenti di un uccello (dorme nei nidi, cinguetta, depone uova e le spuntano le ali) proprio in virtù della sua vita sugli alberi, che è tipica dei volatili. O ancora, i neonati che le protagoniste adottano prima si esprimono a miagolii e latrati perché influenzati da Prunilde e Dorotea, che sono state le figure materne più presenti nella loro crescita; poi parlano solo in rima perché Bianca li ha educati ad ascoltare solo filastrocche, una delle forme di testo più facili da ricordare per i bambini piccoli.

