Gli Spiriti dell’Isola

DI GIOSUE’ TEDESCHI

Titolo originale: The Banshees of Inisherin

Questo film tratta di tantissime cose: è una caratteristica di quei film il cui regista ha pensato, prima di farli. Ogni tanto succede, e fa piacere.

Tema dell’amicizia

Tra i due protagonisti del film. Pádraic, quello delle mucche, e Colm, quello del violino. 

La loro non è un’amicizia qualunque, non lo è mai stata, e questo perché dura da sempre. Proprio perché dura da sempre è inevitabile che un giorno Colm, quello un po’ più sveglio dei due, decida che lui ne ha abbastanza. Non vuole più essere amico con Pádraic. 

Tema della guerra

Contemporaneamente vediamo la guerra che va avanti sulla terraferma. Loro la osservano dall’isola senza davvero interessarsi. Non importa chi combatte, o per cosa. Finché non li tocca non gli interessa davvero.

Per questo diventa interessante notare come, mentre il conflitto va a concludersi per questi sconosciuti, inizia invece per i nostri protagonisti. La guerra, il conflitto, si sposta dalla terraferma all’isola. 

Con un bellissimo parallelismo abbiamo l’inizio-film dove la terraferma brucia e la fine-film dove è dall’isola che si alza il fumo.

Tema dell’amore

Esplorato con la relazione tra lui e la sorella. Ancora una volta, amare è lasciar andare. Ma questo l’hanno già detto tutti. La riflessione che fa questo film è che amare sia lasciarsi andare. 

Nel senso di lasciare che si vada via.

L’amore che la sorella nutre per il fratello è accostabile a quello del violinista, ma sono comunque due amori diversi. Un amore fraterno è diverso dall’amore amicale, naturalmente. E dunque quando le cose si fanno serie, quando il violinista e la sorella (i due intelligenti dell’isola) si rendono conto che il loro tempo è finito, che la loro vita li vorrebbe portare da altre parti, reagiscono in modo diverso.

Abbiamo quindi il violinista che non riesce a lasciar davvero andare il suo amico di una vita, per quanto le sue azioni si sforzino all’estremo di far apparire il contrario. E abbiamo la sorella che invece, per il bene che vuole a suo fratello, capisce che non può sacrificare la sua vita per lui. Riconosce che per il bene che gli vuole (e a mio parere per il bene che lei sa che lui prova per lei) non può rimanere lì con lui. Deve dunque andarsene, per sé stessa ma anche per lui. 

Altrimenti nessuno dei due riuscirebbe davvero a crescere. 

Il film coglie l’occasione per farci vedere quanto sia in realtà facile andarsene, se davvero lo si vuole. Per quanto l’ambiente sembri chiuso e stantio basta salire su una nave in partenza. 

Così semplice, basta volerlo. E il violinista non lo voleva abbastanza, non voleva abbastanza bene a sé stesso da lasciar andare il suo vecchio amico. 

Tema dell’attaccamento morboso

È esplorato in varie relazioni di questo film. Il violinista e il mandriano senza dubbio. Ma anche il poliziotto e suo figlio. La cassiera della drogheria e i pettegolezzi. Il villaggio intero che non riesce a lasciar scorrere le cose. Quest’idea immanente e intangibile che se una cosa è in un certo modo allora deve essere così e dovrà restare così fino alla fine dei tempi. 

Un’idea davvero spaventosa. 

Mi riferisco a quell’attaccamento a qualcosa che ti porta a non vederlo più per quello che è, e te lo fa invece vedere solo per quello che è per te. 

Il violinista che inizia a vedere il suo amico solo come quel fattore limitante della sua vita che gli impedisce di entrare nella storia della musica. Mentre è lui che si taglia le dita. 

La cassiera che cerca sempre le notizie più insidiose e scomode, ma le rifiuta quando le vengono raccontate. 

Il villaggio che vuole solo mantenere le cose come sono, e si rifiuta di riconoscere il cambiamento per quanto palese questo sia. 

Questo attaccarsi a un’idea di qualcosa che non esiste davvero, o che non esiste in quel modo, è l’antagonista perfetto per il prossimo tema.

Tema della fioritura personale

Mentre gran parte del villaggio si è semplicemente arresa e non cerca più di migliorarsi, non è così per i nostri protagonisti. 

Persino il figlio del poliziotto, che tuttavia è rimasto schiacciato nel tentativo. Però l’ha fatto! Ha provato a migliorarsi, a uscire dalla sua situazione. Certo non è finita bene, ma non è quello l’importante. Perché il fatto stesso di affrontare la propria realtà, in un paesino granitico come quello, è già una vittoria.

Il violinista ha provato a diventare un grande compositore, e chissà magari ce l’avrebbe anche fatta. Perché invece non c’è riuscito? A mio parere, la risposta è che amava troppo il suo amico per riuscire a continuare senza di lui. 

Il mandriano è stato costretto dal suo amico a migliorarsi. A cambiare. Nel modo peggiore si è trovato di fronte la negazione della sua unica vera aspirazione: la stabilità. Lui era un pesce nell’acqua in quel villaggio. Si trovava così bene in quello scenario per sempre immutato che non è proprio riuscito a comprendere la spinta al cambiamento del suo amico o di sua sorella. Ha dovuto adattarvisi, con tempi che non erano i suoi. È la ricetta per un disastro. 

Tema dell’ambiente, come contesto sociale morto e stantio, della lettura come possibilità, delle voci che corrono, dell’unico pub per tutta l’isola.

Tema dell’animale da compagnia come unico vero valore

Come nota conclusiva vorrei parlare del rapporto bellissimo e quasi sacro che i nostri due protagonisti avevano con i loro animali da compagnia. Un cane per il violinista e un’asina per il mandriano. 

Come li rispecchiano! Un’asina per un uomo che detesta il cambiamento e ama i lavori semplici e ripetitivi. Un cane per un uomo che cerca la socialità e la collaborazione per obiettivi che da soli sono irraggiungibili. Un border collie per di più! Razza di cane comunemente considerata molto intelligente. 

E il rispetto che entrambi portano per l’animale dell’altro. Per l’essenza dell’altro. Davvero commovente. 

La scena finale con loro due sulla spiaggia mi ha ricordato la scena di Peaky Blinders con Tommy e Solomon sulla spiaggia. 

Una citazione? Un tributo? Una coincidenza? Chi lo sa.

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