Il Grande Giorno

DI GIOSUE’ TEDESCHI

Ogni fine porta un inizio, perché nulla non può esistere

C’è un matrimonio da farsi a Villa Kramer. Questo matrimonio unirà in una sola famiglia due ragazzi, due amici, cresciuti insieme condividendo una passione per i divani che li ha portati a fondare un’azienda di divani conosciuta in tutto il mondo.

Poiché è un evento così importante tutto è pronto perché sia grandioso: vini d’annata, sushi, torte, cuochi, fuochi d’artificio, un cardinale a celebrare la cerimonia, e moltissimi invitati.

Sfortunatamente una dopo l’altra tutte queste preparazioni si rivelano vane, perché vengono distrutte da un’incosciente e spensierato che prende la vita come un gioco. Questo fanfarone non è nulla di meno che il nuovo compagno dell’ex moglie dell’amico uno.

Sì, è una parentela un po’ complicata. 

Per carità una bravissima persona, però ha davvero fatto strike d’inopportunità – gli è persino sfuggito che mentre la sua compagna stava ancora con l’amico uno è capitato che andasse a letto con l’amico due. 

Mentre il rapporto fra i due amici di vecchia data si sgretola all’emergere di tutti i dissapori sotterrati fino a quel momento, anche fra i futuri sposi compaiono delle incertezze.

Però possiamo dire che sia meglio non sposarsi che rimanere per sempre infelici e insoddisfatti.

Tutti elementi fondamentali per una classica commedia all’italiana, firmata dal trio comico più famoso di sempre. 

Il matrimonio dei figli passa in secondo piano mentre i due amici si scornano, e passa quasi sotto silenzio il cuore spezzato di lui mentre aiuta la sua futura sposa a confessare che preferirebbe restare amici.

Tutte le dinamiche di questo film fanno riflettere sull’abitudine. 

Abitudine come principale colpevole della sparizione di nuovi inizi nelle nostre vite. Quello che voglio dire è che quando ci ritroviamo in una routine che risulta comoda, o quantomeno non insopportabile, diventa esponenzialmente più difficile iniziare qualcosa di nuovo. Perché per farlo dovremmo passare dalla fine di quello che già conosciamo. 

E’ così tanto più facile rimanere entro ciò che abbiamo già costruito, fa così paura lanciarsi nel buio di qualcosa che non sappiamo come andrà. Anche perché ricominciare da zero richiede intraprendenza, coraggio, una certa passione. 

Questo film ci ricorda che sebbene da giovani sia più facile non è mai davvero troppo tardi per mettere una fine

Sprona, anzi, ad andare incontro alle fini con lo stesso entusiasmo con cui andiamo incontro agli inizi. 

Ci spaventano e ci attraggono. In questa indecisione troppo spesso siamo condizionati nella scelta dall’abitudine. Ma se c’è qualcosa che davvero dobbiamo salvare non è la routine, o la reputazione, e men che meno il denaro – quello che dobbiamo salvare è la nostra vita. Quello che potremmo essere se avessimo il coraggio di guardare in faccia la realtà per quello che è o che è, in qualche modo, diventata.

Da imprenditore nell’industria delle sedute casalinghe ad allenatore in un campo da calcio africano? Se questa è la forma della felicità, sì.

L’inizio e la fine non sono cose così diverse

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