Gli Spiriti dell’Isola: il per sempre non esiste. E questo varrà per sempre.

DI ALBERTO GROMETTO

Vi sono due uomini, amici da una vita. Uno dei due però un giorno dice che non vuole più che siano amici. Perché? Non gli va più a genio. L’altro però vuole che siano amici. Lo vuole a tutti i costi. Qua sta la storia del film. Ma iniziamo dall’inizio.

1923. Irlanda. Isolotto al largo dalla costa.  

Non c’è molto da fare là. Niente vita mondana, niente spassi o divertimenti. Non siamo nella grande città. Almeno ci fosse la televisione!

C’è il pub, però. Il pub con la sua musica e la sua birra. E soprattutto le persone. Sì, le persone, queste sconosciute! 

Le persone sono bellissime, no? Spesso ce lo dimentichiamo, ma alla fine la nostra esistenza ruota intorno a persone. 

Quest’ultima cosa che ho detto è vera. Il fatto che le persone siano bellissime, invece, è una gran cazzata. 

Le persone non sono bellissime. Le persone sono orribili. E a volte lo sono proprio perché non vogliono stare insieme a noi. 

Due amici sono al centro di questa vicenda. Due amici da sempre. Due amici che si vedono tutti i giorni. Il perché siano amici, però, non si sa. È questo il fatto. E, del resto, in ciò è insita parte della grandezza di una pellicola che mi sento di definire una perla strabiliante: il film non ce li mostra come erano quand’erano amici. E ci riesce davvero difficile effettivamente immaginarceli amici. Immaginarceli insieme. La storia parte il giorno in cui per la prima volta, dopo anni e anni che Pádraic fa la stessa cosa, recarsi a casa dell’amico Colm per poi andare al pub insieme a lui, questi decide di non aprirgli. Decide di ignorarlo. 

Perché? Come è possibile? Hanno forse litigato? 

Pádraic si tormenta, non si dà pace. 

Colm poi ci va, al pub, ma non vuole stare con lui. Lo evita in ogni modo. 

In seguito glielo dirà chiaramente: Non voglio più essere tuo amico, finiamola qui.

Ma non si capisce il motivo. Le cose sono cambiate così, tutto ad un tratto, e nessuno ha avvisato.

Pádraic fa il mandriano, ed è considerato un po’ scemo. 

Colm è un violinista e ama la musica.

Pádraic è felice di una vita sempre uguale a sé stessa. Gli basta il pub, la sua birra, sua sorella, la sua asinella. E l’amico, ovviamente. Non gli serve altro per essere felice.

Colm sogna di essere ricordato per la sua musica, comporre melodie che rimangano, conoscere nuova gente che ami quello che ama lui. 

Pádraic è una persona semplice, gentile, uno spirito allegro.

Colm è tutto tranne che uno spirito allegro. La tristezza e l’essere scontento sono costanti nella sua esistenza.  

Nessuno dei due sbaglia. Sono modi diversi di vivere la vita, i loro. Inconciliabili forse? Chissà, ma intanto hanno vissuto uno accanto all’altro per anni. Il violinista era infelice di trascorrere il suo tempo con lo scemo? Che quello scemo fosse il suo migliore amico? A giudicare da quello che dice nel film sembrerebbe di sì, ma tanto sarebbe stato infelice in ogni caso. Colm dice che ha bisogno di dedicarsi alla sua musica e che passare del tempo insieme a Pádraic a parlare degli escrementi della sua asinella lo frena, lo limita, lo porta a sacrificare il suo tempo. 

Una volta rotto il legame, Colm sembra effettivamente contento, al contrario di Pádraic che invece è devastato e che, soprattutto, non si dà per vinto. E ci prova, ci prova con tutte le sue forze ad essere ancora amico dell’amico. Ma Colm non vuole e si sente esasperato e frustato dalla situazione, al punto da arrivare a minacciare di farsi del male, qualora non fosse stato lasciato in pace. E lo farà. Ma sarà davvero contento, il violinista?, viene da chiedersi nel corso del film, di fronte alle terribili scelte che prenderà. Senza fare spoilers, si può dire che le cose non andranno proprio per il verso giusto, e per nessuno dei due. 

Qualsiasi parola non è sufficiente a descrivere la bellezza di tal pellicola, il cui sceneggiatore e regista è quel pazzo geniale di Martin McDonagh. Potremmo parlare degli interpreti a dir poco sensazionali. Colin Farrell e Brendan Gleeson, i due amici-non-più-amici sono una strana coppia fenomenale. La sorella del mandriano è una magnifica Kerry Condon, che vive col fratello dandogli supporto, calore e affetto ma che non ha mai trovato un’altra persona nella sua vita. Lodi sperticate spettano anche a Barry Keoghan, che interpreta lo scemo del villaggio, il solo considerato più scemo del mandriano scemo, e che eppure nel suo essere totalmente fuori di testa e insopportabile risulta una delle persone più vere di tutta la vicenda. Panorami straordinari, regia da applausi, una sceneggiatura brillante e nuova che parla di qualcosa che ci riguarda tutti.

La vera verità è che i rapporti e i legami finiscono nella vita. E non sempre si capisce bene il perché.

Un litigio che forse era solo un pretesto? Oppure, nel corso del tempo, nel frattempo, uno dei due è cambiato? Magari è solo perché non esiste un perché.

È davvero così triste? Sì, lo è. È terribile. Ma non possiamo che accettarlo. E anche se non riusciamo ad accettarlo, così stanno le cose. 

Quattro parole, orribili, ma vere: così stanno le cose.

Eppure, qualcosa di strano c’è. Qualcosa di non così quadrato. O centrato. Qualcosa per cui non puoi accontentarti di dire: Le cose stanno così, il violinista ha detto allo scemo che non voleva più facesse parte della sua vita, e non ci si poteva far niente. 

Ma allora perché, vien da domandarsi, il violista non ha preso e se n’è andato? 

Doveva fare quello che ha fatto? Era così necessario? 

Se avesse voluto interrompere il rapporto, perché non lasciare quel posto e fare come invece farà la sorella di Pádraic, la sola persona del film che ha davvero cambiato la sua vita? 

Colm è rimasto lì. Non se n’è andato. Arriverà a rinunciare alla sua musica, alla sua passione, alla sua arte per impedire all’amico di essergli amico. Però non se ne va. Avrebbe potuto, se avesse voluto. Ma forse non lo voleva. È questo il fatto. Poteva fare qualsiasi altra cosa invece di fare quello che ha fatto. E quando, verso la fine della storia, andrà a confessarsi, non racconterà al prete una sola delle sue azioni a dir poco nefaste. Soltanto una cosa racconterà, una stupidaggine che ha fatto per errore e che ha fatto soffrire l’amico. Io credo che confessi solo quello perché è l’amico la cosa di cui alla fine gli importa di più.

Ma è davvero possibile che alla fine al violinista importi più dello scemo che del suo violino? Come a dire che a lui importi più dello scemo che di sé stesso. E lo stesso varrebbe per Pádraic, naturalmente, che arriva a distruggersi per la sua passata amicizia. Ma poi sarà davvero passata?

Non so dire chi esattamente dei due abbia ragione. Se il violinista che dice che passeranno i secoli e che le persone non si ricorderanno di chi ha vissuto la sua esistenza parlando di merda d’asina, oppure lo scemo che dice che nessuno si ricorderà dei suoi genitori, di lui o di sua sorella, ma che può affermare che chiunque li abbia conosciuti, di loro penserà “Sono state persone gentili”. Sono visioni diverse del mondo e della vita che si scontrano, e si scontrano forte.

Però forse non è questa la domanda a cui rispondere, e cioè chi dei due abbia ragione. Perché alla fine entrambi perderanno tutto. Il gentile scemo Pádraic smetterà di essere gentile. E il violinista Colm smetterà di essere violinista. Perché non ha torto il secondo quando dice che stare insieme all’altro, lo portava a sacrificarsi. Stare insieme a qualcuno, sempre, ti porta a sacrificare una parte di te. A rinunciare a un po’ di te per l’altra persona. 

Solo che a volte quel qualcuno che incontri ti porta a sacrificare tanto. A sacrificare troppo. Eppure non ci riesci comunque a starci lontano. Forse dovresti, ma non ci riesci. E nessuno dei due ci riesce. 

Qualcuno potrebbe dire che questo è qualcosa di profondamente malato. Che il loro rapporto è profondamente malato. E hanno ragione. Lo è. Ma, forse sbaglierò io, ai miei occhi è una malattia così dolce, così bella, così meravigliosa. 

Talvolta ti capiterà di dover fare una scelta nella vita: è più importante chi ami oppure quello che vuoi? Se poi però, tra le cose che vuoi, c’è chi ami? Allora amare significa accettare completamente se stessi e cosa vuoi… no?

Non lo so. So che però talvolta ti capiterà di stare insieme ad un certo qualcuno. E stare insieme a quel certo qualcuno ti renderà felice. Ma non starci ti toglierà la vita. 

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