DI GABRIELE DE BENEDETTI
“Il nuovo film animato della saga fantasy per antonomasia si discosta molto dal materiale di partenza, offrendoci tuttavia un prodotto perlopiù soddisfacente seppur con qualche difetto”.

Il mondo della Terra di Mezzo, creato dal filologo inglese J. R. R. Tolkien, ha sempre affascinato generazioni di lettori e cinefili. Con la saga de “Il Signore degli Anelli” e “Lo Hobbit“, Peter Jackson ha portato sul grande schermo una saga letteraria che sembrava quasi impossibile da trasporre su pellicola. Ora, con “Il Signore degli Anelli: La guerra dei Rohirrim“, i fan sono stati nuovamente trasportati nell’universo di Arda, più precisamente nella terra dei signori dei cavalli, Rohan, già protagonista del secondo film della trilogia di Jackson.
Il film, ambientato due secoli prima degli eventi della trilogia originale, si concentra sulla giovane Hera, figlia del leggendario Helm Mandimartello, re dei Rohirrim. A seguito di un grave incidente diplomatico (e considerarlo tale è quasi un eufemismo) la ragazza si ritroverà suo malgrado ad essere l’unica in grado di salvare il suo popolo da un nemico che non desidera altro che la distruzione di tutta Rohan.
Uno dei punti forti del film è la sua capacità di riportare gli spettatori nella Terra di Mezzo. I paesaggi rievocano la bellezza e la grandezza dei luoghi visti nella trilogia di Peter Jackson. Le battaglie sono rappresentate in modo intenso e coinvolgente, catturando l’attenzione dello spettatore e facendolo sentire parte dell’azione. La colonna sonora, che richiama temi ormai assai noti, accompagna il pubblico in un viaggio emotivo (riascoltare al cinema i titoli d’apertura della trilogia originale è stato un bel tuffo al cuore).

Tuttavia, nonostante le lodi per la storia e l’atmosfera, ci sono alcune criticità che non possono essere ignorate. In particolare, le animazioni, pur essendo state realizzate con tecnologie assai moderne, non sempre risultano fluide. Ci sono momenti in cui le transizioni tra le scene sembrano affrettate, rendendo alcuni passaggi poco naturali e appaganti. Questo può interrompere l’immersione del pubblico nella storia, facendo sentire alcune sequenze meno coinvolgenti rispetto ad altre. In un film che punta così tanto sull’epicità e sulla grandiosità, la fluidità dell’animazione è fondamentale per mantenere alta l’attenzione e il coinvolgimento. La colpa è da attribuirsi senza dubbio ai ristretti tempi di produzione del film, che non hanno permesso agli animatori di rifinirlo al meglio.
In aggiunta, alcuni passaggi della trama non brillano per originalità o profondità. Vi sono infatti momenti in cui le scelte narrative sembrano prevedibili o poco sviluppate. La storia di Hera, sebbene affascinante, a volte scivola in cliché narrativi che talvolta minano l’impatto emotivo della vicenda. Ci sono momenti in cui i personaggi secondari, pur essendo ben caratterizzati, non ricevono la giusta attenzione in quanto vengono solo in parte toccati, lasciando lo spettatore con la sensazione che alcune linee narrative avrebbero potuto essere esplorate in modo più approfondito (forse anche qui a causa dei tempi di produzione non proprio generosi).
Nonostante queste critiche, “Il Signore degli Anelli: La guerra dei Rohirrim” riesce a catturare l’essenza della Terra di Mezzo. La storia di Hera e dei Rohirrim è una celebrazione della resilienza e del coraggio di questi fieri guerrieri. Il film riesce a trasmettere un messaggio di speranza, anche di fronte alle situazioni più oscure e disperate.
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